Un post di servizio decisamente superfluo - Spazi che cambiano

Questo spazio è cambiato tantissimo nel corso degli anni. Per un certo periodo ho faticato a stargli dietro, e poi mi è sembrato che fosse il blog ad arrancarmi alle spalle. In dieci anni si cambia tanto, ed è normale che quello che si è creato prima inizi a stare stretto, scomodo, che si rivedano certe scelte come antiquate, imbarazzanti, perfino infantili. Ad esempio, quando ho aperto il blog, da lettrice un po’ me la tiravo senza sapere di tirarmela, avevo in ottusa antipatia Geronimo Stilton che non mi piacerà mai, ma di cui oggi riesco pur controvoglia a riconoscere i meriti – non leggevo fantascienza né letteratura latino americana, men che meno saggistica, smargiassavo di editoria e prezzi dei libri senza avere del contesto una visione completa. Scrivevo un sacco di cavoli miei, polemizzavo allegramente, le mie recensioni erano inaccurate. Non mi va di cancellare quello che oggi reputo un pelo discutibile, perché credo sia normale avere un passato imbarazzante – so che la Erica del futuro sarà imbarazzata da questa prosopopea solipsistica, e probabilmente anche per il fatto di aver usato la terminologia “prosopopea solipsistica”. Questo spazio è cambiato, io sono cambiata, è cambiata l’editoria ed è cambiato il pubblico dei lettori. Vorrei anche vedere, visto che il cambiamento è l’unica costante.

Ho scelto di ribattezzare questo angolino Il Bosco Meccanico perché – cito dalla mia stessa presentazione, tanto mica mi devo pagare la SIAE – “è un posto che ho in testa, quello dove le storie nascono, si sviluppano, si intrecciano tra loro – insomma, fanno un po’ quello che vogliono. L’immagine mi è venuta dritta dai fratelli Strugatsky, non da Picnic sul ciglio della stradache comunque è un cult che si merita il ruolo che gli abbiamo affibbiato nella letteratura – ma da La chiocciola sul pendio. Un luogo-entità, che richiama a sé un umano che ne è sia affascinato che spaventato, e insieme un mistero che viene vissuto e cambiato da chi sceglie di abitarlo. Un’interazione, insomma, tra due antipodi”.

Ora ne sono sicura, l’Erica del futuro si vergognerà tantissimo di questa prosopopea – forse il tirarmela come lettrice è qualcosa di cui non mi libererò mai. Va bene così, potrei essere peggio. Potrei credere che quello che leggo mi rende migliore, o disprezzare chi arranca sulla grammatica, invalidare i gusti degli altri, farmi figa con parole altrui – cito Kafka, sarò o no intelligente quanto lui?

(No).

Questo era solo un post di servizio, cercherò di scriverne il meno possibile. Potevo fare molto prima scrivendo che "ehi, sento che La Leggivendola non mi rappresenta più, non riesce più a contenermi" e risparmiare a tutti quaranta secondi buoni di lettura. Chiudo con un paio di ottimi consigli, così non avrete perso tempo: Uno su infinito di Cristò, Cronorifugio di Georgi Gospodinov, le favole oscure di Junji Ito. Ho consigliato l’acqua calda, ma questo è quello che mi trovo in saccoccia a fine anno. Letture così belle da essere ovvie.

Leggete bene, siate prudenti sempre.

 

Foto di Kiki che essendo un gatto va su tutto