
Una
delle prime cose che mi viene da sottolineare post-lettura è che si
tratta di un romanzo contemporaneo, e non di un classico. Il che per
certi versi è palese, per altri può stupire. Graham racconta le
vicissitudini di Ross Poldark, un giovane appartenente a una famiglia
di ricchi possidenti di miniere nella Cornovaglia di fine '700 appena
tornato dalla guerra con gli Stati Uniti. Ross dovrebbe frequentare
il proprio ambiente sociale, bere chiaretto con lo zio devastato
dalla gotta e dal peso, ridere col cugino Francis – anche se questo
si è fidanzato con Elizabeth, prima fidanzata di Ross mentre lui
stava combattendo – ed evitare di passare il proprio tempo col
volgo e i minatori. Ma Ross è eccentrico e atipico e preferisce
ubriacarsi alle fiere insieme a minatori e contadini – o
preferibilmente da solo – piuttosto che passare mezzora con la
famiglia dello zio. È un signorotto moderno, attuale, che col suo
comportamento esprime idee proto-socialiste ed egualitarie senza
nemmeno scadere troppo nella condiscendenza nei confronti delle masse
“inferiori”. È questo che sbugiarda Ross Poldark come un romanzo
scritto ai giorni nostri. Ma per lo stile misurato e la scelta di
escludere dalla narrazione la crudezza di alcune scene, sfiorandone
appena la violenza, verrebbe facile prenderlo per un classico.
Inglese, ovviamente.
Dunque,
la trama. La trama è piuttosto semplice: Ross Poldark torna dalla
guerra col grado di capitano e una cicatrice sul viso; il padre è
morto pochi mesi prima, la fidanzata che aveva promesso di aspettarlo
si è sposata col cugino nonché migliore amico. La sua proprietà
versa in pessime condizioni, i due servitori rimasti vivono di ozio e
alcol. Ross, a ben vedere, non vuole ottenere nulla di particolare:
vuole rimettere in funzione le sue miniere, cercare il rame nei
propri territori e... beh, basta così. Ross ha un animo semplice,
diretto, anche se da fuori ha un'aria fredda e scostante. Non è mai
allegro, non scherza. Quando si ubriaca è in solitudine e sconforto.
Sarebbe
delittuoso parlare delle motivazioni dietro al cambio di atmosfera da
una metà all'altra del libro. La prima, lo ammetto, non mi stava
prendendo poi così tanto. La vita di Ross scorreva arida, grama,
dura. Un fastidio reciproco tra Ross e la società, il metodico
abbruttimento di chi gli stava intorno. La seconda parte invece
scorre fluida, più allegra. L'aggiunta di un elemento riesce quasi a
modificare l'ambientazione, o almeno il modo di percepirla.
Quell'angolo sperduto di Cornovaglia si riempie di piccole cose
interessanti, laddove prima era secco, arido e vuoto. Il motivo,
magari, evito di raccontarlo.
In sostanza mi
è piaciuto moltissimo, anche se la prima parte mi è stata un po'
ostica per via dell'atmosfera grama. Ora però voglio i seguiti,
diamine.