Dunque,
Il sole dei soli di Karl Schroeder,
tradotto da Silvia Castoldi e Marco Passarello, seconda pubblicazione
di Zona42. Casa editrice cui devo la scomparsa della mia allergia
alla fantascienza. E interessante anche l'introduzione di Davide Mana, il cui blog, almeno per adesso, lo potete scartabellare qui.
In
questo libro, Schroeder ci toglie da sotto i piedi il mondo che
conosciamo. La nostra gravità, il suolo così sicuro sul quale
abbiamo costruito le nostre vite, l'ovvietà di un sole che ci
riscaldi. Virga non è così, non ha molto a che vedere col tipo di
pianeta cui siamo abituati. È fatto di bolle d'aria, di soli
artificiali – il più importante è Candesce – e città
artificiali la cui gravità è ottenuta tramite il continuo
movimento. E uno degli aspetti che ho particolarmente apprezzato
nella costruzione di questo mondo è che Schroeder non manca di
riportare le conseguenze fisiche dell'universo che ha creato. Non gli
basta dire 'No, qui non c'è gravità', ti dice anche cosa succede
alle persone cui la gravità manca, dei loro corpi alti e sottili,
fragilissimi.
E
c'è Hayden Griffith, un ragazzino che abita nella città artificiale
di Aerie e che assiste alla sua distruzione. Accade nel primo
capitolo, a poche pagine dall'inizio. Aerie è una città debole,
dipendente dalla più grande Slipstream. La madre di Hayden sta
costruendo un sole artificiale col quale potranno rendersi autonomi e
cercare alleati per sottrarsi alla dominazione della città più
grande, ma qualcuno deve aver parlato, perché arriva una flotta a
distruggerli.
E
passano gli anni, ritroviamo Hayden cresciuto e incontriamo gli altri
personaggi.
C'è
Verena Fanning, con il suo dolore cronico, fredda e calcolatrice,
abile burattinaia del marito Chaison. C'è Chaison, che comandava la
flotta di Slipstream che ha distrutto Aerie, e che Hayden intende
uccidere.
C'è
una missione da compiere, e per una fortuita – ma credibile –
connessione di eventi, i nostri tre si ritrovano sulla stessa nave a
solcare l'universo.
Della
missione non posso dire granché, perché non si scopre subito.
Bisogna cercare qualcosa, per un certo motivo. Ecco.
E
sulla nave incontriamo anche Aubri Mahallan, macchinista, che viene
da un mondo filosoficamente bislacco, e il giovane Martor, un
ragazzino che Hayden prende in simpatia.
E
poi altri mondi, e i pirati spaziali.
Ed
è meglio che io non dica altro, che lo spoiler incombe.
Mi
è piaciuta la storia, ho adorato il mondo che è stato costruito, e
il modo in cui è stato presentato. Belli anche i personaggi,
soprattutto Chaison e Venera. Lui coi suoi dubbi, lei che pare le
scorra il cinismo nelle vene.
Attendo
pazientemente il seguito – ma non penso di dover aspettare ancora a
lungo, no?