Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker

Dunque, Cassandra al matrimonio di Dorothy Baker, tradotto da Stefano Tummolini e edito da Fazi nel 2014. Questo è stato il primo libro che mi sono regalata per il mio compleanno. Non è stato facile scegliere, mi ispiravano un sacco pure Malefica luna d'agosto e... beh, siamo seri, un sacco di altri libri. La libraia mi guardava con compatimento, l'amica che mi accompagnava mi avrebbe volentieri sciolta nell'acido. Per scegliere è stata decisiva una serrata conta.
Questo libro me lo sono portato in viaggio, e ho fatto malissimo. Ho letto la prima parte accavallando poche pagine per volta nei pochi minuti di solitaria attesa che mi ritrovavo tra le mani in un contesto affollato e rumoroso quale il Lucca Comics. Rimpiango quella prima parte, perché non sono riuscita a entrarci del tutto. La rivoglio, quella prima parte.
Poi sono tornata a casa e, boom, amore.
Ora, parlo prima della scrittura, della trama o dei personaggi? Cosa ho amato di più? Cos'è che mi ha stupita?
Direi la scrittura. Chiacchierandone su facebook viene fuori che chiunque l'abbia letto è concorde nel dire che questo libro non viene dal suo tempo. Non sembra affatto figlio del 1962, anno in cui è stato pubblicato per la prima volta. Non sembra scritto ieri, sembra scritto domani. È questa la cosa assurda. La voce narrante che ricorda, ipotizza, si rivolge qualche volta al lettore, ironizza, si compiace. Svelta, leggera e leggiadra, veloce e divertente. Come se l'avessero nutrita solo di libri pesanti e pomposi e volesse togliersi di dosso ogni traccia di pedanteria.
Poi vediamo, la trama. Ci sono Cassandra e Judith, due gemelle. Hanno un po' più di vent'anni – forse venticinque? - e hanno sempre vissuto morbosamente appiccicate l'una all'altra, finché Judith non ha deciso di trasferirsi lontano, per studiare in un luogo diverso da Cassandra. E Cassandra non l'ha presa bene. Figuriamoci come ha preso la notizia del matrimonio di Judith. E dunque torna a casa, dove il resto della famiglia la attende. La nonna che vive in un soffice mondo di illusioni, il padre che beve e filosofeggia in solitudine, la sorella che cerca di facilitarle la transizione. Cassandra è un po' fuori, ecco. Difficile raggiungerla, difficile farsi capire. Non la smuovi, Cassandra. Un po' la vorresti prendere a schiaffi, un po' vorresti abbracciarla.
E questo libro racconta dei giorni che precedono il matrimonio di Judith, con qualche scorcio della vita “prima”, volta a spiegare cos'è successo a queste due gemelle, perché sono così pessime nei rapporti sociali, perché Cassandra sembri annegare all'idea di vedersi strappare sua sorella. Per la prima parte la voce narrante appartiene a Cassandra, poi si sposta su Judith e il racconto si arricchisce, acquista una stabilità che prima non aveva.
È un po' superflua questa conclusione, quella in cui specifico quanto io abbia adorato il libro e finisco per consigliarlo. Ma la conclusione ci vuole sempre, in un post, e non saprei da dove pescare una formula più indicata. Quindi sì. Lo consiglio assai.