I
Warner Studios – Harry Potter tour
Dunque,
i Warner Studios.
La
premessa è il mio amore incondizionato per Harry Potter; il fatto
che io abbia avuto la possibilità di crescere quasi di pari passo
con Harry, visto che il primo libro mi è stato regalato per il mio
dodicesimo compleanno; l'ansia per ogni nuova uscita;
l'adolescenziale disprezzo che Somma Sorella ha dimostrato per il mio
attaccamento alla saga finché, dal nulla, non ha preso in mano Harry
Potter e il calice di fuoco e l'ha divorato, per poi tornare indietro
e recuperare tutti i sette libri in un lampo; quando abbiamo guardato
insieme l'ultimo film, stringendoci la mano e piangendo come
disperate alla morte di Fred.
Per
quanto riguarda Harry sono una fanatica, non l'ho mai nascosto. Un
po' come per Jane Austen e per Neil Gaiman, siamo sugli stessi
livelli di ossessività. Che ci posso fare, ho l'animo da fangirl.
Dicevo,
dunque, i Warner Studios. Intanto io e Sorella indossavamo i colori
delle nostre rispettive case. Io Grifondoro, lei Corvonero; ribadisco
il mio tornare sui vestiti indossati alla cerimonia di laurea,
nonostante mi caschino di dosso come sacchi informi, pur di
Grifondorare. Abbiamo preso l'autobus per il tour da Victoria Couch e
quando siamo arrivate... beh, quando siamo arrivate...
Ecco,
da lì in poi è stato come un sogno diventato realtà. So che è
stupido da dire, però trovarmi in mezzo a quel mondo in cui la mia
mente di ragazzina si è formata, quel mondo cui continuo a tornare
quando le cose mi vanno male, ecco, è stato importante. Ed
è stato bellissimo vivere quest'esperienza con Sorella.
Intanto
ci sono un sacco di scenografie da esplorare e da fotografare. Le
foto sono una parte importantissima dei Warner Studios; riprendersi a
Diagon Alley, o di fronte all'aula di pozioni, o nell'ufficio di
Silente, o mentre si aspetta l'Espresso per Hogwarts, o al numero 4
di Privet Drive; o, foto della mia vita, con Sorella di fronte allo
Specchio delle Brame.
Poi
i costumi e gli oggetti di scena, quelli sono meravigliosi. Lo
ammetto, non sono affatto una fan dei film, tutt'altro. Arrivo a dire
che nessuno dei film è arrivato a piacermi davvero, trovo che non
abbiano mai saputo ricreare l'atmosfera scherzosa della serie. Magari
l'alone di magia sì, ma Harry Potter è più di questo; fa ridere
quanto fa ridere Pratchett, è pieno di battute sagaci e situazioni
improbabili, e continuo a pensare che nessun film sia mai riuscito a
riprodurre questo lato della saga. Ma tralasciando la sceneggiatura,
ho sempre apprezzato moltissimo la parte visiva.
E
poi? Poi ci sono altre chicche del film; studi delle scenografie,
foto, interviste agli attori, maschere, un sacco di roba. Solo che,
come dicevo poc'anzi, a me e a Sorella del film interessa
relativamente, volevamo avere più tempo possibile per scegliere con
cura i nostri souvenir allo store.
Quindi
sì, lo store dei Warner Studios. Giammai, neanche nelle mie più
ardite e borghesi fantasie, avrei pensato di spendere così tanto. Mi
ero ripromessa di prendermi due cose e due soltanto: la sciarpa e il
cerchietto di Grifondoro. E invece niente, pure la maglia di
Quidditch – ringraziamo le taglie da bambino, che costano meno. E
la tazza di plastica – che invero mi è stata presa di nascosto da
sorella, impietosita dal mio intenso soffrire per l'intempestivo
esaurirsi dei cerchietti di Grifondoro. Che è il brutto dell'essere
Grifondoro: siamo la Casa più amata e famosa, il merchandising va
via come il pane.
Infatti
il giorno dopo siamo state allo store del binario 9 e ¾ di King's
Cross e il cerchietto, così come gli altri accessori per capelli,
erano esauriti pure lì. Ma la fortuna mi ha arriso in maniera
veramente spudorata, perché ho chiesto a ben due commesse e una è
riuscita a trovarmi l'ultimo cerchietto, nascostissimo e dimenticato,
in un angolo della sezione Grifondoro. Tralasciamo la figura tremenda
dovuta al mio strillo entusiasta, e il fatto che per tutto il resto
del soggiorno – effettivamente a me è successo pure l'altra sera –
abbiano continuato a scambiarci per fanatiche appena uscite da una
convention e a identificarci come Potterheads, visto che abbiamo
continuato a girare orgogliosamente con sciarpe e cerchietti delle
Case. È stato bello. Sono felice. Sono felice come non mai.
E
poi?
E
poi continuerei a raccontare con quel che rimane del soggiorno, il
Museo della Cavalleria, il Natural History Museum e il Victoria e
Albert Museum; e quel poco che abbiamo visto di Brixton, e la
libreria dell'usato in cui ho trovato il quarto libro della saga di
Tiffany di Terry Pratchett che GRAZIE SALANI, in Italia è ancora
inedito.
Però
mi rendo conto della lunghezza del post, quindi magari evito e
rimando.
(che
poi sarebbe anche il caso che tornassi a scrivere recensioni,
altroché.)