Di
Francesco Dimitri mi è capitato di parlare diverse volte. Qui
nel resoconto del Lucca Comics, qui nella recensione del suo
ultimo libro, L'età sottile, e infine qui,
nell'intervista che mi ha gentilmente concesso qualche mese fa.
Nell'ultimo mese ho letto anche La ragazza dei miei sogni e
Pan. Il primo era pubblicato da Gargoyle, ed è finito
tristemente fuori catalogo, il secondo è edito da Marsilio e,
diciamo, non è proprio facilissimo da reperire.
Il
che mi irrita profondamente, visto che, credo si sia ormai intuito,
considero Dimitri una delle voci più importanti del panorama del
fantastico italiano. Anzi, per me la doppietta Dimitri-Tarenzi è
imprescindibile, è IL fantastico italiano.
E
il fatto che trovare i primi libri di Dimitri sia una 'sì difficile impresa, sta a significare che il mondo è orrendamente sbagliato.
Punto.
Dicevo,
Pan. Edito nel lontano 2008 da Marsilio.
Mi
viene da dividere la lettura in due momenti ben distinti. La prima
parte, quella in cui prende vita il contesto, viene dipinta
l'ambientazione e si conoscono i vari personaggi, l'ho letta con
calma, gradendola senza furia. Capiamo la distinzione tra il Sogno e
la Carne, conosciamo l'allegra famigliola Cavaterra, col padre
Stefano malato d'Alzheimer, la madre Silvia che si prende
disperatamente cura di quel che rimane di lui, e i tre figli,
Giovanni, Angela e Michele. Giovanni che convive felicemente con
Luisa e cerca di fare accettare a un ottuso professore universitario
la sua tesi di antropologia sull'Isola che non c'è come archetipo,
Angela che si fa chiamare La Meravigliosa Wendy e vorrebbe sfondare
col suo spettacolo di illusionismo, Michele che frequenta ancora le
superiori, l'unico a vivere ancora coi genitori, che legge e
sceneggia fumetti ed è forse il più chiuso. Ci sono questi tre
ragazzi la cui vita inizia a tingersi di Sogno, anche se in modo
quasi impercettibile, così lievemente da essere negabile, anche se
disturbante. C'è un loro vecchio amico di famiglia, il famoso
giornalista Augusto Dal Mare, sempre in televisione a pontificare,
claudicando col suo bastone antiquato. E ci sono 'cose' che si
preparano ad avvenire, e che esplodono nella seconda parte della
lettura.
La
seconda parte della lettura è azione. Sangue, sesso, sangue e ancora sangue. Accadono un sacco di cose, e
di corsa, e non è una corsa che si riesca a fermare. Rinasce ciò
che doveva rinascere, i personaggi passano attraverso una serie di
mutamenti, prendono le loro rispettive posizioni, abbandonano la loro vecchia vita. C'è l'Isola che non c'è, c'è
Capitan Uncino, c'è Tincker Bell, c'è Pan, ci sono i bimbi
sperduti. E detto così potrebbe sembrare nulla più che una semplice
rivisitazione del Peter Pan di Barrie.
Però
no, non la è. Il Peter Pan di Barrie viene preso, trasformato,
adattato a miti e leggende italiane e non, e le leggende stesse
rinascono nella storia sotto diversa forma.
E
i personaggi che cambiano e combattono. Soprattutto Michele. Vorrei
davvero leggere qualcosa di più su di lui, in futuro.
Soprattutto,
vorrei leggere qualcosa su Temidoro, l'allegro fauno. Quanto adoro i
personaggi così. Quelli stupidi che spremono sorrisi fuori da ogni
capitolo. Tra l'altro in Pan ricompare lo stesso Dàgon che avevo
incontrato in La ragazza dei miei sogni. Ecco, mentre in quest'ultimo
Dàgon mi aveva fatto storcere il naso in un paio di occasioni per
via dei dialoghi sempre e comunque eccessivi (troppo volgare, troppo
offensivo, troppo tutto e troppo sempre), qui mi pare che Dimitri gli
abbia saputo dare più senso come personaggio. Cioè, è sempre
volgarissimo e sopra le righe, ma la cosa è vista con disagio dai
personaggi con cui viene in contatto. Che non dico quali sono per
ovvi motivi spoiler-free.
Ho
letto qualche critica, su Anobii e altrove, sull'eccessiva
contrapposizione 'noi' e 'loro', tra l'anarchia e il caos 'buoni'
propugnati dai bimbi sperduti e la malvagità di cui è impregnato
rigido controllo auspicato dall'altro lato. Vero, è una binarietà
un po' forzata.
Ma
onestamente, CHISSENEFREGA. Pan è troppo 'awesome' per stare a
gingillarsi con siffatte considerazione. Zittisciti, stolta morale.
Diamine,
se lo consiglio. Infinitamente.
(E
ribadisco, Temidoro. MOAR TEMIDORO.)