È
più di una settimana che non aggiorno il blog, e coi giorni di
silenzio si sono accavallate le mie letture e le recensioni. Sono nel mezzo di una
lunga vacanza – si può dire così? - a casa di mia madre, nonché
del mio vecchio computer, al quale mi sono affidata scendendo da
Torino, e che si è, come dire... spanato. Bruciato. Morto. Kaput.
Sono rimasta senza un pc fino a ieri, quando la mia tecnologica
genitrice si è messa ad armeggiare con un suo vecchissimo notebook,
collegandolo a un paio di periferiche per supplire alle sue mancanze.
Ora, questo novello Frankenstein pare funzionare, anche se respira a
fatica – e rumorosamente – e spande un soffuso odore di bruciato.
Spero che non mi si squagli sotto le dita.
Dunque,
Adieu mon coeur di Angelo Calvisi, edito da CasaSirio che mi ha
gentilmente omaggiata di una copia.
Dunque,
vediamo. Intanto odio doverne parlare a più di una settimana dal
termine della lettura, perché ricordo che la recensione mi sbocciava
in testa ancora mentre avevo gli occhi sulle pagine, e le parole
fresche nel cervello. Non è la stessa cosa, parlarne così, a mente
fredda e lontana, ma proverò.
Adieu
mon coeur racconta di Paolo, in una storia suddivisa in capitoli
lontani tra loro, come spirito e come temporalità. Inizia con un
Paolo ragazzino, coi brufoli e un amico del cuore, con l'oratorio e i
ragazzi più grandi che lo scacciano via dal flipper. È un capitolo
solare, allegro, dinamico, nonostante i genitori che litigano; mi ha
riportata a “quel” periodo, quello dimenticato, quello ancora più
distante dall'età adulta dell'infanzia stessa. Quel mondo tra i
mondi.
C'è
questo primo capitolo in cui Paolo è un ragazzino che vive da
ragazzino, e poi c'è il capitolo dopo. E poi il capitolo dopo
ancora, e quello dopo, fino all'ultimo. Una disgrazia, la scoperta
della musica, la vita in comunità, la droga, nello spazio invisibile
tra un capitolo e l'altro. Conosci Paolo, il pischello, e ti ritrovi
poche pagine dopo con questo mezzo adulto perduto, con gli organi a
pezzi e l'animo arreso.
E
poi la storia va avanti. Paolo che diventa pienamente adulto, Paolo e
la musica, Paolo e Michela, Adieu mon coeur. Se volessi trovare un
tema che possa fare la somma di tutto ciò che è questo libro, direi
che parla di quanto la vita è infame a passare così veloce, del
mondo che non ti aspetta, e che poi se ne frega se quello che provi
dura in eterno. È un po' un amaro “cosa ci si può fare?” a
braccia allargate per accogliere il peggio.
Io
comunque le canzoni di Paolo le vorrei ascoltare.