Jane di Lantern Hill di Lucy Maud Montgomery


Lucy Maud Montgomery è stata una scrittrice assai prolifica. Nata in Canada nel 1874, ha pubblicato più di venti romanzi per ragazzi, nove dei quali dedicati al suo personaggio più famoso Anna dai capelli rossi, e infinite raccolte di racconti.
Jo March ha inaugurato la nuova collana per ragazzi Plumfield al Salone del Libro con Jane di Lantern Hill, scritto nel 1937, nella traduzione di Elisabetta Parri. Ovviamente me lo sono accaparrato con avida furia, e mi ha tenuto compagnia mentre cercavo di far riprendere fiato ai neuroni tra una conferenza del Salone e l'altra, - tra l'altro non ho ancora parlato di mezza conferenza, 'cidenti. Ma che aspetto?
Dunque, vediamo. La storia è raccontata in terza persona, e la protagonista è Jane Victoria Stuart, una ragazzina di dodici anni gravata da una situazione troppo pesante per le sue spalle. Vive con la tirannica nonna Kennedy, con la noiosa zia Gertrude e con la meravigliosa madre, Robin. Il padre, chissà. La madre è la sua principale fonte di gioia, una creatura fragile e bellissima che Jane sente la responsabilità di proteggere dal mondo, anche dalla propria sofferenza, se necessario. Il che, ammetto, mi ha irritata non poco, e credo che sia un sentimento comune a chiunque legga il romanzo; Robin non riesce mai a prendere una posizione, a difendere la figlia dalle continue vessazioni di Nonna Kennedy. Quest'ultima è un personaggio da far venire i brividi, una di quelle persone la cui soddisfazione dipende dall'impedire agli altri di ottenere una qualsivoglia forma di felicità. Non è mai violenta, nemmeno verbalmente. È fredda e acuta, e colpisce con precisione. Il suo amore per il mondo inizia e finisce con la figlia Robin, per la quale nutre un affetto morboso, - cosa che ho trovato davvero interessante, soprattutto considerato il pubblico di riferimento.
Jane è dunque infelice. Vive nell'ansia costante di fare arrabbiare la nonna, ha un'unica amica, – un'orfana che vive lì accanto – e nello studio è una frana. Non che non si impegni, ma la paura di sbagliare le impedisce di ottenere risultati accettabili. È una ragazzina, che diamine.
E un giorno a casa arriva una lettera che fa infuriare la nonna; il padre di Jane insiste per volerla conoscere, dopo tanti anni di silenzio, e pretende che la ragazzina gli venga mandata quell'estate, all'Isola del Principe Edoardo, dove peraltro è nata l'autrice.
È presto detto, Jane verrà spedita a trascorrere qualche mese dal padre. E qui rinasce, si scopre, si conosce. Il rapporto che sviluppa col padre è commovente, luminoso, e il modo in cui inizia a muoversi per l'isola, conoscendone gli abitanti uno per uno, il modo in cui viene accolta, lo stupore con cui scopre di potersi muovere liberamente... ecco, non so che dire, se non “bello”. E, ribadisco, commovente. Potrei cercare altri termini, “commovente” l'ho già usato e la ripetizione in poche righe fa brutto, ma non trovo descrizioni più adatte, e a un certo punto meglio essere stilisticamente rozzi ma chiari, no?
La storia procede, le cose vanno nel modo in cui devono andare e io non dico più nulla. I nodi vengono al pettine, Jane cresce e cambia etc.
Ci tengo a sottolineare la precisione con cui Lucy Maud Montgomery ha dipinto i suoi personaggi e i rapporti che intercorrono tra loro, soprattutto quelli tra la nonna e la madre di Jane, e il loro susseguente rapporto col mondo. Sarebbe bastata una figura autoritaria e noiosa perché questo romanzo acquisisse comunque una sua dignità letteraria da buon libro per l'infanzia, ma l'autrice non si è fermata lì. Tutt'altro. Nonna Kennedy fa venire i brividi perché riesci a cogliere il bruciare del suo sentire dietro la facciata severa, Robin è fatta di una debolezza tale che le vedi le ossa tremare sotto la carne, scena per scena, - e io personalmente un po' l'ho odiata. La Montgomery non è stata indulgente, con lei. E vorrei vedere. Tutta la questione della responsabilità dei genitori verso i figli, e dei figli verso i genitori, delle impalcature sociali, questa perfetta rappresentazione di un nucleo famigliare disfunzionale... io Jane di Lantern Hill l'ho adorato. Punto.
Punto.