Forse
non è stata una saggia scelta, quella di prestare Cose fragili
prima di averlo recensito. Quando finisco un libro, ho l'abitudine di piazzarlo sulla scrivania accanto al computer, così quando vorrò parlarne qui mi basterà allungare una mano e sfogliare qualche pagina per essere certa di non dire sciocchezze. Ma l'ho passato a un amico, perciò Cose fragili non compare nella pila traballante - e mezza crollata, ora che ci faccio caso - accanto al computer. Mi tocca improvvisare. Mi consola il fatto che, dopotutto, non sono comunque capace di recensire le raccolte di racconti, quindi non è che stia rovinando chissà quale ipotetico, meraviglioso post.
Dunque.
Beh, inutile tergiversare. Si tratta di Gaiman, è quasi fisiologico che io l'abbia adorato. Però
non mi aspettavo così tanto, essendo una raccolta di racconti, ed
essendo il racconto breve una forma di narrazione che, debbo
ammetterlo, di norma mi lascia un po' freddina.
Ma
via, animo! Cose fragili di Neil Gaiman, tradotto da
Stefania Bertola e edito da Mondadori nella collana
Strade blu, che senza offesa, ma proprio non capisco il motivo
di quelle pagine strane, che sembrano attaccate al contrario.
Una
raccolta uscita in Inghilterra e negli USA nel 2006 e che
a noi giustamente arriva con un divario di otto anni.
Il
libro inizia con Neil che parla dei racconti. Commenta ognuno di
loro, specifica quando è stato scritto e in quale raccolta/rivista
sia uscito la prima volta, che cosa ne pensi adesso... ecco, è una
cosa che ho apprezzato parecchio.
Non
so come descrivere appieno il filo conduttore dei racconti, se non
dicendo che sono pienamente Gaimaniani. Che si intuisce il
terreno del reale sotto ai piedi, però ci si apre alle infinite
possibilità di un assurdo plausibile ed estremamente variegato.
Il
primo racconto lega insieme due classici della letteratura, le
creature di Lovecraft e Sherlock Holmes. Si intitola infatti Uno
studio in smeraldo e, nonostante io non conosca granché
Lovecraft, non ho fatto fatica a intuire il modo in cui i due
universi narrativi erano collegati. Chi non conosce l'opera di Arthur
Conan Doyle probabilmente non apprezzerà il racconto, ma a me è
piaciuto moltissimo. E le citazioni letterarie sono meravigliose.
Il
mio preferito è senza dubbio Spose proibite degli schiavi senza
volto nella casa segreta la notte del desiderio e del terrore.
Sì, è un titolo lungo e assurdo, e a ragione. Il racconto invece è adorabile,
mi ha fatto sorridere tantissimo, anche per la questione metanarrativa
che è sempre apprezzabile.
Ho
adorato anche Il sovrano del Glen, che ha come protagonista Shadow di
American Gods. E mi sarebbe piaciuto moltissimo anche se non
si fosse trattato di un personaggio cui sono già parecchio
affezionata.
Mi
sono piaciuti tantissimo anche Tesori e souvenir – Mr Smith
e Mr Alice, i due personaggi principali, sono presenti anche in Il
sovrano del Glen. Spero di rincontrarli presto, perché sono
personaggi interessantissimi - e Il problema di Susan, in cui
Neil tratta del finale delle Cronache di Narnia. Di più non posso
dire, perché c'è anche chi non ha ancora letto il finale delle
suddette Cronache. Come me, che me lo sono spoilerato orrendamente.
E
Arlecchino a San Valentino, e Caffè amaro... Diciamocelo, in
realtà non c'è un solo racconto che non mi sia piaciuto. Avrei potuto fare a meno di un paio di poesie, quello sì. E tocca ammettere che tre racconti erano già presenti in un'altra raccolta, Il cimitero senza lapidi e altre storie nere. In realtà non so perché quest'ultimo aspetto abbia provocato tante critiche, la cosa non mi ha granché infastidita, ma mi pare giusto notificarlo.
Ma, come sottolineavo poc'anzi, non
sono brava a recensire le raccolte di racconti, non lo sono mai
stata. Finisco sempre per stilare una lista di vaghi e imprecisi 'mi
è piaciuto'/'non mi è piaciuto'. E direi che ce lo possiamo
risparmiare, no?
L'unica
cosa che posso dire è che, se siete Gaimaniani, vi tocca leggerlo.
Punto.
Mi ha pure fatto risorgere la fregola di omaggiare Gaiman con un
tatuaggio.