C'è una cosa che ho iniziato a fare l'anno scorso in
occasione del Salone del Libro, e che spero di portare avanti
per un bel po', perché la trovo parecchio divertente – pure
stancante, eh – e perché mi permette di conoscere un sacco di
realtà editoriali che altrimenti difficilmente avrei conosciuto. Trattasi del Salone dell'Oca; si
parte da un editore, gli si chiede di consigliare:
- Un proprio libro;
- Un libro di un altro editore indipendente;
L'altro
editore sarà la seconda tappa e così via, si ripete finché se
ne ha voglia o, nel mio caso, fino alla chiusura della fiera.
Qual
è lo scopo del gioco?
Conoscere
nuovi editori, farsi consigliare qualcosa in cui credono, creare una
mappa di rimandi correlati tra loro soltanto dall'amore per la
lettura.
Quest'anno l'abbiamo iniziato con un piede sfalsato, che
mi ero ripromessa di fare le cose per bene e lasciare che fosse il
caso a indicarmi la via. Mi sono portata dietro qualche dado – ho
dimenticato il d10, ci tenevo – e ho lanciato nel bel mezzo del
padiglione 1. Sono approdata da un editore che conosco e apprezzo, e
che tuttavia non ha saputo consigliarmi nessun collega presente al
Salone, – il che è davvero un peccato, perché ce ne sono così
tanti e così belli che davvero non basta una giornata sola –
dunque ho fatto di testa mia e sono rimbalzata di mia sponte da Zona
42, dove il buon Giorgio mi ha consigliato con orgoglio Area
Express del buon Ian McDonald, vincitore del premio Italia sia
per la traduzione di Chiara Reali (mi aveva strabiliata con
Desolation Road) che come miglior romanzo trasposto in Italia.
Giorgio mi ha poi mandato da Exòrma, dopo avermi
descritto con un entusiasmo disarmante – che bello vedere
quest'amore per i libri, manco fosse figlio della Zona –
Neghentopia, fantastico distopico di Matteo Meschiari con
illustrazioni di Rocco Lombardi. Allo stand di Exorma mi ha accolto
una ragazza di cui ora non ricordo il nome perché sono una bestia
per 'ste cose – scusami scusami scusami – ma che ha riconosciuto
il nome del blog e mi ha pure fatto un sacco di complimenti; gli
editori mi hanno poi sparaflashato Animali non addomesticabili
di Paolo Morelli, Giacomo Sartori e Marino Magliani, una raccolta di
racconti in cui gli animali prendono la parola, e lo fanno senza
subire l'interpretazione umanizzante in cui noialtri umani siamo
soliti incasellarli, con i toni che cambiano profondamente a seconda
degli autori.
Da Exòrma mi hanno consigliato Mapocho di Nona
Fernandez (e hanno fatto benone, l'ho adorato) e sono dunque passata
a Gran via – tra l'altro dovevo ritirare la mia copia di
Fuenzalida, Nona Fernandez lo presenta venerdì alle 17.30 e
voglio farmi trovare un minimo preparata – dove mi hanno
consigliato La casa del dolore altrui di Julìan Herbert; Gran
vìa tiene molto al reportage e alle narrazioni ibride, in cui rigore
giornalistico e sentire umano si incastrano, e il libro di Herbert si
presta bene a esemplificare tutta la collana dedicata al genere.
Riprende un piccolo genocidio avvenuto nel 1911, quando la comunità
cinese di La Laguna viene massacrata dalla popolazione messicana. Le
dita mi si sono fermate sulla tastiera per cinque minuti buoni,
perché a parlare di morte e genocidi verrebbe sempre da aggiungere
qualcosa, come a volerne distanziare l'orrore; ma non c'è niente che
io possa dire che possa lenire alcunché, a distanza di un secolo e
oltre. Passiamo a Edicola Edizioni e restiamo con Nona, che da Gran
vìa mi hanno consigliato Space Invaders.
Da Edicola ho iniziato a sentire quanto questa edizione
del Salone si sia stretta attorno al valore civile dell'antifascismo;
gli anni scorsi ce ne stavamo bel belli a pensare a quanto sia bello
leggere, a quanto la cultura meriti di essere difesa e diffusa, al
padiglione 5 che nessuno si filava etc. Quest'anno ho visto tante
piccole bandiere rosse e nere e... beh, vedrete pure voi andando
avanti col post che i consigli hanno virato spesso dal lato giusto
della ragione. E non dico “a sinistra” perché non voglio
dipingere l'antifascismo come “di sinistra”; non c'è bisogno di
essere di sinistra per avere in odio le camicie nere, pure mio nonno
democristiano faceva la staffetta.
E dunque, dopo tutta 'sta pappardella vi dico che da
Edicola mi hanno consigliato il loro giovane Paradiso Italia,
creazione ibrida tra fumetto, illustrazione e fotografia di Mirko
Orlandi, nata dall'immersione dell'autore nei luoghi e nelle comunità
clandestine di cui si parla tanto e si conosce poco. Mirko ha vissuto
con quegli ultimi che spesso non riusciamo a considerare e ne ha
tirato fuori... beh, questo. Ogni tanto ci si dimentica che l'arte
può anche essere utile e vicina.
Da Edicola mi hanno spedita dritta verso Red Star, che
non conoscevo, consigliandomi Il canaro di Luca Moretti,
romanzo-reportage di un efferato omicidio risalente al 1988. Lì mi
hanno caldamente presentato una delle ultime uscite, Cuori
partigiani – calciatori professionisti nella Resistenza italiana
di Edoardo Molinelli, e credo non siano necessarie ulteriori
spiegazioni.
Da Red Star mi hanno sparata verso L'Orma Editore, che
adoro visceralmente, con Guerra di Ludwig Renn, un'opera
autobiografica sull'esperienza dell'autore nella Grande Guerra.
Dall'Orma mi hanno consigliato Il solco di Valérie Manteau,
romanzo-reportage sull'omicidio di Hrat Dink, un giornalista armeno
fatto uccidere da Erdogan, prima di spedirmi da Racconti Edizioni con
Stamattina stasera troppo presto di James Baldwin.
Ho fatto presente al tizio di Racconti che avevo nello
zaino Dal tuo terrazzo si vede casa mia di Elvis Malaj, che ho
iniziato a leggere giusto ieri sera in ritardo di un anno buono
rispetto all'esplosione del fenomeno Racconti – l'avevano candidato
allo Strega, ed è sempre un colpaccio, pure più che vincerlo – e
si vedeva che era contento; lo so che dovrebbe essere il minimo
sindacale, la cosa più scontata del mondo, però vedere la passione
che ci mette 'sta gente a fare quello che fa è bello. Bello e basta.
Ma dicevo, da Racconti mi hanno consigliato La casa della fame
di Dambudzo Marechera, autore alter-ego della letteratura africana
assai in voga tra gli anni '60 e '80, una scrittura cruda e d'impatto
ad aprire la nuova collana di novelle, Gli Scarafaggi. E poi mi hanno
mandata da Pidgin Edizioni con Problems – stupefacenti
complicazioni di Jade Sharma.
Pidgin è una di quelle realtà editoriali che
esemplificano perfettamente il motivo che mi ha portata a creare Il
salone dell'oca. Poche proposte ben scelte, belle grafiche, una
direzione ben definita che si chiama “mi piace leggere e mi piace
far leggere”. Narrativa contemporanea e robe fighe; Mr. Pidgin mi
ha consigliato Il convalescente di Jessica Anthony,
protagonista Rovar Akos Pfliegman, un tipo rozzo e muto che vende
carne da un autobus in Virginia, attraverso il quale viene narrata la
storia della sua strana stirpe di sfortunati, dall'Eurasia
all'Ungheria. Da Pidgin sono stata poi spedita a meno di due passi in
quel di Inknot con La volontà del chimico di Mauro Orogallo, e per
Inknot vale la stessa cosa che dicevo per Pidgin; quell'entusiasmo,
gente, quell'entusiasmo.
Da Inknot mi hanno parlato moltissimo di Notte senza
Luna di Maurizio Landi; parte tutto dal quarantesimo anniversario
dell'allunaggio, una notte in cui la Luna non si fa vedere e intanto
scoppia un blackout, e le vite di quattro personaggi si legano, e c'è
quello che la tecnologia sembrava promettere e la disillusione che ci
ritroviamo in mano e... beh, altre cose. Tante. Da Inknot, frattanto,
mi hanno mandata da Valtrend con un giallo storico, L'osco di Stefano
Cortese.
Da Valtrend mi parlano di Il lettore di Baghdad,
raccolta di racconti di Jabbar Yassin Hussin, e poi mi mandano da
Alessandro Polidoro col titolo Big Banana.
Non avevo mai sentito parlare neanche di Alessandro
Polidoro, e ammetto che storco un po' il naso quando una casa
editrice prende il nome del fondatore – non vale per gli editori
vecchiotti, quando questo tipo di battesimo era la prassi – ma sono
stati belli da vedere e conoscere. Mi hanno consigliato Il
camorrista di Giuseppe Marrazzo, il libro inchiesta che ha
ispirato Tornatore, incentrato su Raffaele Cutolo, la mente criminale
cui si deve il riassetto organizzativo della Camorra.
Da Polidoro sono passata a D Editore con Cronofagia
di Davide Mazzocco, e lì mi hanno estasiata parlandomi di Hamlin
Garland e dei suoi Racconti del Dakota, di come abbia ispirato
Steinbeck e Faulkner, delle sue battaglie per i diritti delle donne,
- marciava in gonnella insieme alle suffragette, non dev'essergli
andata benone – della sua America fatta di umili contadini. Dicevo,
l'entusiasmo.
Da D Editore sono saltata a NN con Crepuscolo di Kent
Haruf; e come ogni volta che raggiungo lo stand NN mi perdo e mi
ipnotizzo, che nutro una passione eccessiva per le loro grafiche e
per l'esperienza tattile delle loro copertine – ho un problema, non
infierite – ma sono poi stata richiamata da un tizio –
probabilmente qualcuno interno a NN – che si è defilato non appena
ho chiesto di parlare con qualcuno della casa editrice, probabilmente
temendo stessi per estrarre un manoscritto dallo zaino. Mi è stato
amorevolmente consigliato Canta spirito canta di Jesmyn Ward,
autrice che ancora non ho provato, e poi mi hanno mandata da Mattioli
1885 dalla bibliografia di Andre Dubus – altro autore che mi manca,
e da lui non so neanche da dove iniziare.
Da Mattioli, lo ammetto, mi è un po' partito l'ormone
del bibliofilo, perché hanno ristampato alcuni classici della
letteratura americana con le copertine originali, e vedere Il grande
Gatsby con quella veste grafica, capite bene, era tardi ed ero stanca
e potrei aver manifestato il mio entusiasmo un po' troppo
coloritamente.
Cioè, potrebbe essermi sfuggito un “bastardi”, ma
potrei anche essere riuscita a trattenerlo.
Per oggi – anche perché è quasi domani, sono le 23
passate – il Salone dell'oca si interrompe, ma non è detto che non
lo porti avanti nei prossimi giorni. Ci sono un sacco di editori che
mi piacerebbe salutare/importunare, e se non conoscevo diverse realtà
che mi paiono ottime tra quelle che mi sono state consigliate oggi,
chissà quante altre ce ne sono. Editoria indipendente, sei tanta e
sei bella.
E io ho sonno, e domani c'è ancora il Salone.