Maschi, femmine e altre cose. Generi e degeneri nel fantastico moderno - Educational tenuto da Aislinn e Luca Tarenzi a #LUCCACG15
Ormai
si sarà anche capito che sono stata al Lucca Comics, e che come ogni
anno mi sono divertita un sacco. Non ho fatto molti acquisti, non ho
granché girato per i padiglioni. Più che altro ho visto amici, ho
mangiato schifezze e cantato e ballato al concerto di Cristina
D'Avena, un'esperienza catartica. Ah, e ho fatto una foto con Lupo
Lucio e Fata Lina. E ho spaventato una fumettista. E ho perso la
battaglia contro una porta.
Tralasciando
tutto il resto, la mattina del 31 ho partecipato a un educational che mi
ispirava un sacco, e che attendevo trepidante da settimane. Trattasi
di Maschi, femmine e altre cose – Generi e degeneri nel
fantastico moderno, tenuto da Luca Tarenzi e Aislinn,
creature che adoro in forma sia umana che autoriale e di cui non
cesserò mai di consigliare i libri.
(Come si può non adorarli, in veste di fauno e di - ipotizzo - Morrigan?)
L'argomento
mi sta a cuore. Mi sta moltissimo a cuore, specie in questo periodo,
in cui una branca della sociologia è diventata uno spaventevole
spauracchio chiamato “teoria del gender”, in cui un triste
onanista con una scatola addosso richiama consensi (qui) e
nessuno, me compresa, si prende il disturbo di devastarlo
fisicamente. La questione di genere è mia, e ho sempre cercato di
portarmela addosso, con risultati che oggi mi perplimono. Quindi
figuriamoci la gioia nel vederla affrontata in relazione alla
letteratura fantastica, che rimane il mio genere (lol) preferito.
Dunque,
vediamo. L'educational è stato sommamente interessante, è questo è
chiaro. Purtroppo non sono altrettanto chiari i miei appunti, come si
può evincere dalla foto in cui li sfoggio insieme all'attestato di
partecipazione. Farò del mio meglio per interpretarli, ecco.
Ha
iniziato a parlare Tarenzi, pregandolo di bastonarlo in caso fosse
caduto nella trappola del sessismo suo malgrado, e tentando poi di
indicare una genesi precisa di quello che viene oggi indicato come
“letteratura fantastica”. Scelta che è ricaduta sui racconti
d'appendice degli anni '20 e '30, che hanno formato la generazione
successiva di scrittori, e in cui la donna era rappresentata come
oggetto del desiderio, come sostegno, come donzella da salvare.
Nel
1934 giunge una figura che spezza quella raffigurazione, ed è Jirel
di Joiry, personaggio creato da Catherine L. Moore ispirato al Conan
di Robert E. Howard. Una guerriera forte e possente, che rifiuta ogni
riferimento alla femminilità e giura di concedersi soltanto a un
uomo che sarà in grado di sconfiggerla. E qui il discorso ha
iniziato a farsi ulteriormente interessante, tra i riferimenti alle
Amazzoni, al modo in cui erano viste allora, in netto contrasto con
l'attuale visione. Il succo è che all'interno della letteratura
fantastica primordiale una donna, per essere un personaggio
principale, forte e combattivo, essenzialmente non doveva più essere
una donna.
Si
è passati poi a Tolkien, oggi percepito come padre del fantasy, e
alle sue donne. Ora, io lo ammetto: non ho ancora finito di leggere
Il signore degli Anelli. Disprezzatemi pure, non posso farci nulla. I
film mi frenano dal recupero letterario, che posso farci? Ad ogni
modo, anche grazie ai film, abbiamo tutti ben presente le donne di
Tolkien. Anche perché non è che ce ne siano moltissime da tenere a
mente, ecco. Durante l'educational, contestualmente all'argomento della rappresentazione della donna, Tolkien è stato definito “un
grande passo falso nel cambiamento”. Perché le cose avrebbero
potuto cambiare da lui in poi all'interno del fantastico, e invece
sono rimaste com'erano fino a tempi ben più recenti. Ci sono stati
riferimenti alla dichiarazione tra Faramir e Eowyn, che letta ad alta
voce mi ha fatto venire i brividi. Al fatto che Eowyn, per andare a
combattere, si sia portata dietro un Hobbit, forse perché secondo
Tolkien una donna che combatte è aliena e impossibile quanto un
Hobbit in battaglia. Il nome di Galadriel, che è stato cambiato
rispetto a quello che le avevano dato i genitori in seguito al
matrimonio.
La
discussione si è spostata su Marion Zimmer Bradley, autrice che mi è
stata sommamente importante durante l'adolescenza, al punto che non
riesco ad affrontare del tutto i fatti di cronaca che la riguardano.
Quindi, ipocritamente, soprassiedo. E faccio cenno al suo giuramento
delle Amazzoni, a una donna guerriera che non vuole più impedirsi di
avere rapporti con un uomo, ma che rifiuta le catene del matromonio.
Poi
gli appunti si interrompono, compare uno scarabocchio di Aislinn e
Tarenzi seguito dalla parola CONGA. Credo di essermi lievemente
distratta durante discussioni sull'interpretazione di alcuni reperti
etruschi. Ho delle perplessità.
C'è
stato poi un salto che tende verso l'epoca attuale. Quand'è che le
eroine diventano la norma? La risposta, all'interno
dell'urban-fantasy che è poi l'ambito in cui sono più presenti, è
contestuale. Per prima cosa, elenca Tarenzi, già ai tempi della
Bradley sono soprattutto le donne a leggere fantastico. Dunque coloro
che hanno passato la loro giovinezza a identificarsi con personaggi
maschili, oggi scrivono libri in cui personaggi femminili si
appropriano di ruoli che prima erano soltanto maschili. La seconda
ragione dipende dai cambiamenti avvenuti nel mondo. Dai dettagli.
Dalla pistola che, sostituendo la spada, ha reso molto più paritario
uno scontro tra individui di sesso opposto.
Si
è quindi chiacchierato di un libro che ora bramo profondamente, La
mano sinistra delle tenebre di
Ursula Le Guin, in cui l'androginia viene affrontata in modo
geniale, partendo comunque dal nostro punto di vista fermamente
binario. Narra di un ambasciatore che giunge in un pianeta in cui non
è semplicemente il genere ad essere fluido, interscambiabile e
labile, ma anche il sesso biologico. Il sesso degli abitanti è
determinato dagli ormoni, e può cambiare di mese in mese.
L'ambasciatore vive con stranezza la situazione, e colei che l'ha
preceduto nella sua mansione se ne diceva sconvolta. Si era resa
conto che in una società in cui i sessi sono fissi e immutati, è il
sesso biologico a determinare il modo in cui ci poniamo di fronte a
una persona, a regolare le nostre movenze, il nostro tono di voce, la
nostra espressione. Dovendo trattare con individui il cui sesso
poteva cambiare così drasticamente, non sapeva come gestirsi, e
cadeva nella confusione.
Ecco.
Io voglio questo libro.
Il
tempo stringeva, e la discussione si è affrettata su lidi quali il
genere e l'omosessualità nei vampiri. Nel caso dei vampiri donne,
dalla Christabel di Coleridge fino a Carmilla e alle vampire di
Dracula, si assiste a personaggi caratterizzati da un saffismo
predatorio, presenti in letteratura fino dalla fine del '700. Per
quanto riguarda invece i vampiri maschili, quelli sono rimasti
inalterati, predatori fermamente eterosessuali da Lord Ruthven a
Dracula.
Fino
a Anne Rice, la mia sacra e adoratissima Anne Rice. Essendone una
fervida ammiratrice, denoto quanto la questione della
rappresentazione di genere le stia a cuore. Quanto i suoi personaggi
maschili si lascino andare a pianti, crisi isteriche, vanità e
romanticherie, come i suoi personaggi femminili sappiano essere fermi
e sessualmente liberi. Dalle Cronache dei Vampiri, con Lestat e Louis
che “adottano” la piccola Claudia, fino alla saga delle Streghe
Mayfair, con le disinibite Mona e Rowan.
Si
è passati velocemente, poiché il tempo era davvero agli sgoccioli,
alla rappresentazione dei transessuali nella narrativa, ponendo
l'attenzione sul fatto che veniva raccontata come una caratteristica
perturbante e analizzata nel dettaglio nei casi in cui a scriverne è
un cisgender, e con assoluta tranquillità quando a scriverne è un
transessuale.
Aislinn
ha raccontato con brivido la domanda posta da un ragazzino durante
una conversazione, “Come hai fatto a rappresentare Rafael come se
fosse normale?”. Rafael, per chi non avesse letto Angelize,
è un ragazzo omosessuale. Gli anni '50 sono tra noi.
C'è
stata una breve ma sentita discussione sull'ipotetico maschilismo
insito in George R. R. Martin, dal quale potentemente mi dissocio,
che secondo me Martin è femminista all'osso e lo dimostra nei propri
libri dando voce e carattere alle molteplici possibilità offerte
dall'essere donna. Non ci sono solo Arya e Brienne, che per diventare
forti e guerriere rifiutano la femminilità. Ci sono anche Asha e
Danaerys in ruoli battaglieri e di comando, e Catelyn a incarnare con
dignità il ruolo tanto bistrattato della madre. E diamine.
Poi
è rimasto giusto il tempo per intristirci del panorama del
fantastico italiano, in cui non vengono pubblicati né tradotti libri
in cui la sessualità e l'identità di genere vengono raccontati in
modi che si discostino dalla norma. Siamo indietro, essenzialmente.
Il problema è che gli editori non si fidano del loro pubblico, lo
sottovalutano.
Quindi,
beh. L'educational non si è chiuso su una nota editorialmente
allegra. Ma è stato interessanterrimo almeno quanto speravo, pieno
di informazioni, collegamenti e interpretazioni che solo in parte
sono riuscita ad appuntarmi. Spero di averne dato un resoconto almeno
comprensibile. Personalmente, mi sono divertita un sacco. Attendo con
ansia l'educational dell'anno prossimo, ormai è un must di Lucca.