Un
giorno tornerò a dilungarmi sulle mie singole letture, ad
analizzarne i contenuti, a fare paralleli tra libri e autori diversi,
a interrogarmi sull'editoria e i suoi oscuri dintorni, a curiosare
nelle pieghe della blogosfera letteraria. Un giorno, forse, tornerò
ad essere una blogger degna di questo nome.
Ma
non oggi. E non finché non avrò dato l'esame di storia del cinema.
I neuroni superstiti hanno bisogno di cure e riposo, non posso farli
lavorare anche a quest'ora, sennò mi si fondono e arriverò a dire
al professore che Le Iene è il seguito di Red e Toby.
Evitiamo,
né?
Dunque,
oggi chiacchiererei gradevolmente di quei mondi che mi hanno sempre
accolta con gioia in qualsiasi momento ne avessi bisogno e che
tuttavia, da diversi anni, ho smesso di visitare.
I
mondi nei libri. Gli story-world. Via, quando ti fai largo a forza
nella trama di un libro e ne prendi possesso, ti infiltri nel
racconto da lettore in incognito fingendoti personaggio e porti
avanti una sotto-trama. O magari arrivi a mettere le mani sulla trama
principale. Io, personalmente, ho sempre preferito la sotto-trama.
Ho
sempre pensato che fantasticare sul proprio ruolo all'interno di
quello che leggi fosse una conseguenza abbastanza naturale del
trasferirsi un mondo in testa via libro. E devo dire che un tempo ci
passavo davvero un sacco di tempo. Mentre passeggiavo in tranquilla
solitudine, mentre i professori erano intenti a spiegare, qualche
volta mi addormentavo con la testa metà sul cuscino e metà a
Hogwarts.
I
miei mondi preferiti erano quelli di Anne Rice – Intervista
col Vampiro e seguiti, ne ho chiacchierato da poco – e di
(ovviamente) Harry Potter, di A song of Ice and Fire
(Game of Thrones per i plebei) e della saga sanguo-vampiresca di
Anita Blake scritta da Laurell K. Hamilton. Devono
essercene stati altri, decine di altri, eppure non mi vengono in
mente. Forse si sono offesi per la mia lunga assenza al punto di
impedirmi ogni futuro accesso, sbarrandomi la memoria. Chissà.
Tra
le mie azioni più tipiche in questi story-world c'era soprattutto la
volontà di rimettere a posto le cose tra i personaggi, oppure di
salvare i poveri disgraziati secondari dal loro triste destino
sacrificale. Ci sono situazioni narrative che mi mettono addosso una
certa irritante tensione, e sono giustamente tra gli strumenti
narrativi più usati. Dio, quanto odio le incomprensioni e gli
equivoci. Quegli episodi in cui basterebbe una parola in più per
mettere tutto a posto. Ecco, di solito facevo le veci di quella
parola in più. Mi infiltravo e, puff, tutto bene tra X e Y – via,
mica posso spoilerare. E poi i combattimenti. Eh, quanti
combattimenti. Quante volte ho dato a Gregor Clegane tutto l'acciaio
che si meritava.
E...
via, bando alle ciance. È un argomento di una frivolezza che rasenta
il nulla, non è il caso di passarci altro tempo.
Voi
in quali story-world fantasticavate di entrare? E in che ruolo?