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A voler
essere sinceri il tema per questo post mi è venuto in mente poche
ore fa, mentre ero ancora avvoltolata nel piumone in stile burrito.
Avrei voluto pensarci un po' prima, metterlo bene a punto, ampliarlo
e rivederlo, ma l'asfissiante nebbia di febbre che mi ha incasinato
le sinapsi per una settimana mi ha abbandonato soltanto ieri. E
neanche tutto il giorno.
Dunque,
Scrittrici e Pseudonimi.
Iniziamo da
Jane Austen, che mi pare sempre e comunque un ottimo punto di
partenza. Zia Jane era solita firmarsi 'A Lady', oppure 'Autrice di
Orgoglio e Pregiudizio'. Mi va di specificare che l'adorata Jane non
ha mai sofferto per mancanza di supporto familiare: genitori,
fratelli e sorelle non le hanno mai fatto mancare il loro appoggio e
la loro stima, per quanto concerne la sua attività di scrittrice. Il
padre è stato il primo a tentare – fallendo – l'approccio con un
editore, il secondo il fratello. Al quale dobbiamo tanti
ringraziamenti, visto che è riuscito nell'intento.
Le sorelle
Bronte per anni si sono spacciate per i fratelli Bell. Dietro Currel,
Ellis e Acton, si celavano Charlotte, Emily ed Anne. Nel 1850, dopo
la morte delle sorelle, è Charlotte a svelare la realtà dietro gli
pseudonimi, motivando la scelta col timore di possibili pregiudizi
del pubblico verso autrici donne.
Decenni
prima, nel 1818, le prime edizioni di Frankenstein di Mary Shelley
vengono pubblicate in forma anonima. Non si tratta esattamente di uno
pseudonimo, ma neanche di un nome.
A fare uso
di un nome fittizio è stata anche Louisa May Alcott, che aveva
firmato il suo Piccole Donne e seguiti con A. M. Barnard. Mi verrebbe
anche da chiedermi chi mai abbia potuto cascarci, ma facciamo finta
di nulla.
Anche
Elizabeth Gaskell, autrice di Nord e Sud, scelse di pubblicare sotto
un nome maschile, Cotton Mather Mills.
E con un
discreto salto in avanti, c'è J. K. Rowling, che ancora nel 1997 ha
nascosto il proprio genere dietro due larghe lettere puntate. Nel
'97.
Non voglio
suonare amara, questo post era cominciato bene. Era cominciato con
Jane Austen, che è anche un ottimo punto di chiusura. Jane che si
firmava con 'A Lady' per ragioni di decoro personale, e pur essendo
donna era ben più che apprezzata, anche dal sovrano Re George IV, al
quale dedicò Emma.

Ora, la realtà è
che viviamo in un mondo storto, ma è anche vero che è un mondo
facilissimo da raddrizzare con una cosa chiamata 'educazione'.
'Cultura', se proprio vogliamo. Basta poco. Se ogni maestra
elementare, se ogni bibliotecaria, se ogni
zia-zio-fratello-sorella-parente regalasse un libro di Bianca
Pitzorno o di Margaret Mahy ai bambini, il passo più lungo sarebbe
già fatto. Ci vorrà un po' per raccogliere i frutti, ma il seme
sarebbe piantato. Ai bambini frega assai, è a lasciarli affondare
nella sozzura che si rovinano.
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