Ebbene,
ho scoperto che riesco a postare commenti senza alcuna limitazione su
qualsivoglia blog, ma non dal mio computer. Il che significa che
chissà cosa sarò andata a scaricare che mi ha sballato le
impostazioni, 'cidenti. Comunque vuol dire anche che mi basteranno
pochi minuti col computer della mia somma genitrice, per rispondere
ai commenti, invece di lasciarli a spegnersi nel silenzio.
Noi
di David Nicholls – traduzione di Massimo Ortelio – Neri Pozza,
2014
Non
ho ben chiaro perché di Nicholls abbia letto soltanto Un giorno,
che pure ho estremamente adorato, visto che in Italia sono stati pubblicati
altri due libri, disponibili in economica. Eppure, chissà
perché, il mio secondo incontro con l'autore è stato con questo
Noi, amorevolmente passatomi da Irene/Nereia, di cui consiglio
ripetutamente e con assoluta convinzione il blog, LibrAngoloAcuto.
Dunque,
il narratore è Douglas, sulla cinquantina. Sposato con Connie, con
la quale ha un figlio di diciassette anni, Albert. Premetto che prima
di iniziare la lettura avevo letto peste e corna su Connie e Albert,
anche se non ricordo dove. In realtà a me Connie piace molto, così
come mi è piaciuto Douglas. È Albie che mi sta orrendamente sulle
scatole. Un ragazzino viziato che continua a ferire suo padre perché
questo non è la persona che vorrebbe. Va bene, Douglas è impostato,
è prevedibile, e ommioddiononsiamai, ha alte aspettative per suo figlio. Però è una brava persona, e non c'è niente di male
ad essere convenzionali. Connie poi è all'opposto, questa donna
meravigliosa piena di vita e interessi, ancora un'entusiasta a
cinquant'anni. Ecco, quello che non ha funzionato tra lei e Douglas,
e che nelle prime pagine la convince a mettere un grande punto
interrogativo sul loro matrimonio (un “credo che ti lascerò”
rilasciato di notte, sotto le coperte) è che i due hanno un'idea
molto diversa di legame. Almeno secondo me. Douglas è totalizzante,
Connie rimane una e indipendente. Non lo so, è un'idea che mi sono
fatta.
Ma
dunque, la trama. Albert sta per partire per il college e i genitori
decidono di portarlo in giro per l'Europa in una specie di “grand
tour”, a visitare le città d'arte e i musei. Douglas fissato con
l'organizzazione e le sue guide turistiche, Connie e il figlio vorrebbero godersi il panorama senza sentirsi subissare di nozioni.
E
va avanti così. Succedono un sacco di cose, mentre Douglas racconta
di come ha conosciuto Connie, quanto si sono adorati per anni, della
nascita di Albert... decenni condensati in poche centinaia di pagine.
Raccontato
così però può sembrare una lunga e noiosissima tirata sulla vita
di coppia. Niente affatto. È Nicholls, il che assicura un tono
leggero ed estremamente british. Però assicura anche temi tutt'altro
che frivoli e allegri, dai cui toni si risale poco a poco per un
sorriso più tenue.
Ultima
– La città delle Contrade di Carlo Vicenzi – Dunwich, 2014
Questo
era finito nella lista degli acquisti imprescindibili del Salone da
quando in libreria (la Miskatonic University, se state dalle
parti di Reggio Emilia consiglio plurimamente di farci un salto) se
l'era giocata con Codex Gilgamesh e Nero
Eterno per
tornare a casa con me. Col primo ho scoperto che adoro lo steampunk,
e ringrazio chiunque voglia darmi ragguagli e consigli sul genere.
Dunque,
Ultima.
È
un libro di cui non mi è facilissimo parlare, perché è uno di quei
casi in cui fabula e intreccio non collimano. Perché se la trama e
l'ambientazione sono ganzissime, e potenzialmente lo sono anche i
personaggi, il modo in cui queste sono raccontate non mi ha convinta
del tutto. Non che ci siano errori grossolani o che non sia
plausibile, anzi. Piuttosto, il problema è la mancanza di tensione
verso la scoperta. Ogni volta che un problema viene presentato, viene
accompagnato dalla sua soluzione. Non si lascia al lettore il tempo
di chiedersi cosa succederà, o perché un certo personaggio si
comporti in un certo modo, i sospetti non riescono ad alzarsi che
subito la risposta viene esplicitata.
Dunque,
la trama. Che quella è indubbiamente ganza.
Ci
troviamo a Ultima, l'unica città italiana sopravvissuta alla
devastazione di una guerra globale. È circondata da mura altissime,
perché possa proteggersi dal mondo esterno, razziato da bande di
predoni e tagliagole. È divisa in Contrade che mandano i propri
campioni a combattere ogni anno perché venga così deciso a chi
debba essere assegnato il governo della città di anno in anno.
Durante un combattimento nell'Arena, Demetrio Deisanti viene
incastrato: gli viene data in mano un'arma con una lama nascosta
perché ferisca gravemente il proprio avversario, e venga così
escluso dai giochi. Demetrio non tarda a rendersi conto di un
complotto per fare fuori i campioni di alcune contrade. Viene accolto
da due ragazze della “Cornacchia”, la contrada delle spie,
Miranda e Veronica, una geniale ingegnere(ssa?) meccanica e una meravigliosa
guerriera. Si uniranno altri personaggi, si visiteranno alcune contrade
particolarmente interessanti – mi sarebbe piaciuta qualche pagina
in più dedicata a quella dei Corsari – e poco a poco la
macchinazione viene alla luce.
E
dunque, ribadisco quanto già detto: la storia è fantastica, ma non
è raccontata nel migliore dei modi per via dell'eccessiva
esplicitazione. Spero che Vicenzi riesca prossimamente ad affinare le
proprie doti narrative, perché sarebbe bastato poco per rendere
questo libro un'incontrastata figata