'Per
esprimere la propria interiorità'.
Ecco.
Io credo sia la peggiore risposta possibile. Forse solo 'per dissenso
verso la società' o 'per parlare di temi sociali' sono peggio. Anche
'per vendetta/rivalsa', 'per noia', 'perché avevo tempo' non sono
male nella classifica delle minchiate. Ce ne sono tanti di motivi,
plausibilissimi per alcuni, che per me non hanno proprio senso. O
almeno, non un senso buono.
Che
poi non ho chiaro nemmeno io 'perché' si dovrebbe scrivere. Non
'come', proprio perché. Che dopotutto, se scrivi 'sul serio', è un
impegno gravoso. Appagante fino a un certo punto e durissimo. Col
rischio poi – oddio, più certezza che rischio – che il proprio
lavoro venga deriso, criticato, maltrattato, cosa che comunque capita
soltanto ai più fortunati la cui opera passa dallo scandaglio della
pubblicazione.
Davvero,
perché si scrive? È una cosa che ho sempre fatto, ma non riesco a
rispondermi. Certo, si scrive per raccontare una storia, va bene. Ma
quella storia la devi creare, nutrire, distruggere, riparare, mettere
in ordine. Non è cosa da poco.

Forse
le persone, il modo in cui si comportano. Forse sintetizziamo in una
storia quello che vorremmo essere, quello che vorremmo fare, quello
che vorremmo vedere se il mondo fosse fatto in un certo modo.
Però
se penso ai miei personaggi, non mi è difficile staccarmi da loro.
Non vorrei mai somigliare ai miei protagonisti, né ai loro rivali.
Non li vedo come parte di me, non scrivo per guardarmi in uno
specchio distorto. Che sia stata io a crearli non vuol dire nulla,
non sono 'me'. Almeno credo.
E...
e beh, non so. È da qualche giorno che mi ci arrovello, ma non
riesco ad afferrare una risposta precisa e plausibile. E come faccio
sempre in questi casi, butto qui tutti i miei dubbi.
Voi
perché scrivete?