Strane creature, l'antologia weird di Watson Edizioni


CIAO, SONO UN LUNGO – E VOLENDO EVITABILE – PREAMBOLO

Non è da molto che ho imparato ad apprezzare le antologie; alla forma del racconto mi sono affezionata solo di recente, dopo Martin il romanziere di Marcel Ayme e La biblioteca di Gould di Bernard Quiriny, – come starà l'ex-collega della biblioteca che me l'aveva tanto consigliato?
Negli ultimi tempi poi sono sempre col naso in mezzo a una buona dozzina di raccolte, vuoi per lo studio o per fare ricerca – assatanata ricerca – per articoli più corposi di quelli che compaiono qui sul blog. A forza di piluccare allegramente tra Bestiari, antologie scelte della fantascienza ed Enciclopedie, facile restare affascinati dal magico mondo della brevità.
(Ma il racconto di Cortazar col protagonista che vomita coniglietti? Come si fa a non volergli almeno un po' bene retrospettivo?)
Di antologie ce ne sono di vari tipi; quelle scritte da un singolo autore, quelle che raccolgono i migliori racconti di un certo periodo, o che cercano di spiegare un contesto letterario presentandone i maggiori esponenti; quelle che raccontano un evento, un luogo, un essere vivente parte del nostro universo. L'importante è che sia presente un nesso logico-programmatico a tenere insieme i racconti, sennò pare che stiano accatastati gli uni sugli altri senza che si capisca bene perché.

EFFETTIVO INIZIO DEL POST

Di questa antologia sono venuta a conoscenza perché sono amica di una delle autrici, – ma proprio amiche, che ci siamo conosciute ai tempi in cui Dragon Ball si mescolava a Mila e Shiro – e va da sé che che l'avrei letta a prescindere dal mio recente avvicinamento alla forma breve. Che poi è stato anche un bel modo per leggere finalmente qualcosa di Watson Edizioni, che mi è capitato spesso di incontrare alle fiere o in librerie di genere ma che non avevo ancora “provato”.
L'antologia Strane creature, di cui finora è uscito soltanto il primo di due volumi, curata da Lorenzo Crescentini e illustrata da Marzio Mereggia, si sviluppa interamente sul concetto di animali, reali o fantastici che siano. Animali che vivono la loro vita, o che abitano soltanto nell'immaginazione di un tizio un po' strano, o che di punto in bianco iniziano a minacciare la tranquilla esistenza di altri tizi. Il discorso è stato affrontato da prospettive ben distanti tra loro, con stili che non hanno granché a che fare l'uno con l'altro. È un aspetto che apprezzo molto in un'antologia tematica, trovo che la renda più completa di quello che sarebbe se tutti gli scrittori condividessero per uno stesso argomento una stessa voce.
Gli autori, vediamo. Ne conoscevo diversi, almeno di nome. Di Andrea Viscusi avevo adorato Dimenticami Trovami Sognami, di Emanuela Valentini mi era piaciuto moltissimo La bambina senza cuore, Joe Hill è stata una fantastica sorpresa. Conoscevo di nome Giovanna Repetto e Danilo Arona, e Nicoletta Vallorani è stata la mia professoressa di cultura angloamericana quando studiavo a Milano, – è stato un bel po' di anni fa e dubito che se ne ricordi, ma con lei mi ero portata a casa un soddisfacente 27. Alice Bassi è l'amica che mi ha parlato dell'antologia, – sempre detto che adoro il suo stile, sono condannata a taggarla in tutti i concorsi letterari in cui incorro con la consapevolezza bruciante di essermi guadagnata una temibile rivale.
(Ma tanto non vinco comunque, che mi frega? Almeno lei mi offre il caffè per il disturbo, oh. Come quando era arrivata in finale al Neri Pozza. Mi sa che mi ero guadagnata pure dei biscotti).
Come al solito mi è difficile parlare di racconti; sono diversi, sono brevi, alti e “bassi” – la battuta è orrenda ma spero di strappare almeno un mezzo sorriso imbarazzato. Sono ben lieta, peraltro, di aver finalmente fatto conoscenza con Watson Edizioni, visto che saranno un paio d'anni che ci giro intorno in libreria. Promette bene. Bene davvero.