Non
mi rimane molto tempo per pubblicare post con consigli Natal-tematici. Mi
spiace, perché mi sarebbe piaciuto pubblicarne tanti altri. Uno
sulla musica, ad esempio. Uno sull'arte. Magari, se mi sbrigo, riesco
a scriverne ancora uno prima della Vigilia, che considero il termine
ultimo. Il che non ha poi molto senso, visto che per il 24 ognuno
avrà terminato di prendere i regali, quindi la parvenza di utilità
di questa simil-rubrica è messa a dura prova.
Ma soprassediamo, no?
Prima
di tutto, L'armata dei sonnambuli dei Wu Ming, libro
che ho adorato e di cui ho lungamente parlato qui. Diciamola
tutta, lo considero un libro che non si può non leggere. È con
questo libro che mi sono approcciata ai Wu Ming, e ne sono felice. Un
po' perché la ricostruzione storica di un periodo, quello che segue
la Rivoluzione Francese, è davvero attenta e puntigliosa, e un po'
perché il punto di vista da cui parte la narrazione è... beh, è
diverso. La rivoluzione dei poveracci, mica di Lady Oscar. Con tutto
l'affetto che porto a Lady Oscar.
Sinistri
dei Tersite Rossi, edito da e/o, che ho recensito qui
un bel po' di tempo fa. Un fantapolitico ambientato giustamente in
Italia. Putiamo che le cose al nostro paese vadano ancora peggio.
Ipotizziamo un parossismo, neanche troppo spinto, di quello che
stiamo vivendo adesso. Le menzogne, la censura, l'omissione delle
notizie, la narrazione che ricostruisce la storia. Il Partito della
Felicità. La Banda dei Nove. Via, smetto di sproloquiarne, tanto ho
già linkato la recensione.
Sorprenderà
di trovarlo qui, ma credo che Nord e Sud di
Elizabeth Gaskell sia un buon esempio di romanzo da rivoluzione,
oltre ad essere uno dei miei romanzi preferiti in assoluto. Il fatto
è che, oltre la storia d'amore, oltre le vicende della famiglia
Hale, ci sono le vite disgraziate degli operai in fabbrica e le
scelte cui deve far fronte l'industriale Mr Thornton. Mette mestizia
il fatto che la Gaskell sia arrivata alla soluzione tanto tempo fa e
che ancora non sia cambiato nulla. Rimane il fatto che questo libro è
un capolavoro. Punto.
Non
può mancare La banda degli invisibili di Fabio Bartolomei.
Non può. Questo gruppetto di vecchietti non più arzilli che cercano
ancora, nel loro piccolo, di cambiare qualcosa. Di farsi sentire,
ecco. Oltre le risate, il divertimento, la simpatia dei personaggi.
Desolation Road di Ian McDonald è tanto un libro da 'revolution'. La
accoglie letteralmente nelle proprie pagine, la vediamo nascere,
crescere, ingrassare. Tutti i singoli meccanismi, fin da quando non
erano che semi sparsi nella trama quasi per caso. È ambientato su
Marte e ha la poesia del realismo magico. Ed è bellissimo.
Risorse disumane di Marina Morpurgo è una storia tutta italiana,
estremizzata per le conseguenze e divertentissima. Almeno, se non si
pensa al fatto che le premesse sono effettivamente vere.
Come un respiro interrotto di Fabio Stassi, uno dei miei scrittori
italiani preferiti. È un libro che... beh, è un libro bellissimo. E
in vari saltelli temporali racconta di quel periodo a me sconosciuto
in cui le persone credevano di contare qualcosa, di poter cambiare le
cose. E ci provavano. Quegli anni lì, prima del terrorismo. E c'è
una discussione, non ricordo precisamente in che punto, in cui
l'amarezza ha lasciato uno strappo, e da quello strappo comincia a
entrare la violenza. Non c'è solo quello, ci sono anche momenti di
sole – in molti sensi – di musica e di speranza. Comunque sia, io
lo consiglio barbaramente.
Il sabotatore di campane di Paolo Pasi, ovviamente. La storia
di un anziano che uccide per sbaglio un uomo, ma di cui un paese
intero intende negare la confessione. L'omicidio accidentale è
troppo semplice, e l'anziano è un vecchio anarchico. Deve esserci
per forza una spiegazione più ampia e complessa.
Sarebbe
imperdonabile non citare mezza bibliografia di Stefano Benni,
autore di cui ho parlato qui. Soprattutto Baol, ma
soprattutto anche Elianto, e soprattutto anche Spiriti e
Comici spaventati guerrieri, e soprattutto anche Margherita
Dolcevita, che temo di essere l'unica a preferire a tutti gli
altri. Benni è uno di quegli scrittori con cui sento un legame
particolare. Per assurdità, visione del mondo, ostinazione. Bisogna
leggerlo e basta.
E
direi che è meglio chiudere qui, che è meglio condensare i titoli
piuttosto che espandere il post fino a fargli perdere il succo. Non
sto a citare Hunger Games o perfino Harry Potter, anche se sarebbe
divertente chiacchierare del perché e per come due dei più grandi
successi editoriali dei nostri tempi trattino, tra le altre cose, di
ribellione a un potere che possiamo tutti concordare nel definire
palesemente fascista.
Va da sè che sarei ben lieta di accogliere i vostri consigli su siffatta materia.