Piccoli scorci di libri #66

Ho appena scoperto, con un certo stupore, che non mi piacciono le vacanze. Adesso. A trentadue anni. Dipende dal fatto che sono una privilegiata e quello che faccio mi piace, ma pure dal fatto che lasciata per conto mio tendo immediatamente alla disorganizzazione, e delle giornate che si allungano non me ne faccio di niente. O dal fatto che, caotica come sono, mi basta allontanarmi un paio di giorni dalla routine per perdere il filo per una settimana.

Questa pappardella va a fare da base teorica per quello che sto per dire: Piranesi e La tua vita e la mia sono entrambi romanzi che ho adorato profondamente, pieni di quel qualcosa che rende i libri indescrivibilmente vivi, e se non dedico intere recensioni a entrambi non dipende dal gradimento, ma dal fatto che in queste settimane ho letto abbastanza senza scriverne nulla, e voglio portarmi un po’ avanti perché poi vorrò parlare d’altro – sto bevendo L’uovo di Barbablù di Margaret Atwood e che dire, meraviglia.

 

La tua vita e la mia di Majgull Axelsson – traduzione di Laura Cangemi – Iperborea 2016

Marit sta per compiere settant’anni ed è in viaggio verso il suo paese natale per festeggiarlo insieme al fratello, immobilizzato da un ictus e sposato da tempo con quella che era stata la migliore amica di Marit. È stata una giornalista di successo, è una donna colta, benestante, consapevole di sé e del mondo. Ha anche una voce che non è la sua ad abitarle la testa: la voce della gemella che ha assorbito durante la gravidanza della madre, e che le rinfaccia continuamente i suoi errori, i suoi difetti, le sue brutture. Nessuno ne è a conoscenza, non ne sapeva nulla nemmeno il defunto marito. Marit si porta dentro una nemica feroce, che a volte le fa da guida, e la mette in guardia contro un mondo che sente ostile. 

Due aspetti del romanzo da sottolineare: lo stile, una prima persona usata con una leggerezza criminale, nonostante la complessità specifica dell’opera. La narrazione si fa a volte dialogo interiore, e non ci si perde mai, non c’è mai pesantezza o confusione, è tutto dinamico, fluido e sempre comprensibile. Non è poco, considerato che la voce narrante dialoga con un’ulteriore voce interiore.

Il secondo riguarda il tema. In La tua voce e la mia il tema portante è la malattia mentale, come viene concettualizzata e come venga trattata. Axelsson denuncia attraverso l’esperienza dell’altro fratello di Marit – non il gemello, ma un fratello maggiore nel lato più grave dello spettro autistico. Non voglio dirne molto, perché si tratta di narrativa, e saperne troppo potrebbe in un certo senso guastare la lettura: io non sapevo niente di come i disturbi mentali fossero trattati in Svezia, e trovo efficace approcciarsi al tema con gli occhi limpidi, pieni di rassicurante fiducia verso il nord Europa che accomuna noialtri meridionali d’Europa.

Ovviamente il romanzo non è “solo” questo. C’è la vita di Marit, la sua crescita, la sua maturazione, il suo rapporto con la famiglia, segreti pesanti e crudeli e quant’altro. È un romanzo intenso, che metterebbe inquietudine, non fosse narrato dall’altro lato del “e vissero felici e contenti” di Marit.

 

Piranesi di Susanna Clarke – traduzione di Donatella Rizzati – Fazi, 2021

Ho letto Jonathan Strange e il Signor Norrell nel lontano 2012, durante la preparazione di un esame – così recita l’antichissima recensione, che come questa inizia con una pappardella che coi romanzi non c’entra nulla ahehm – e da lì Susanna Clarke mi è rimasta piantata in testa. Ho adorato l’ucronia, la ricerca storica e mitologica, i continui riferimenti a un folklore ricchissimo che ai tempi, e in buona parte ancora adesso, ignoro, e soprattutto il modo in cui si prendeva la libertà di occupare pagine e pagine di note lunghe e dettagliate per arricchire in modo assolutamente non necessario una lettura già imponente. Consiglio a chiunque di iniziare da quello, anche se Piranesi ha l’aria di una lettura più svelta e scattante.

Piranesi è un romanzo molto diverso. A suo modo non è meno complesso,
anche se avrebbe potuto esserlo molto di più. Si vede che è passato molto tempo, che pure Susanna nel frattempo ha letto un sacco e ha incrociato altre influenze letterarie. Immagino che abbia adorato la Trilogia dell’Area X, e opere weird vecchie e nuove, lasciandosi contaminare verso un’idea di universo narrativo meno classica, meno esplicita, completa, spiegata. Forse perfino una nuova idea di realtà.

Piranesi è il protagonista e la voce narrante. Abita da anni in quella che posso descrivere solo come un’immensa cattedrale che conta un’infinità – letteralmente – di saloni enormi pieni di acqua e statue. È convinto che il mondo sia quello, la Casa. Sopravvive con poco: è attento al ritmo delle maree, che altrimenti rischierebbero di ucciderlo, sa pescare e conciare alghe e pelle. Due volte la settimana si incontra con l’Altro, l’unico essere umano che abiti la Casa, e quindi il mondo. Non ha alcuna memoria di sé prima della Casa.

L’Altro ha un piano, è in cerca di qualcosa, di un potere nascosto nella Casa. È sempre ben vestito, e Piranesi pensa che la Casa gli fornisca molto più di quanto non conceda a lui. Va da sé, c’è qualcosa che non va. E si intreccia con una concezione del mondo alternativa, impossibile, disturbante. Accademica e selvaggia.

A voler essere del tutto sinceri, avrei preferito che Susanna avesse ampliato un po’ di discorsi. Volevo saperne di più. Volevo restare più tempo nella Casa, capirla più a fondo. Restare dietro le spalle di Piranesi, a leggere i suoi diari. Ma come ho apprezzato la libertà di Susanna a infarcire pagine di notarelle minuscole, mi tocca apprezzare la pari libertà di tacere su quello che le pare.