La
prima puntata di questa rubrica – posso legittimamente chiamarla
'rubrica'? - è stata un po' come togliersi un fastidioso sassolino
dalla scarpa e insieme cercare un briciolo di approvazione per quello
stesso sassolino. Qui avevo chiacchierato di come leggere il
Manoscritto di una ragazza che un bel po' di tempo fa mi stava
ampiamente sull'anima mi fosse tornato utile per sviluppare i miei
criteri per la valutazione degli scritti in generale, miei compresi.
Ecco, quello che rimpiango è di non avere più disponibili i miei,
di scritti. Quelli vecchi. Quelli di... facciamo dieci, quindici anni
fa. Non che mi risulti difficile trovare errori grossolani pure in
quello che scrivo adesso, anzi. La limatura è fitta e continua,
nuovi interrogativi si aprono come voragini sotto la trama. Bisogna
stare attenti a non cascarci, altrimenti si rischia di ritrovarsi
troppo avanti nella storia per poter porre rimedio a quella falla
senza sconvolgere tutto quello che si è scritto nel mezzo.
Però,
dicevo, vorrei potermi confrontare con quello che scrivevo tanti anni
fa, quand'ero ancora una giovincella che non si interrogava sui
risvolti negativi dell'info-dump, che non aveva mai sentito parlare
di 'show, don't tell', di costruzione del personaggio, di
stereotipizzazione. Sarebbe comodo potermi valutare dopo tanto tempo,
e magari scoprire se certi errori li ho eliminati o se non li ho
addirittura peggiorati.
Purtroppo
quegli scritti sono ormai irraggiungibili, i resti sepolti in un
qualche vecchio hard-disk bruciato. Però, un po' per fare ammenda
dal primo 'Scribacchiolando' e un po' perché mi gira così, oggi va
di chiacchierare dei miei vecchi errori. Di quelli che ricordo,
almeno.
Prima
di tutto – si tratta di un periodo che è durato più o meno fino
alla quarta-quinta superiore – la protagonista dei miei scritti ero quasi sempre io. O meglio, un mio simulacro, quello che avrei voluto essere. Più
bella, più intelligente, più forte. Un po' più alta, sigh. E com'è
ovvio che fosse, il resto dei personaggi non era che un'accozzaglia
di manichini messi lì a risaltare la Super-Me e a fare andare avanti
la storia.
Poi
c'era la progettazione. Non progettavo nulla. Non so quante decine di
storie io abbia iniziato, mettendomi a scrivere senza avere chiaro
nemmeno il nome dei personaggi, la loro età, gli sviluppi della
trama. Certe volte non avevo in mente neanche una vaga idea di quello
che sarebbe successo di lì a poco. Il fatto è che per me le storie cominciano a formarsi a partire da una situazione, o meglio, da una scena. Una scena che
mi nasce nel cervello, completa di una rozza ambientazioni, qualche
personaggio e un'azione. È attorno a quella scena che inizio a
costruire tutto. Può essere anche a metà di quella che poi
diventerà la storia, ma sarà il mio punto di partenza. Il che, in
sostanza, si traduce con un sacco di cavolate e un'infinità di
forzature volte a motivare la suddetta scena.
Il
super-fantasy-minchia. Sì, ne avevo uno anch'io nella cartella
'Storie'. Giammai lo negherò. Ovviamente la protagonista ero io.
Ovviamente ero una mezz'elfa – sigh – il cui villaggio era stato distrutto. E avevo dei poteri fighissimi che adesso non ricordo.
Uno
dei miei più grandi errori – in cui rischio continuamente di
ricadere, e il cui sforzo per evitarlo mi impaccia alquanto – è il
tralasciare i problemi, convincermi che tutto sia credibile e vada bene.
Che il Lettore ipotetico capirebbe quello che intendo e non avrebbe
nulla da ridire. Credere che la trama scorra liscia come l'olio, che
i rapporti tra i personaggi siano perfettamente plausibili, che non
ci sia nulla da cambiare. Che tutto funzioni, anche quando l'intera
struttura si basa su una boiata. Circa due-tre anni fa avevo quasi
finito la prima stesura di una storia cui sto lavorando ancora oggi.
Mi è bastato fare leggere le prime pagine alla Scarabocchia per
capire quanto il motore primo della trama fosse assolutamente
insensato. E da lì in poi ha iniziato a crollare tutto, tutto ciò
che davo per scontato mi si rivelava orridume. Avevo annodato i fili
con dei rozzi 'Perché sì' che mai lascerei passare come lettrice.
E...
dunque, fine. Immagino di essermi macchiata di molti altri errori nel
corso di questi anni da
wanna-be-aspirante-quasi-quasi-ma-perché-no-prima-o-poi-credici-scrittrice.
Questi sono però quelli che ricordo, visto che la cartella colma dei
miei orrori è scomparsa per sempre.
E
voi? Quali sono le vostre debolezze come scrittori in potenza?
Info-dumpate? Vergate lunghi ed esasperanti spiegoni? I personaggi
sono un misto di quello che vorreste essere e Supeman?