Beh,
non è che si possa evitare di scrivere un post sul Salone, no? E
anche se si potesse, lo scriverei uguale, perché è un buon modo di
tenere a mente quanto è stato bello.
L'amica
che mi ha ospitata – quest'anno come l'anno scorso, santa subito! -
mi ha accolta amorevolmente e ogni sera, esauste – ella lavora/ha
impegni/fa cose/vede gente – ci mettevamo a guardare film di
elevato spessore etico-morale. E comunque secondo me il Re Leone si
può leggere anche come una storia di segregazione razziale. Scusate,
ma che colpa ne avevano le iene? Tenute alla fame, ineducate,
disprezzate... via, c'avevano anche un po' ragione loro.
A
parte questo. La mia amica è stata meravigliosa, io le ho fatto un
hummus più che decente, e sua madre mi ha amorevolmente nutrita
prima che io prendessi il treno per tornare a casa, visto che a
pranzo avevo mangiato un pacchetto di cracker offertomi dall'adorata
Silvia.
Il
Salone... beh, è il Salone. Facciamo che ne parlo a pezzetti
tematici?
Gli
sconti
Ecco.
Via il dente, via il dolore.
Non
è vero, adoro lamentarmi, praticamente sto partendo dal 'dulcis in fundo'.
Va
bene che bisogna ripagare gli stand. Verissimo. Costeranno minimo
minimo, quelli più piccoli, duemila euro a cranio editoriale. Va
bene, sono costosissimi, capisco che ci si debba rifare. Ma quando si
vende al Salone, significa guadagnare un 60% in più rispetto a
quanto si guadagna vendendo lo stesso libro in libreria. Salta il
passaggio intermedio – e costosissimo – del distributore, niente
percentuale per il libraio... ci si tiene l'intero malloppo. Quindi,
saggio editore, porchissimo boia, fai un minimo di sconto. Vendi di
più te, compro di più io, e siamo tutti contenti, no? Non mi
riferisco agli editori piccoli, che hanno tirature ben più basse e
devono ammortizzare maggiormente la spesa dello stand, ma a quegli
editori che un 20%-30% se lo possono pure permettere. Quest'anno non
hanno fatto sconti – a parte l'ultimo giorno, ma comunque sconti
bof – né E/O né Marcos y Marcos né Minimum Fax né Neri Pozza. E
io sono andata via dal Salone senza aver preso nulla dai loro stand.
E io li adoro, domineddio, li adoro. Ma perché dovrei prenderli lì,
scarrozzarmeli dietro che pesano pure, quando posso trovarli senza
troppe difficoltà in libreria? Tralasciando le super-mega-big, che
tanto...
Il
penultimo giorno di fiera sono finalmente riuscita a incontrare due
amiche che erano salite in treno con me e... beh, non hanno fatto
acquisti. Hanno girato, sguardicchiato in giro e poi, quando ci siamo
messe sedute a riposare, hanno chiamato la loro libreria di fiducia e
hanno ordinato i libri. Beh.
Gli
incontri
Ho
partecipato a pochissimi incontri, giusto tre. Il primo è stato
quello della Tunuè, in cui veniva presentata la nuova collana
di narrativa, il secondo quello della Jo March con Giuseppe
Ierolli – che avrei voluto rapire – e l'autore di Una vita
da libraio, Mucci.
Nel
primo c'erano Vanni Santoni, direttore editoriale della nuova
collana, Christian Raimo – traduttore e editor Minimum Fax –
poi uno che non ho idea di come si chiami ma è interno alla Tunuè e
gli autori dei due libri.
Ora...
non so, mi secca moltissimo parlare male di quell'incontro, perché
la Tunuè la adoro, e pure Santoni e Raimo in realtà mi risultano
davvero simpatici, sprizzano competenza editoriale da ogni poro,
però... però.
Non
mi è piaciuta la presentazione in sé. Ho avuto un'impressione di
paternalismo verso i due autori, che non hanno potuto parlare quasi
per nulla. Forse la cosa mi ha irritata perché hanno la mia età, e
vederli trattare come fossero ragazzini da guidare... cioè, possiamo
smetterla di dire che a 25-27 anni sei giovane? No, cazzo. Non siamo
giovani. Siamo dei disgraziati e costringerci in un'adolescenza
perpetua non migliora le cose. Anzi.
Ad
ogni modo, bellissima la veste grafica – sono contenta che Santoni
non l'abbia spuntata, visto che voleva i volumi tutti ugualmente neri
– e sicuramente interessanti le storie. Erano nella mia 'lista
della spesa', ma poi ho gozzovigliato eccessivamente e... ecco, me li
prenderò in ebook. Soprattutto Stalin+Bianca.
Mi
sa che parlerò più diffusamente di quest'incontro più avanti, oggi
è giusto un abbozzo.
E
poi sono corsa all'incontro della Jo March, al quale sono arrivata
con un quarto d'ora di ritardo perché non riuscivo a trovare il
luogo. Ci ho trovato Sonia, mi ci sono seduta vicino e... beh,
parlava Ierolli, fondatore della JASIT (Jane Austen Society of
Italy) e di letteratura ne sa a pacchi. Ha parlato prima di Vecchi
amici e nuovi amori di Sybil Brinton, e poi della
quasi-guida scritta da due sorelle, Jane Austen – I luoghi e gli
amici, Constance e Ellen Hill, che nel 1901 decidono di partire e
visitare tutti i luoghi citati dall'adorata zia Jane, non solo nei
suoi libri, ma anche nelle lettere.
E
poi parlano di Gli innamorati di Sylvia di Elizabeth Gaskell. E io mi
sdilinquisco.
Poi
parlano di Una vita da libraio di Mucci e... ecco, c'è stato un
fraintendimento in cui siamo cascate io, Sonia e temo molti altri
presenti all'incontro. Credevamo che la parte di cui stessero
discutendo nei particolari, e che stavano fino leggendo, fosse alla
fine. Rabbrividivamo allo spoiler, ma in realtà quel pezzo è
all'inizio. Meno male.
Comunque...
beh, non li ho ancora letti, quindi non posso dirne nulla. Però sono
fiduciosa.
Blogger
Sentite,
noi non possiamo continuare a vederci così. Davvero, è sfibrante.
Ben venga che ci si riunisca ai Saloni, alle Fiere, in tutti quei
luoghi carta-librosi che ci possono venire in mente. Ma per una
volta, possiamo organizzare un incontro anche al di fuori? Perché
con tutto quel frastuono di persone e quel frusciare di pagine che
chiamano, io mi confondo. Non sono riuscita a scambiare che una mezza
parola con Nicky, Valentina di Peek-a-Book, che inizialmente avevo
capito 'picabook' e non l'ho manco salutata decentemente, e poi quando
ho capito era troppo tardi... cioè, ti trovi lì con un sacco di
persone che adori e con le quali vorresti discutere di un sacco di
argomenti interessanti, perché le ammiri un sacco, però... però si
parla solo di 'Chi fa gli sconti? Quale mi consigli tra questi? Chi
altro c'è in fiera? Che hai preso finora?' con le risposte che si
perdono mentre si avanza tra gli stand.
Tra
l'altro io al Salone arrivo sempre stanchissima. Solo l'ultimo giorno
ero appena più vitale. Avreste dovuto vedermi all'incontro con la Jo
March, sembravo uno zombie.
(Nella meravigliosa foto, io e Silvia cerchiamo di sfuggire al temibile bambino gigante)
(Nella meravigliosa foto, io e Silvia cerchiamo di sfuggire al temibile bambino gigante)
In
realtà ci sono ancora un sacco di cose da dire, ma ho il biologico e
naturale bisogno di fare un bagno. E poi devo uscire a fare un minimo
di spesa, che intendo festeggiare – con l'ovvio e colpevole ritardo
– la festa della mamma.
Temo
che dovrò spezzare i post-salone in due parti, perché devo ancora
parlare di alcune case editrici – grazie a Elisa (quella Rampante) che ha tanto consigliato
la Spartaco, perché credo che diventerà una delle mie preferite –
e dell'incontro con Ammaniti e Lansdale... sono ricolma di gioia.