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CIAO, SONO UN LUNGO – E
VOLENDO EVITABILE – PREAMBOLO
Non è da molto che ho imparato ad apprezzare le
antologie; alla forma del racconto mi sono affezionata solo di
recente, dopo Martin il romanziere di Marcel Ayme e La
biblioteca di Gould di Bernard Quiriny, – come starà
l'ex-collega della biblioteca che me l'aveva tanto consigliato?
Negli ultimi tempi poi sono sempre col naso in mezzo a
una buona dozzina di raccolte, vuoi per lo studio o per fare ricerca
– assatanata ricerca – per articoli più corposi di quelli che
compaiono qui sul blog. A forza di piluccare allegramente tra
Bestiari, antologie scelte della fantascienza ed Enciclopedie, facile
restare affascinati dal magico mondo della brevità.
(Ma il racconto di Cortazar col protagonista che vomita
coniglietti? Come si fa a non volergli almeno un po' bene
retrospettivo?)
Di antologie ce ne sono di vari tipi; quelle scritte da
un singolo autore, quelle che raccolgono i migliori racconti di un
certo periodo, o che cercano di spiegare un contesto letterario
presentandone i maggiori esponenti; quelle che raccontano un evento,
un luogo, un essere vivente parte del nostro universo. L'importante è
che sia presente un nesso logico-programmatico a tenere insieme i
racconti, sennò pare che stiano accatastati gli uni sugli altri
senza che si capisca bene perché.
EFFETTIVO INIZIO DEL POST
Di questa antologia sono venuta a conoscenza perché
sono amica di una delle autrici, – ma proprio amiche, che ci siamo
conosciute ai tempi in cui Dragon Ball si mescolava a Mila e Shiro –
e va da sé che che l'avrei letta a prescindere dal mio recente
avvicinamento alla forma breve. Che poi è stato anche un bel modo
per leggere finalmente qualcosa di Watson Edizioni, che mi è
capitato spesso di incontrare alle fiere o in librerie di genere ma
che non avevo ancora “provato”.

Gli autori, vediamo. Ne conoscevo diversi, almeno di
nome. Di Andrea Viscusi avevo adorato Dimenticami Trovami Sognami,
di Emanuela Valentini mi era piaciuto moltissimo La bambina senza cuore, Joe Hill è stata una fantastica sorpresa.
Conoscevo di nome Giovanna Repetto e Danilo Arona, e Nicoletta
Vallorani è stata la mia professoressa di cultura angloamericana
quando studiavo a Milano, – è stato un bel po' di anni fa e dubito
che se ne ricordi, ma con lei mi ero portata a casa un soddisfacente
27. Alice Bassi è l'amica che mi ha parlato dell'antologia, – sempre
detto che adoro il suo stile, sono condannata a taggarla in tutti i
concorsi letterari in cui incorro con la consapevolezza bruciante di
essermi guadagnata una temibile rivale.
(Ma tanto non vinco comunque, che mi frega? Almeno lei
mi offre il caffè per il disturbo, oh. Come quando era arrivata in
finale al Neri Pozza. Mi sa che mi ero guadagnata pure dei biscotti).
Come al solito mi è difficile parlare di racconti; sono
diversi, sono brevi, alti e “bassi” – la battuta è orrenda ma
spero di strappare almeno un mezzo sorriso imbarazzato. Sono ben
lieta, peraltro, di aver finalmente fatto conoscenza con Watson
Edizioni, visto che saranno un paio d'anni che ci giro intorno in
libreria. Promette bene. Bene davvero.
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