Oggi piove. Almeno, piove
qui, il che arricchisce di istinti suicidi il solo pensiero di uscire
di casa, visto che bastano due gocce che franano mura, monti e ponti.
Potessero, franerebbero anche i fiumi.
Era da un po' che mi
girellava in testa l'idea di parlare di scrittura. Non mi capita
spesso di poterne chiacchierare a fondo, non ho che un paio
di amici che se ne interessano quanto me e non vorrei che gli altri
finissero per bloccarmi su Facebook. Ogni tanto lancio occhiate al
forum di Writer's Dream, ma soprattutto cogito e, mentalmente, scrivo
questo post. Solo che, diciamocelo... a che titolo dovrei dare io
consigli di scrittura? Io che non ho mai completato nulla che rasenti
la decenza? Io che non sono scrittrice né editor, ma un miscuglio
d'aspirazione che mira a entrambe le cose?
Facciamo allora che non
sono consigli ma Cose che mi sono tornate utili di cui potremmo
piacevolmente disquisire. Così, in caso di critiche, ho già il
didietro parato.
A volte il destino ci
mette tra le mani letture d'urfida natura e pessima progettazione.
Qualche volta il fato è tanto benevolo da far sì che le suddette
letture provengano da una penna odiata e disprezzata. In questo
preciso caso, la suddetta lettura mi è giunta nell'età perfetta,
quella in cui ero ancora abbastanza adolescente da farmi beffe degli
altri senza guardare il mio e ben ghiotta di malignità, specie se di natura simil-letteraria.
Non lo nascondo, quella
che sto confessando è una bastardata. Non
lo rifarei oggi, e voglio pensare che all'epoca non l'avrei fatto ad
altri. Ma in quel preciso anno, avendo appena litigato con
quell'esatta persona e avendo da ella appena ricevuto una dolorosa
cetriolata... sì, mi sono comportata orrendamente.
Dunque, anni e anni fa,
sarà stato il quarto/quinto anno di superiori, mi ritrovo tra le mani
Il Manoscritto della Wanna-Be-Scrittrice della mia classe. Mi era
stato affidato l'anno prima, quando ancora si rideva e scherzava
insieme, con le raggelanti parole 'Poi lo mando a una casa editrice
così me lo pubblicano'. Tipo. Una cosa del genere, che già
all'epoca mi suonava un tantinello presuntuosa.
Per mesi e mesi Il
Manoscritto era rimasto intonso nel cassetto della scrivania, che
forse stavo cercando di riordinare, quando mi è rispuntato davanti.
Chissà perché ho deciso di sfogliarlo. Fato benevolo. Sono corsa a
cercare mio fratello, gli ho annunciato la meraviglia, ho messo sul
fuoco l'acqua per la Tisana da Pettegolezzo e poi ci siamo seduti al
tavolo di cucina a recitarlo.
A ripensarci non era 'così' tremendo, devo dire che ho letto molto di peggio. C'erano pochi errori di grammatica e di sintassi, devo
dargliene atto. Ma all'epoca non mi ero ancora affacciata all'allegro
mondo dei wanna-be-scrittori e non sapevo quali tremende perle
potesse celare. Probabilmente c'era di peggio anche nella cartella in cui gettavo
tutti i miei abbozzi e i miei incipit. Solo che ero abbastanza
accorta da tenermeli per me.
Dunque io e mio fratello l'abbiamo letto e riletto, ridendo sguaiati e maligni degli errori.
Ce n'erano tanti, com'è giusto che sia quando scrivi a diciassette
anni, non hai ancora letto abbastanza e sei ancora ai primi esercizi.
La successione temporale, l'uso di certi termini, il modo di agire
dei personaggi, i personaggi stessi... tanti, tanti errori, evidenti
anche allora.
Dove voglio arrivare,
svelando così un lato tanto deforme del mio vissuto?
Al fatto che leggere libri brutti è
assai salutare per la propria scrittura. Estremamente.
Soprattutto se vengono da persone cui vuoi trovare per forza dei
difetti, perché allora li cercherai laddove fanno più male nel testo. Non gliene lascerai passare una, ogni difetto si
ingigantirà per diventare un mostro di fango e
liquame.
E se si fosse abbastanza
infami, tanto da rileggere, di quando in quando, il suddetto
Manoscritto, sviscerando gli stessi difetti e cercandone ogni volta
di nuovi – così, tanto per – l'effetto è miracoloso. Diventa
una lista inconscia di errori in cui non si dovrebbe mai cadere. Il
'Ma che cacchio aveva in testa per scrivere questa cosa?' si
trasforma in un'attenta analisi che funge da vaccino contro le brutture. La
consapevolezza che quel determinato uso del linguaggio è Male
diviene istintiva, naturale. Non ci scapperà mai più.
Dunque, il mio consiglio
– cioè, una cosa che mi è tornata utile e di cui potremmo
piacevolmente disquisire – è trovare qualcosa di brutto da leggere
e disossare.
Potrebbe essere un
qualsiasi libro pubblicato a pagamento o un auto-pubblicato
accuratamente scelto. Di pubblicati consiglio Il bacio d'argento
e La biblioteca dei libri proibiti. Non raggiungono i fasti
del Manoscritto, ma non sono niente male nella loro funzione didattica.
Orsù, sono curiosa di
sapere delle vostre eventuali strategie scrittofile. In futuro ne posterò
altre, nessuna delle quali – fortunatamente – sarà mai
imbarazzante quanto questa.