La meravigliosa lampada di Paolo Lunare di Cristò


Di Cristò non ho letto tutto, ma è uno di quegli autori di cui voglio leggere tutto. Anche per rendermi conto di come il tempo gli ha cambiato la scrittura, per temi e stile, vedere da che parte sta nelle diatribe interiori dei personaggi, dove si ferma l'indulgenza dell'autore – che forse è autoindulgenza, dipende da quanto l'autore sia nel personaggio e viceversa. Che poi la bibliografia di Cristò non è una cosa così spaventevole e sterminata – per dire, Philip Roth, ho adorato Pastorale americana e Il teatro di Sabbath, ma tutte quelle decine di titoli mi annichiliscono, per mole e per probabilità di sòle – prima di La Carne – che era uscito per Intermezzi anni fa ed era stato un mezzo caso editoriale – e Restiamo così quando ve ne andate ha pubblicato giusto altre tre opere, e prima o poi me le recupero.



Che poi. Con Cristò ho notato che mi viene da chiacchierare senza ritegno a ruota libera, come se avessi passato sì del tempo a leggere, ma pure a bere una birra con un'istanza a metà tra scrittore e personaggio, prendo confidenza col libro e straparlo. Si è formata quella connessione rara che è il filo dorato che cerca il bibliofilo, e che tuttavia mi fa sorgere istinti rabbiosi, tipo urlare alla pagina “Che cazzo vuoi, Cristò, non sei mia madre” o scrivergli sul muro sotto casa quello che fa sua madre alle tre di notte in tangenziale, che è pure una cosa parecchio sessista, oltre che ostile – quando mesi fa ho letto Dal tuo terrazzo sivede casa mia, mi era venuto da fracassare la macchina di Elvis Malaj, vai a sapere che mi prende alle volte. Tant'è.

Dunque, La meravigliosa lampada di Paolo Lunare, Terrarossa edizioni, appena uscito. Neanche cento pagine di racconto, pochissimi personaggi, quasi tutti morti. Chi stai citando, Cristò, se stai citando qualcuno? La lampada di Aladino, Le mille e una notte, Barbablu? Magari no. Chissà.
Paolo e Petra sono sposati da quasi quindici anni, un sacco di tempo. Si sono conosciuti sui banchi di scuola e la loro relazione si è stretta con una naturalezza che sembra non aver lasciato spazio a rimpianti, strade alternative, orizzonti altri. Sono felicemente sposati, eppure sono tre anni che Paolo passa tutte le sere nel garage, da solo, con la pretesa di non avere interferenze. Sono tre anni che hanno aperto un piccolo strappo nel matrimonio, anche se Paolo passa quelle sere a lavorare al regalo per il quindicesimo anniversario di matrimonio: una lampada che riproduca la luce del sole, perché Petra è sensibile all'illuminazione, e quella che hanno in casa non è abbastanza, è una luce finta, inadeguata.



Paolo una sera, a circa un mese dal loro anniversario, accende la lampada a cui sta lavorando, e scopre che è in grado di fare una cosa prodigiosa. Non dico cosa. Non lo dico perché prima di leggerlo non ne avevo idea – che è così che voglio leggere, senza sapere una beneamata fava di quello che succede – ma è una cosa incredibile e meravigliosa, che lo porta a scoprire segreti che lo riguardano e di cui non aveva idea. E intanto Petra aspetta e si chiede cosa faccia Paolo. Le risposte che si dà non le piacciono, ma sorride, fa buon viso a cattivo gioco, intrappolata in un'antica menzogna che la terrorizza. Non sa come uscirne – che poi la risposta sarebbe “parlane”, ma siamo capaci tutti a perdonare i segreti degli altri, a vederli per quelli che sono. “L'omissione è una menzogna oppure no?”, chiede l'aletta interna della copertina – sarebbe la seconda di copertina, ma lo trovo parecchio cacofonico – e la risposta è ancora “Cristò statti zitto o finisce male”.

Cristò racconta una storia che riguarda sì Paolo e Petra in primis, ma che ci riguarda pure tutti, in un modo o nell'altro. Il rapporto col passato, quello che una nuova scoperta può comportare, quello che ci racconta di noi. Quanto di noi è giusto dare agli altri, fin dove si fermano le pretese – e sono pretese reali o immaginate? Quello che l'essere umano è in grado di farsi, che è forse peggio di quello che ci facciamo gli uni con gli altri. Poi c'è l'elemento meraviglioso che è trattato con una delicatezza tale che mi tocca cambiare tono, prenderla meno sul personale. L'atmosfera di quando è fine estate e incroci le prime e ultime lucciole della stagione. Quella.
(ecco, questo posso passarlo alla mia coinquilina senza che me lo tiri dietro, il protagonista di Restiamo così quando ve ne andate gliele ha fatte girare fortissimo e me l'ha ridato prima di raggiungere pagina 50).