Di letterature altre - consigli

E dunque, è passata qualche settimana da quando, leggendo Domani avrò vent'anni di Alain Mabanckou, mi sono accorta di quanto la letteratura proveniente da letterature geograficamente e culturalmente “altre” in Italia fosse poca e poco celebrata. Dell'argomento avevo chiacchierato brevemente qui, se aveste voglia di farvi un giro tra le mie elucubrazioni. In questo post vorrei segnalare alcune case editrici che pubblicano libri provenienti proprio da quelle zone culturali qui poco diffuse, ecco.
Non ne conosco poi molte, quindi in realtà questo elenco sarà – tristemente – piuttosto breve. Dunque, vediamo.
Ovviamente la 66thand2nd, impronunciabile ma ganza casa editrice indipendente che pubblica, insieme a Mabanckou – congolese – autori di origini nigeriane come Noo Saro-Wiwa e Louise Soraya Black, ghanesi come Mohammed Naseehu Ali, e tanti altri scrittori provenienti da varie zone dell'Africa. E un libro di Francis Scott Fitzgerald sul calcio, che non c'entra molto con quello che sto scrivendo, ma mi pareva degno di nota. Quindi se qualcuno sente di volerne sapere di più sulla letteratura e sulla cultura africana, direi che questa è la prima casa editrice da visitare.
Poi c'è la Ponte 33, nata come associazione culturale per promuovere la letteratura mediorientale. Pubblica autori pakistani, iraniani, afghani e, seppure io ancora non l'abbia personalmente testata, mi ispira moltissimo. Tra l'altro adoro le loro copertine, ce ne sono un paio veramente stupende. E trovo che basterebbe solo leggere le trame di un paio di libri per sfaldare un monte di pregiudizi. Comunque.
Edizioni Spartaco, di cui mi è capitato di chiacchierare un paio di volte, pubblica anche scrittori di varie nazionalità. Come Suleiman Cassamo, voce dal Mozambico, l'algerino Hamid Skif, e il terribile Saddam City di Saeed Mahmoud, che narra la prigionia del protagonista nelle prigioni irachene. La Spartaco, che si fa voler bene già per ragioni puramente letterarie, è apprezzabile anche per motivi, come dire, politico-sociali. Per la ricerca, in molte delle sue pubblicazioni, di una voce chiaramente morale, anche quando è confusa. Mica a caso hanno una collana che si chiama Dissensi.
La giovane Calabuig, ramo narrativo della Jaca Books, nasce col preciso intento di pubblicare in Italia libri provenienti da paesi “altri”. Hanno pubblicato l'arabo Sonallah Ibrahim, l'iraniana Goli Taraghi, l'argentina Hebe Uhart. Tra l'altro di quest'ultima mi è piaciuto moltissimo Traslochi.
La Nuova Frontiera – che pure ha delle copertine meravigliose – è specializzata in letteratura sudamericana, ma ha pubblicato anche la russa Alisa Ganieva e africani come Paulina Chiziane. A parte il fatto che la sua letteratura sudamericana merita di per sé.
La Del Vecchio, con le sue meravigliose copertine – sì, va bene, lo so, sarò superficiale ma certe case editrice fanno dei loro libri qualcosa di così visivamente stupendo che come si fa a non parlarne? - pubblica in edizione economica (e prima o poi me lo piglio) le storie del commissario Habib di Moussa Konatè, autore malese, i libri della libanese Yasmine Ghata, nonché il marocchino Fouad Laroui, di cui mi era piaciuto moltissimo Un anno con i francesi.
Cito la SUR, per quanto assurdo sia, specializzata come la Nuova Frontiera in letteratura sudafricana, con le sue copertine sgargianti che a me personalmente piacciono moltissimo.
Di recente poi Gargoyle ha pubblicato un fantasy di un'autrice statunitense ma di origini nigeriane, Okorafor Nnedi, “Chi teme la morte”, che fonde nei suoi libri elementi di mitologia africana e di cultura americana. Quindi subodoro un risultato ganzo.
E dunque, mi interrompo qui. Non perché non mi andrebbe di parlarne oltre, ma perché ho un treno tra mezzora. Sapete com'è.
Vi invito caldamente a lasciarmi consigli nei commenti, nell'assai probabile caso mi fosse sfuggita qualche casa editrice.
Ah, già, la e/o. Diamine. Dovrò ampliare il post stasera appena torno.