Questo
post sarà scritto con un'evidente assenza di cura stilistica e
grammaticale, poiché tra un paio d'ore dovrò salire sul treno che
da Torino mi riporterà a casa per Natale, e al momento ristagno in
pigiama, con una valigia vuota e un letto disfatto a farmi da
contorno. Ci sarebbe da cronometrarmi.
Dunque!
Dentro
c'è una strada per Parigi di Novita Amadei – Neri Pozza, 2014
Quando
è uscito questo libro ero ancora immersa nello stage in libreria. È
stato uno dei piccoli casi dell'anno, che la gente veniva a
richiedere espressamente e che andavano via con una certa velocità.
Il Premio Neri Pozza per gli inediti è ancora una novità, e questo
libro è il vincitore assoluto della prima edizione. Vediamo.
In
un certo senso l'ho trovato onesto. Si presenta come un libro
francese, col rimando a Parigi fino nel titolo e la Torre Eiffel che
si staglia in copertina. L'autrice effettivamente vive in Francia, e
deve aver respirato l'aria del luogo fino a sradicare quella italica.
Ho trovato che fosse un libro puramente francese. Che questo sia un
complimento o una critica, non sta a me dirlo. Dipende dal personale
gradimento verso la letteratura francese contemporanea. Io ammetto
che un certo tipo di letteratura francese non la posso soffrire. Tipo
L'eleganza del riccio. Venti pagine e pregavo per l'ecatombe.
Ma
dicevo, Dentro c'è una strada per Parigi. Che in realtà mi è
piaciuto abbastanza, pur essendo lontano dai miei schemi di
gradimento. Scorre bene, è scritto bene. Racconta – e finalmente
ci arrivo – delle vicende di Martha, una donna che di recente ha
divorziato dal marito e ancora più recentemente ha perso il lavoro.
Vive con la figlia di tre anni che è tutto il suo mondo, e
intrattiene una calorosa amicizia con Adèle, un'anziana vicina di
casa. E in questo libro c'è la storia di Martha che si incrocia con
quella di Adèle. Ma non è nemmeno la storia della loro amicizia.
C'è una storia d'amore, quella di Martha con un altro abitante del
palazzo, che però sento di non aver capito del tutto. E un po' penso
sia la “francesità” dell'atmosfera a impedirmi di comprendere
pienamente il rapporto tra i due.
E
dunque, il mio consiglio dipende molto dai gusti di chi legge. E no,
la cosa non è così scontata. Ci sono libri che si consigliano da
soli, che bisogna leggere e basta, pure se si esce dal proprio
tracciato. Questo invece l'ho sentito più settoriale, ecco. È un
bel libro e mi è piaciuto nonostante non sia il mio genere. Non sono
certa che possa essere la regola, ecco.
Ammazza
un bastardo! dei Colonel Durruti – traduzione di Alessandro
Bresolin – Spartaco, 2007
La
biblioteca centrale di Torino mi perplime, perché è a scaffale
chiuso e per prendere i libri in prestito bisogna compilare un foglio
con tutte le informazioni prima che un addetto lo vada a recuperare.
Tra l'altro il mio foglietto era andato disperso, e sono rimasta
appollaiata contro il bancone per mezzora prima che mi venisse in
mente di chiedere se ci fossero problemi. Però non è male come
offerta. Non è Reggio Emilia, questo no. Ma non è male. Tiene anche
case editrici un po' più piccole e ganze, come appunto la Spartaco,
la Las Vegas e la Del Vecchio.
Dunque,
Ammazza un bastardo!. L'idea di partenza è fantastica, da qualunque
punto la si guardi. All'improvviso Parigi – ehi, che coincidenza! -
si ricopre di manifesti viola che invitano i cittadini a liberarsi di
un bastardo. Che la società ne è satolla e schiacciata, e
liberarsene è cosa buona, giusta e salubre. In soldoni. Firmato, il
Soviet. E il libro racconta in capitoli brevi e spigolosi del Soviet,
della polizia che cerca i colpevoli, di coloro che trovano
ispirazione nel manifesto e agiscono di conseguenza. Del viola che si
sparge, di un ispettore un po' nel mezzo.
Noterete
l'assenza di nomi in questa mini-quasi-si-fa-per-dire recensione. Il
fatto è che potrei anche andarli a cercare tra le pagine, ma non so
quanto avrebbe senso. Se la storia è veramente ganza, la
realizzazione è un po' piccata dall'assenza di personaggi ben
costruiti. Li ho sentiti tutti simili, intercambiabili. Non mi basta
che gli autori mi specifichino che questo poliziotto è così, io
voglio sentire che è così. Non sono molto chiara, ma penso
capiate.
Quindi
anche con questo libro rimango un po' indecisa, nel mezzo. La storia
è fantastica, l'idea di base è interessantissima. Rimane il fatto
che la realizzazione mi ha lasciata un po' freddina, ecco.