Nonostante mezzogiorno sia ormai passato, sto scribacchiando ancora in pigiama e
col sapore del caffè sulla lingua, che lo studio mi ha alterato i
ritmi sonno-veglia a livelli da vacanze estive in età scolastica.
Ieri notte, tra una pausa-studio e l'altra, ho finito Il mondo di
Belle di Kathleen Grissom, ma non essendomi piaciuto né dispiaciuto
abbastanza, eviterò di chiacchierarvene. Credo. Per ora.
The
Heroes di Joe Abercrombie – traduzione di Claudia Costantini e
Serena Vischi – Gargoyle, 2013
Questo
è uno spin-off dalla trilogia de La prima legge. Che, mi sa,
avrei dovuto leggere prima, ma ero a corto di libri e, via, questo è
uscito in edizione economica.
Dovrebbe
essere un fantasy, ma di fantasy ha così poco che è praticamente
nulla. È il racconto di una guerra. Mi ha stupito leggere che
Abercrombie è inglese, una tale ossessione per i campi di battaglia
e per l'assurdità delle decisioni prese dall'alto mi facevano pensare a
un americano appassionato della Guerra Civile.
Ci
sono un bel po' di personaggi, e ognuno ha i suoi capitoli ben
distinti da quelli degli altri, il che fa pensare alle Cronache di
Martin. Ma la differenza è tanta. Martin è amaro e intenso,
Abercrombie è... puff, sei morto. Non si rimane tanto sconvolti ed
emotivamente devastati per le morti, ma piuttosto stupiti dalla loro
inutilità. Dispiaciuti, sì, ma con un fattore WTF troppo grande per
potersi dire davvero tristi. E i personaggi stessi non è che siano
poi così influenzati dalla morte dei compagni o addirittura degli
amici. È la guerra. E la guerra è stupida.
In
breve: Nord e Sud combattono per il possesso di alcune terre. Il capo
del nord è Dow il Nero, che comanda i vari guerrieri/vassalli con
minacciosa e goliardica violenza. Il sud è comandato da un'Alleanza
al cui vertice c'è un Re, al sicuro e lontano dalle battaglie nel
suo castello. Non compare mai se non nelle lettere di Gorst, un
cavaliere degradato dopo uno scandalo di cui non viene rivelato molto
– sicuramente è narrato nella trilogia.
E
quindi... sì, la storia è questa. Qualche giorno di battaglia
narrata da molteplici punti di vista. Un vecchio mercenario, un
ragazzino che vorrebbe diventare un Eroe, un 'principe' viscido e
ambizioso, un cavaliere decaduto, caporali disillusi... se piace il
genere, è una bella lettura. Né profonda né strabiliante, ma
piacevole. Ovviamente sanguinaria e assai dinamica. E volgare.
Abercrombie – e credo che l'effetto sia più che voluto – ha
l'aria di essersi divertito molto a scrivere, e di avere narrato come
se stesse giocando una sessione di D&D. Cioè, i personaggi si
esprimono come contemporanei a noi lettori, e l'atmosfera è davvero
quella fortemente improbabile e goliardica di un gruppo di amici che
gioca di ruolo. Personalmente ho gradito.
Angel
di Elizabeth Taylor – traduzione di Claudia Valeria Letizia –
Neri Pozza, 2007 – Beat, 2013
Il
fatto che l'autrice si chiami Elizabeth Taylor mi ha confusa per un
po'. No, non è quella Taylor. È un libro del '57.
Che
ho gradito assai.
Angel
è il nome della ragazza al centro del libro. Figlia di una
bottegaia, orfana di padre, con una zia domestica che si unisce alla
sorella negli sforzi per dare ad Angel una buona educazione. La vorrebbero vedere
studiare diligentemente, diventare una signorina a modo, una
segretaria o una dattilografa. Angel però non condivide affatto i
loro piani.
Angel
è... è un po' strana. Tanto, strana. Vive immersa in un mondo di
fantasie che governa lei stessa e in cui rimane impigliata anche
nella vita di tutti i giorni. Non riesce a uscirne, non vuole
uscirne. Fantasie di nobili, di castelli meravigliosi, di gioielli,
corteggiamenti galanti, trame romantiche... ecco, vive in un Harmony.
E
un bel giorno decide di iniziare a scrivere delle sue fantasie.
Spedisce il manoscritto diverse volte, assistendo ai primi fallimenti
con ferocia. Poi arriva il giorno in cui viene invitata da un
editore.
E
così via, fino alla fine.
Ho
un certo affetto per Angel. Un po' perché, se mi lasciassi andare,
credo che finirei per cadere anch'io nell'abisso delle storie nella
mia testa. Da piccola lo facevo, ed era bellissimo. Il mondo dentro e
il mondo fuori non possono competere, dai. Però Angel è anche
estremamente chiusa in se stessa, dispotica, antipatica, affilata,
ostinata e orrendamente ingrata. Però non ho potuto impedirmi di affezionarmi a lei, perché
è debole e confusa, eppure è riuscita a ricoprirsi di acciaio e ad
andare avanti. È orgogliosa. Sciocca, ma orgogliosa.
Quindi...
sì, beh, lo consiglio. Checché ne dicano su Anobii.