Sono
passati diversi giorni dal mio primo tentativo di scrivere questo
post, abbandonato perché non riuscivo a collegare insieme i suoi
vari elementi e perché, dopotutto, non ne stava uscendo nulla di
quello che avrei voluto dire. Poi c'è stata la Giornata del Libro,
col suo Ioleggoperché, e non mi andava di mettermici in mezzo, che
pur con tutti i suoi difetti, non meritava certo d'essere celebrata coi
miei dubbiosi arrovellamenti. Tra l'altro, sembra che sia stata
vissuta con animi opposti da così tante persone. Vi
invito a leggere il resoconto che ne ha fatto Malitia di
Dusty pages in Wonderland,
dal quale si evince che, mentre noi alzavamo barricate di dubbi, c'è chi si è detto “sì, vabbè”,
è andato e ha fatto. E a qualcuno è andata bene. Questo non spegne
le critiche su quello che poteva essere fatto meglio, sull'impegno
modesto messo da alcuni e sulle troppe responsabilità gettate su
altri, sulle risorse che continuano a mancare perché il sostegno
alla lettura sia effettivo. Però intanto è successo e forse per
qualcuno ha funzionato.
Nelle
ultime settimane molti, spronati da Ioleggoperché, hanno cercato di
dare una risposta alla domanda “Perché si legge”, con alcune
varianti. “Perché si dovrebbe leggere”, “Perché io leggo”,
“Non c'è motivo per leggere, finitela di frantumare le scatole ai
passanti”.
Io
mi piego all'evidenza che non esiste una risposta unica, unanime,
valida per tutti. Ogni lettore ha il suo motivo per leggere, che può
avvicinarsi al nostro o negarlo del tutto. C'è chi legge per
acculturarsi, chi per ripercorrere al contrario la strada percorsa
dall'umanità, chi vuole spegnere il cervello con qualcosa di leggero
e chi preferisce appesantirsi la testa aggiungendovi il pensiero di
una mente più alta.
Io,
nel mio piccolo, leggo perché mi piace. Punto. Non c'entrano niente
cultura e conoscenza, non mi potrebbe importare di meno di quello che
la lettura fa alle mie sinapsi, se anche i libri avessero l'identico
effetto dell'alcol, continuerei a leggere finché il mio nome non
verrà impresso sul marmo.
E
nonostante qualche volta mi capiti di lasciarmi andare a goliardiche
affermazioni su quanto siamo ganzi e meravigliosi noi Lettori
rispetto ai Non-Lettori, trovo ridicolo che ci sia chi pretende
d'essere preso sul serio, vantando la propria superiorità di
Lettore. Non basterebbe una vita intera per spernacchiare degnamente
quelli che fanno della lettura una virtù a prescindere, da usare per
svilire l'Orrido Volgo Illetterato. Per intenderci, la fonte di quei
meme sul tema “Io voglio solo libri perché sono speciale, mentre
Gli Altri sono persone grette e ottuse.” Quelli, dai. Ne avrete
visti a centinaia.
Tuttavia,
è anche vero che quando si tratta di far funzionare il cervello, la
narrativa ha una marcia in più. Non sono io a dirlo, e rimando a un
paio di link che inserirò in fondo al post a supporto di questa
tesi. Dopotutto, mi pare piuttosto logico che infilarsi nella testa
di un personaggio per indossarne i panni, comporti a lungo andare uno
sviluppo dell'empatia. Si impara che dietro ogni persona c'è una
storia, anche se non è scritta, e che tutti abbiamo i nostri motivi
per comportarci in un certo modo. Ignoro se il miglioramento sia
automatico, se proceda di pari passo per tutti o se la velocità di
sviluppo vari da persona a persona, ma tanto mi basta.
C'è
da aggiungere un ulteriore surplus di benefici, per quanto riguarda
le capacità cognitive. E ancora, mi permetto di accennare agli
articoli in fondo alla pagina. Anche perché sarebbe abbastanza
ridicolo se mi mettessi a enunciare i processi biologici che si
attivano nel cervello durante la lettura, visto che tutto ciò che è
scienza mi passa attraverso senza ch'io mi sforzi di capirne
alcunché. Mi limito dunque a elencare gli effetti della lettura da
un punto di vista sociologico, sottolineando come questa possa
sviluppare la capacità di costruzione di modelli mentali, di analisi
e di collegamento tra i diversi argomenti. Permette di leggere una
situazione oltre l'immediatamente visibile con più facilità, e di
sbirciare sotto ciò che è palese. I processi logici che mettono in
collegamento più fattori e ne traggono le conseguenze diventano ovvi
e banali, inconsapevoli. Intuito, gente.
Vogliamo
parlare dello sviluppo di creatività e immaginazione? Viene dalla
necessità di ricostruirsi una scena inedita nella propria mente
partendo da una descrizione, uno sforzo – se poi di sforzo si
tratta – che il cinema e il fumetto non ci richiedono. Tralasciamo
le capacità verbali, via.
E
quindi, riepilogo.
Penso
che dovremmo imparare a mettere una barriera tra ciò che amiamo
fare, con lo spirito da tifoseria che questo comporta, e gli
oggettivi benefici che una data attività può dare. Non siamo
“migliori” in quanto leggiamo. Non meritiamo lodi e pacche sulle
spalle perché preferiamo un libro a una partita in televisione,
tanto più che, pur con tutto quello che la lettura dovrebbe averci
aiutato a sviluppare, finiamo comunque per inciampare nell'incoerenza
e nell'arroganza.
E
non è detto che la lettura possa automaticamente rendere persone
massimamente empatiche, intuitive e analitiche. Persone più
intelligenti, “migliori”. Sicuramente aiuta, e un tentativo
sarebbe d'obbligo.
Leggere
aiuta a capire, e capire aiuta a vivere e a muoversi in una società
che ormai viene soprattutto esperita attraverso la narrazione. Il
racconto dei fatti conta più dei fatti stessi, il punto di vista può
trasformare una vittima in una minaccia. Essere in grado di capire
quando un'informazione è taciuta o svilita è un invito a scavare
sotto l'omissione, e a cercarne il motivo.
Per
contro non è neanche impossibile che uno stesso grado di
funzionalità sociale-cerebrale sia raggiunta da individui che non
leggono, e che magari il tempo che noi siamo stati chinati sui libri,
l'hanno passato in chissà quale attività. È una questione, secondo
me, di passione. Di ossessione per un determinato argomento che
provoca fame di informazioni, di ricerche, che sforza gli ingranaggi
in cerca di nuove risposte, ognuna delle quali guida a ulteriori
domande. Può essere la lettura, come può essere tutt'altro. E
tuttavia, senza stare a demonizzare i Non-Lettori, i benefici della
lettura sono innegabili. Leggere fa bene in mille modi diversi e un beneficio, in quanto tale, dovrebbe essere condiviso.
E
quindi? E quindi plaudo ad ogni scintilla d'impegno che vuole
traghettare i Non-Lettori alla Lettura. Come lettrice, che un po' di
tifoseria c'è sempre, e come membro di una società che sarebbe
bello fosse formata nella massima parte possibile da individui
rigonfi d'empatia.