La
quantità di cioccolata che ho ingurgitato nel corso degli ultimi
giorni potrebbe far mutare il mio sangue in cacao e trasformarmi in
un uovo di Pasqua. O, in alternativa, rendermi diabetica.
Ad
ogni modo, buongiorno. Mi era saltellato per la testa un bel tema per
un post paquale, purtroppo una volta piazzatami innanzi al virtuale
foglio bianco mi sono resa conto che non sono in possesso delle
competenze adeguate per scriverlo. Un post sull'amico Jesus nei
libri. Come viene rappresentato, che tipo di ruoli interpreta...
ecco, secondo me sarebbe stato un bel tema, peccato che di libri me
ne venivano in mente giusto un paio. Devo averne letti altri, a parte
Il Vangelo secondo Biff e A volte ritorno, però proprio non mi
vengono in mente. Perciò rimando all'anno prossimo.
Frattanto
leggo con estremo piacere Desolation Road di Ian McDonalds e lo
intervallo con Due belle sfere di vetro ambrato di Giorgio Caponetti.
Sono una lettrice gioiosa.
Black
Friars – L'ordine della Croce – Virginia De Winter – Fazi
Editore, 2013
Le
vicende di Black Friars finiscono qui. In questo libro hanno luogo
gli ultimi avvicinamenti, le ultime battaglie, le ultime allegre
schermaglie, vengono svelati gli ultimi misteri... qui finisce tutto.
Il
che mi rattrista. Mi mancheranno i personaggi, mi mancherà
l'ambientazione, mi mancherà un po' tutto. Non ho idea di dove
guardare per lenire la fine di questa serie, e se qualcuno volesse
avanzare suggerimenti, ecco, sono più che bene accetti.
Non
so bene come parlare di quest'ultimo libro. È l'ultimo volume di una serie, perciò
non è che posso dire 'Sì, avete presente X che è successo alla
fine di Y? No, arriva W che rimette a posto e...' perché sarebbe
cosa buona e giusta spararmi in mezzo agli occhi.
Dico
che ho gradito quello che è successo, anche se con un paio di
riserve. Ad esempio, mentre nel volume precedente, L'ordine della
Penna, la de Winter aveva saputo dosare perfettamente, in un
equilibrio sottilissimo, il proprio divertimento con quanto 'andava'
scritto, qui mi è parso che abbia lasciato strabordare un po' delle
sue passioni nella trama. So che è una PotterHead (ALWAYS.) e che
scriveva fanfiction su Draco e Hermione (cosa che mi è difficile
concepire perché ho sempre odiato Draco più di quanto non odiassi i
Dursley, ma vabé) e qui c'è una piccolissima scena in cui i due
passano. Non hanno un ruolo nella storia, passano e basta. Credo che
avrei gradito, se fossi anch'io una Draco&Hermaniana e non una
Draco-vorrei-la-tua-testa-infilzata-su-una-picca, però... non so, è
stato un momento in cui mi è sembrato che Black Friars fosse diventato subordinato delle
altre passioni della de Winter. Non che mi abbia infastidito, e dopotutto è durato giusto poche frasi, ma la
pignoleria mi impone di sottolineare la cosa.
Per
il resto... beh, è bello, che se ne può dire? È una serie che
continuo a consigliare di cattiveria, e lo farei con molta più
scioltezza se la Fazi la pubblicasse in edizione economica. La butto
lì.
La
cosa che più mi manca di Black Friars sono i dialoghi. Perché erano
belli, e in linea con l'atmosfera e l'ambientazione, nonché coi
personaggi. Erano dialoghi belli e vivi, e solitamente un sacco
divertenti.
E
mi mancherà anche l'atmosfera. Che non è di quelle facili da
rendere, era un po' scura, con quel vago senso di minaccia, però non
soverchiante o tanto buia da diventare grottesca, era... era proprio
'quella'.
Perciò
beh, non mi è dato di dire altro. Anzi, non mi è dato di dire
molto, a ben vedere non ho detto praticamente nulla, ho solo
blaterato.
Però
boh, mi andava di blaterarne.
Guida
per gentiluomini all'arte di vivere con eleganza di Michael Dahlie –
traduzione di Marco Bertoli – Nutrimenti, 2011
Questa
è la storia di un uomo debole. Arthur Camden, un circa-sessantenne
la cui azienda di import-export è fallita, lasciato dalla propria
moglie, irriso a sua insaputa un po' ovunque. Una figura patetica,
sensibile, affranta. Un tipo simpatico, dopotutto, estraneo
all'aggressività. Questo libro racconta di quello che gli capita
negli anni successivi al divorzio con la moglie, compresi un po' di
capitoli sul passato, dedicati soprattutto al suo rapporto col padre.
Arthur
comunque non se la passa male. L'azienda sarà anche fallita, ma ha
una bella sommetta da parte, una casa di proprietà, un figlio che
definire milionario sarebbe sminuirlo, qualche amico. Riceve inviti
per feste esclusive, passa un po' di tempo nelle altrui case per le
vacanze, viaggia. Non è un derelitto o un disperato, anzi, è un
uomo educato e composto, serio e attento all'etichetta. Però si
porta sempre dietro un senso di fragile inadeguatezza.
In
sostanza, decisamente un bel libro. Ultimamente è sorto questo nuovo
filone dedicato agli anziani che a un certo punto della loro vita decidono di 'fare follie'.
Tipo l'adorato La banda degli invisibili, o Il centenario
che saltò dalla finestra e scomparve o altri che non ho ancora
letto, ma spuntano con regolare costanza sugli scaffali delle
librerie.
Ecco,
questo non è uno di quei libri. Arthur va avanti per inerzia, è
troppo educato per svoltare, per vendicarsi o prendersi una qualche
rivincita. Quando si azzarda, ne esce così male che preferiresti non
l'avesse mai fatto.
Ad
ogni modo... un bel libro che, ovviamente, consiglio. Assai.