Il Salone dell'Oca, un gioco importuno a #SalTo19

C'è una cosa che ho iniziato a fare l'anno scorso in occasione del Salone del Libro, e che spero di portare avanti per un bel po', perché la trovo parecchio divertente – pure stancante, eh – e perché mi permette di conoscere un sacco di realtà editoriali che altrimenti difficilmente avrei conosciuto. Trattasi del Salone dell'Oca; si parte da un editore, gli si chiede di consigliare:

  1. Un proprio libro;
  2. Un libro di un altro editore indipendente;

L'altro editore sarà la seconda tappa e così via, si ripete finché se ne ha voglia o, nel mio caso, fino alla chiusura della fiera.

Qual è lo scopo del gioco?

Conoscere nuovi editori, farsi consigliare qualcosa in cui credono, creare una mappa di rimandi correlati tra loro soltanto dall'amore per la lettura. 






Quest'anno l'abbiamo iniziato con un piede sfalsato, che mi ero ripromessa di fare le cose per bene e lasciare che fosse il caso a indicarmi la via. Mi sono portata dietro qualche dado – ho dimenticato il d10, ci tenevo – e ho lanciato nel bel mezzo del padiglione 1. Sono approdata da un editore che conosco e apprezzo, e che tuttavia non ha saputo consigliarmi nessun collega presente al Salone, – il che è davvero un peccato, perché ce ne sono così tanti e così belli che davvero non basta una giornata sola – dunque ho fatto di testa mia e sono rimbalzata di mia sponte da Zona 42, dove il buon Giorgio mi ha consigliato con orgoglio Area Express del buon Ian McDonald, vincitore del premio Italia sia per la traduzione di Chiara Reali (mi aveva strabiliata con Desolation Road) che come miglior romanzo trasposto in Italia.





Giorgio mi ha poi mandato da Exòrma, dopo avermi descritto con un entusiasmo disarmante – che bello vedere quest'amore per i libri, manco fosse figlio della Zona – Neghentopia, fantastico distopico di Matteo Meschiari con illustrazioni di Rocco Lombardi. Allo stand di Exorma mi ha accolto una ragazza di cui ora non ricordo il nome perché sono una bestia per 'ste cose – scusami scusami scusami – ma che ha riconosciuto il nome del blog e mi ha pure fatto un sacco di complimenti; gli editori mi hanno poi sparaflashato Animali non addomesticabili di Paolo Morelli, Giacomo Sartori e Marino Magliani, una raccolta di racconti in cui gli animali prendono la parola, e lo fanno senza subire l'interpretazione umanizzante in cui noialtri umani siamo soliti incasellarli, con i toni che cambiano profondamente a seconda degli autori.





Da Exòrma mi hanno consigliato Mapocho di Nona Fernandez (e hanno fatto benone, l'ho adorato) e sono dunque passata a Gran via – tra l'altro dovevo ritirare la mia copia di Fuenzalida, Nona Fernandez lo presenta venerdì alle 17.30 e voglio farmi trovare un minimo preparata – dove mi hanno consigliato La casa del dolore altrui di Julìan Herbert; Gran vìa tiene molto al reportage e alle narrazioni ibride, in cui rigore giornalistico e sentire umano si incastrano, e il libro di Herbert si presta bene a esemplificare tutta la collana dedicata al genere. Riprende un piccolo genocidio avvenuto nel 1911, quando la comunità cinese di La Laguna viene massacrata dalla popolazione messicana. Le dita mi si sono fermate sulla tastiera per cinque minuti buoni, perché a parlare di morte e genocidi verrebbe sempre da aggiungere qualcosa, come a volerne distanziare l'orrore; ma non c'è niente che io possa dire che possa lenire alcunché, a distanza di un secolo e oltre. Passiamo a Edicola Edizioni e restiamo con Nona, che da Gran vìa mi hanno consigliato Space Invaders.





Da Edicola ho iniziato a sentire quanto questa edizione del Salone si sia stretta attorno al valore civile dell'antifascismo; gli anni scorsi ce ne stavamo bel belli a pensare a quanto sia bello leggere, a quanto la cultura meriti di essere difesa e diffusa, al padiglione 5 che nessuno si filava etc. Quest'anno ho visto tante piccole bandiere rosse e nere e... beh, vedrete pure voi andando avanti col post che i consigli hanno virato spesso dal lato giusto della ragione. E non dico “a sinistra” perché non voglio dipingere l'antifascismo come “di sinistra”; non c'è bisogno di essere di sinistra per avere in odio le camicie nere, pure mio nonno democristiano faceva la staffetta.

E dunque, dopo tutta 'sta pappardella vi dico che da Edicola mi hanno consigliato il loro giovane Paradiso Italia, creazione ibrida tra fumetto, illustrazione e fotografia di Mirko Orlandi, nata dall'immersione dell'autore nei luoghi e nelle comunità clandestine di cui si parla tanto e si conosce poco. Mirko ha vissuto con quegli ultimi che spesso non riusciamo a considerare e ne ha tirato fuori... beh, questo. Ogni tanto ci si dimentica che l'arte può anche essere utile e vicina.





Da Edicola mi hanno spedita dritta verso Red Star, che non conoscevo, consigliandomi Il canaro di Luca Moretti, romanzo-reportage di un efferato omicidio risalente al 1988. Lì mi hanno caldamente presentato una delle ultime uscite, Cuori partigiani – calciatori professionisti nella Resistenza italiana di Edoardo Molinelli, e credo non siano necessarie ulteriori spiegazioni.





Da Red Star mi hanno sparata verso L'Orma Editore, che adoro visceralmente, con Guerra di Ludwig Renn, un'opera autobiografica sull'esperienza dell'autore nella Grande Guerra. Dall'Orma mi hanno consigliato Il solco di Valérie Manteau, romanzo-reportage sull'omicidio di Hrat Dink, un giornalista armeno fatto uccidere da Erdogan, prima di spedirmi da Racconti Edizioni con Stamattina stasera troppo presto di James Baldwin.


Ho fatto presente al tizio di Racconti che avevo nello zaino Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj, che ho iniziato a leggere giusto ieri sera in ritardo di un anno buono rispetto all'esplosione del fenomeno Racconti – l'avevano candidato allo Strega, ed è sempre un colpaccio, pure più che vincerlo – e si vedeva che era contento; lo so che dovrebbe essere il minimo sindacale, la cosa più scontata del mondo, però vedere la passione che ci mette 'sta gente a fare quello che fa è bello. Bello e basta. Ma dicevo, da Racconti mi hanno consigliato La casa della fame di Dambudzo Marechera, autore alter-ego della letteratura africana assai in voga tra gli anni '60 e '80, una scrittura cruda e d'impatto ad aprire la nuova collana di novelle, Gli Scarafaggi. E poi mi hanno mandata da Pidgin Edizioni con Problems – stupefacenti complicazioni di Jade Sharma.




Pidgin è una di quelle realtà editoriali che esemplificano perfettamente il motivo che mi ha portata a creare Il salone dell'oca. Poche proposte ben scelte, belle grafiche, una direzione ben definita che si chiama “mi piace leggere e mi piace far leggere”. Narrativa contemporanea e robe fighe; Mr. Pidgin mi ha consigliato Il convalescente di Jessica Anthony, protagonista Rovar Akos Pfliegman, un tipo rozzo e muto che vende carne da un autobus in Virginia, attraverso il quale viene narrata la storia della sua strana stirpe di sfortunati, dall'Eurasia all'Ungheria. Da Pidgin sono stata poi spedita a meno di due passi in quel di Inknot con La volontà del chimico di Mauro Orogallo, e per Inknot vale la stessa cosa che dicevo per Pidgin; quell'entusiasmo, gente, quell'entusiasmo.






Da Inknot mi hanno parlato moltissimo di Notte senza Luna di Maurizio Landi; parte tutto dal quarantesimo anniversario dell'allunaggio, una notte in cui la Luna non si fa vedere e intanto scoppia un blackout, e le vite di quattro personaggi si legano, e c'è quello che la tecnologia sembrava promettere e la disillusione che ci ritroviamo in mano e... beh, altre cose. Tante. Da Inknot, frattanto, mi hanno mandata da Valtrend con un giallo storico, L'osco di Stefano Cortese.





Da Valtrend mi parlano di Il lettore di Baghdad, raccolta di racconti di Jabbar Yassin Hussin, e poi mi mandano da Alessandro Polidoro col titolo Big Banana.





Non avevo mai sentito parlare neanche di Alessandro Polidoro, e ammetto che storco un po' il naso quando una casa editrice prende il nome del fondatore – non vale per gli editori vecchiotti, quando questo tipo di battesimo era la prassi – ma sono stati belli da vedere e conoscere. Mi hanno consigliato Il camorrista di Giuseppe Marrazzo, il libro inchiesta che ha ispirato Tornatore, incentrato su Raffaele Cutolo, la mente criminale cui si deve il riassetto organizzativo della Camorra.





Da Polidoro sono passata a D Editore con Cronofagia di Davide Mazzocco, e lì mi hanno estasiata parlandomi di Hamlin Garland e dei suoi Racconti del Dakota, di come abbia ispirato Steinbeck e Faulkner, delle sue battaglie per i diritti delle donne, - marciava in gonnella insieme alle suffragette, non dev'essergli andata benone – della sua America fatta di umili contadini. Dicevo, l'entusiasmo.





Da D Editore sono saltata a NN con Crepuscolo di Kent Haruf; e come ogni volta che raggiungo lo stand NN mi perdo e mi ipnotizzo, che nutro una passione eccessiva per le loro grafiche e per l'esperienza tattile delle loro copertine – ho un problema, non infierite – ma sono poi stata richiamata da un tizio – probabilmente qualcuno interno a NN – che si è defilato non appena ho chiesto di parlare con qualcuno della casa editrice, probabilmente temendo stessi per estrarre un manoscritto dallo zaino. Mi è stato amorevolmente consigliato Canta spirito canta di Jesmyn Ward, autrice che ancora non ho provato, e poi mi hanno mandata da Mattioli 1885 dalla bibliografia di Andre Dubus – altro autore che mi manca, e da lui non so neanche da dove iniziare.





Da Mattioli, lo ammetto, mi è un po' partito l'ormone del bibliofilo, perché hanno ristampato alcuni classici della letteratura americana con le copertine originali, e vedere Il grande Gatsby con quella veste grafica, capite bene, era tardi ed ero stanca e potrei aver manifestato il mio entusiasmo un po' troppo coloritamente.

Cioè, potrebbe essermi sfuggito un “bastardi”, ma potrei anche essere riuscita a trattenerlo.

Per oggi – anche perché è quasi domani, sono le 23 passate – il Salone dell'oca si interrompe, ma non è detto che non lo porti avanti nei prossimi giorni. Ci sono un sacco di editori che mi piacerebbe salutare/importunare, e se non conoscevo diverse realtà che mi paiono ottime tra quelle che mi sono state consigliate oggi, chissà quante altre ce ne sono. Editoria indipendente, sei tanta e sei bella.

E io ho sonno, e domani c'è ancora il Salone.