Quest'anno
ho letto pochissimo, sarò sotto i 40 libri e siamo già a giugno. Un
po' per mancanza di tempo, orrendamente per mancanza di libri, mai
per mancanza di voglia. Negli ultimi tempi sto recuperando, mi sono
gettata sui libri presi al Salone come una vegana affamata si getta
sull'unica ciotola di hummus in tutta la sala.
Ma
il tempo continua ad essere poco, anzi si è ridotto, e leggo più di
quanto non riesca a raccontare. Anche se, dannazione, non dovrei.
Denoto brevemente che Gli innamorati di Sylvia di Elizabeth Gaskell è stupendo. Mentre
in Nord e sud sentivo un'influenza Charlotte-Brontiana, qui avverto
un sacco di George Eliot. Che adoro, quindi...
Morte
di un autore di Marija Eliferova – traduzione di Massimo Pianta –
Voland, 2013
Non
conosco molto bene la Voland. È una casa editrice cui giro
intorno da un po', indecisa su cosa leggere. Al Salone non sono stata
l'unica a prendere questo libro, tra l'altro, e attendo di saperne
che ne pensa il buon Salomon.
La
Eliferova ha spiegato in una postfazione, di aver preso spunto da un
personaggio storico misterioso ma realmente esistito. Il che è
bizzarro.
Nel
1913, un autore britannico pubblica Il boiardo Miroslav, un
romanzo gotico sulla malvagità di un tenebroso vampiro e sul
tentativo di ucciderlo. La critica si sbizzarrisce sul suddetto
libro, chi adorandolo e chi ricoprendolo di critiche. In
un'intervista, Alistair Mopper, lo scrittore, rivela di essersi
ispirato a fatti realmente accaduti e a persone tuttora esistenti. La
stampa si infiamma, soprattutto quando lo scrittore, reticente,
presenta l'eccentrico Miroslav a un giornalista, perché gli venga
fatta un'intervista.
E
così via.
L'intero
libro è composto da articoli di giornali e stralci di diario, cosa
che mi avrebbe probabilmente fatto storcere il naso, se l'avessi
notato prima di comprarlo. Ma devo dire che, anche se non è il
'metodo' di narrazione che preferisco, è stato gestito davvero bene,
tra giornalisti e indagatori.
In
sintesi – oddio, più sintesi di così – mi è piaciuto un sacco.
E ve lo consiglio parimenti.
La
storia segreta della rivoluzione di Hilary Mantel – traduzione di
Giuseppina Oneto – Fazi Editore, 2014
Questa
è la prima parte di una trilogia dedicata ai personaggi (storici)
più importanti della Rivoluzione Francese. È un capitolo di storia
che conosco un po' meglio degli altri e mi rendo conto che la cosa è
più dovuta a Lady Oscar che a studi effettivi. O magari, beh, non
necessariamente a Lady Oscar, ma a altre opere di narrativa.
Vediamo,
i personaggi cui la Mantel sceglie di dare spazio sono principalmente
Robespierre, Danton e Camille Desmoulins. Di Desmoulins non sapevo
nulla, credevo anzi che si sarebbe rivelato nel più celebre
Saint-Just, col quale pare essere imparentato e che ancora non è
comparso se non in qualche stralcio di conversazione.
Ora,
la prospettiva da cui parte la narrazione è interessante. È come se
la Mantel avesse imbastito un racconto sul 'io so che tu sai, e so
che tu sai che io so' etc, con i personaggi all'oscuro di tutto che
si avviano lentamente verso il proprio destino. È una sensazione
curiosa, cui non sono abituata perché non leggo spesso romanzi
storici. Non spiacevole, beninteso.
I
personaggi storici, comunque, sono resi davvero personaggi. Voglio
dire, la Mantel non sembra essersi fatta influenzare da quello che
diventeranno, li ha narrati come se fosse partita a crearli dal
nulla. La loro infanzia, la loro famiglia, i loro studi, e poi
l'inizio delle carriere.
Certo
che lo consiglio. Specie se anche voi della Rivoluzione sapete poco
più di quanto Lady Oscar ha voluto dirvi.