Quelle
piccole cose che ti rendono la Chiesa un'entità sommamente sgradita.
Ammetto
di non ricordare molto, dell'incontro. Avevo il cervello svolazzante
per l'insonnia da studio, e la Petrignani ha detto tanto, troppo
perché riuscissi a stamparmelo in testa decentemente. Ha raccontato
di Marguerite, ovviamente, del suo rapporto con la madre, col
fratello scapestrato e preferito Pierre, dell'Indocina in cui è nata
da genitori francesi, del suo rapporto col Partito, della sua
espulsione. Del suo rapporto con gli uomini, con l'alcol, con la
cucina, con Yann, che è appena morto, cosa che ho scoperto tramite
il profilo Twitter della Petrignani, e un po' mi ha colpita. Chi è
stato in un libro non dovrebbe morire, sovverte l'ordine naturale
delle cose.
Dunque,
Marguerite.
Io
Marguerite Duras la conoscevo soltanto di nome. Sapevo che era stata
una scrittrice intellettuale francese, attiva intorno agli anni '70.
Non conoscevo i titoli dei suoi libri, avevo sentito parlare del film
Hiroshima mon amour, ma non pensavo fosse suo.
Ora
so tanto di lei, abbastanza per volerla conoscere più direttamente.
Non so da che libro inizierà questa conoscenza. L'amante, forse.
Devo ancora decidere.
E
dunque, Marguerite. O Duras, come ha iniziato a chiamarsi a un certo
punto della sua vita, come se volesse riferirsi alla sua identità
pubblica come a un qualcosa staccato da sé. È nata in nel 1914, a
Saigon, Indocina, da una madre distante, Marie, che amava con slanci
intensi e violenti, e dal padre Henri, che morirà nel 1921, in
Francia. Ha due fratelli maggiori, Pierre e Paulo. Pierre è quello
più instabile, egoista, incosciente, eppure Marie lo preferirà
sempre agli altri, e Marguerite questo non riuscirà mai a
dimenticarlo.
Si
trasferiranno in Francia, grazie alla ricchezza che Marie è riuscita
sapientemente ad accumulare. E Marguerite vi rimarrà per sempre,
diventerà prima una scrittrice sconosciuta, con un limitato zoccolo
duro di fan, poi diventerà la celebre Duras.
Marguerite
è una personalità instabile, difficile, interessante. Ferisce con
le parole, annichilisce tra le parole degli altri, eppure sembra
avere questo nocciolo metallico dentro che le impedisce di cedere.
Mille convinzioni, un estremismo esasperato nelle sue prese di
posizione.
E
sì, è un bel libro da leggere, oltre ad essere 'un libro
interessante'. Non è solo il cosa, è anche il come.
Su
Anobii ho letto diverse critiche al modo di raccontare della
Petrignani. È vero che Marguerite non sembra del tutto un romanzo,
ma non lo si può neanche definire una biografia. È qualcosa nel
mezzo, la narrazione di una vita dagli occhi innamorati di una
lettrice. O qualcosa del genere.
Perciò
sì, beh, certo che lo consiglio. E che diamine.