Prima di tutto voglio
dire che questo libro ha un merito enorme, per quanto il nostro incontro sia
stato più un errore che un caso. Ero al Salone del Libro, e poiché mi ci
trovavo per obblighi di bibliotecaria non è che potessi godermelo appieno. Tra
il tempo da dedicare allo stand e le conferenze sulla lettura, mi ero lasciata
giusto le ultime due ore dell'ultimo giorno da dedicare alla ricerca e
all'acquisto di libri. Anche perché è più o meno l'unico momento in cui gli
sconti sono davvero degni di nota. Solo che, ovviamente, avevo fretta. E dalla
fretta è nata una ricerca sveltissima in mezzo agli stand delle case editrici,
e ho finito col prendere in mezzo agli altri pure un libro, questo libro, che
altrimenti non avrei considerato. Perché è un libro di racconti, e a me i
racconti non è che facciano impazzire.
Solo che questo libro di
racconti mi è piaciuto oltre ogni umana previsione. Ma a livelli assurdi e
improbi. Davvero. Giuro. Quindi ringraziamo il fu Marcel Aymé, autore, per
avermi aperto un piccolo pezzo di cuore al racconto. Grazie, Marcel. A buon
rendere.
Dunque, Martin il
romanziere, del già citato Aymé, edito da L'Orma Edizioni nella traduzione di
Carlo Mazza Galanti.
Non sono moltissimi
racconti, e dunque le storie non sono brevissime, il che per me era un'ottima
cosa, poiché tutte le vicende potevano vantare un discreto sviluppo.
Trattasi di racconti tra
il grottesco e il surrealismo, scritti con uno stile piacevolissimo ed
estremamente fluidi. Tutti dipartono da una stessa matrice; cosa accade quando
in un contesto normalissimo viene inserito un elemento impossibile, o una
regola che cambia del tutto le carte in tavola? È il caso del primo racconto,
in cui uno scrittore lamenta una nuova legge appena passata, che decurta un tot
di giorni di vita ogni mese a coloro che vengono giudicati, a vario grado,
“inutili”. Simile anche il racconto in cui gli anni passano dal contare dodici
mesi a contarne ventiquattro, e la protagonista si ritrova da diciottenne appena
fidanzata, a vestire i panni di una bambina di nove anni. La cosa curiosa, in
questi casi, è l'effetto tranquillamente accettato come perfettamente
plausibile delle leggi sulla biologia delle persone. E ancora, bellissimo il
racconto che dà il titolo alla raccolta, in cui Martin il romanziere si trova
ad avere a che fare coi suoi riottosi personaggi e deve mediare tra le
richieste dell'editore e il suo desiderio di morte; o il racconto in cui la
protagonista ha il dono dell'ubiquità e può sdoppiarsi in un numero
incalcolabile di copie.
E… beh, è tutto qui.
Tutto qui ma non solo.
Non mi piace vendere i
libri di cui parlo. Se qualcosa mi piace, mi piace anche consigliarlo, perché è
così che si dovrebbe fare tra lettori, ma non mi va di andare oltre e dare
l'impressione di voler mandare gente in libreria. Non è il mio ruolo, diamine.
In questo caso però mi viene da andare un po' oltre, perché questo libro l'ho
davvero divorato e adorato. E vi invito di cuore a considerare l'idea di
leggerlo.
Bom. Poi non dico più
niente.