Beh,
buongiorno. Per me lo è di sicuro. Ottimo, volendo proprio fare i
pignoli. Il cielo è di quel bel perlaceo lattiginoso che mi piace
tanto – e che il resto del mondo definisce all'unanimità 'tempo
orribile' – e il caffè mi è venuto proprio buono. Poi berlo con
mia sorella è la gioia.
Sì,
mi bullo del mio buonumore. Embè?
La
scommessa di Lello Gurrado – Marcos y Marcos, 2010
Adoro
i libri che parlano di libri e di lettori. E mi piacciono i libri che
raccontano di mondi in cui la lancetta della realtà si sposta, ma di
così poco che la stranezza viene annotata senza che la sospensione
dell'incredulità vacilli, rimane solo quel sottofondo sfrizzolino di
'beh, non dovrebbe essere così, ma è così'.
Questo
libro parla dell'incontro di uno scrittore di gialli, Renato Schiavi,
con un critico letterario e saggista, Francesco De Vita, in carcere.
Non è un carcere 'normale', viene infatti chiamato l'Albergo. Il suo
direttore, Walter Piccolo, va fiero dei suoi detenuti modello e della
mancanza di disordini e problemi di ogni tipo. Per questo, essendo
Schiavi ridotto quasi a una larva al suo arrivo, il suddetto
direttore decide di chiedere a De Vita di prendersene cura, di
risvegliare il suo interesse per la vita, di fare con lui qualche
chiacchiera di livello culturalmente adeguato. E De Vita si avvicina
a Schiavi, per poi proporgli una scommessa. Schiavi avrebbe scritto
un giallo, e se De Vita non fosse riuscito a scoprire il colpevole
prima dell'ultimo capitolo, l'avrebbe fatto evadere.
Qui
parte il racconto nel racconto, ovvero la stesura del giallo. Non è
un granché, ma è piacevole vederlo cambiare alle rimostranze di De
Vita, e poter leggere le spiegazioni che Schiavi dà delle piccole
cose. Gli stratagemmi, gli indizi, i nascondigli di un giallista.
Però
il racconto giallo, che prende un sacco di pagine, non è davvero un
granché. È un peccato, perché la 'cornice' mi è piaciuta
moltissimo.
Quindi...
sì, lo consiglio. Non è un capolavoro, però mi è piaciuto molto.
E mi ha tirata fuori da uno di quegli orribili periodi in cui la
voglia di leggere è tanta, ma fatica a focalizzarsi su un unico
libro.
I
maghi di Caprona di Diana Wynne Jones - Salani, 1993, 2002, 2010 –
traduzione di Angela Ragusa
Ho
citato spesso Diana Wynne Jones e la sua accogliente fantasia, eppure
non mi è mai capitato di parlare di un suo libro. Credo dipenda dal
fatto che preferisco parlare di libri appena letti, con gli occhi
ancora impregnati delle pagine sfogliate. E questi libri li ho letti
un po' di tempo fa, appena usciti. Però nel periodo cui facevo cenno
poc'anzi, quello in cui la lettura mi sfuggiva, mi sono gettata su
libri già letti e conosciuti. Dopo diversi Harry Potter, è toccato
a questo.
Quando
definisco la fantasia della Jones 'accogliente', intendo dire che...
non è facile da spiegare. È più che altro una sensazione. Non ci
si intrufola nelle sue storie, è lei che ti sente avvicinare e viene
ad aprirti la porta con un sorriso. E rimani lì a sfogliarla con
lei. È una fantasia rassicurante, che annuisce e ti prende per mano.
È una testa confortevole.
Dicevo,
I maghi di Caprona. È uno dei vari volumi che compongono le
Cronache di Chrestomanci, iniziate con Vita stregata. Non
tutti i volumi – anzi, solo un paio – hanno come protagonista
Chrestomanci, però, spesso è soltanto un personaggio che compare in
quanto autorità magica. Un aiutante, un consigliere e nulla più.
Dunque,
c'è Caprona, in provincia di Pisa. Solo che nel libro non è
provincia di Pisa, è una città a sé stante. L'Italia sembra
infatti ancora saldamente divisa in tante piccole realtà
indipendenti. È difficile dare una collocazione cronologica a questo
libro. Diciamo tra '800 e '900. Però con la magia. E la nobiltà al
potere.
Ecco,
c'è Caprona. È una città magica, protetta dalle invasioni senesi e
pisane dal potere dell'Angelo sceso secoli prima per proteggerli. Ci
sono due famiglie magiche, i Montana e i Petrocchi. La citazione è
ovvia, e la sarà ancora di più dopo che vi avrò specificato quanto
queste due Case si odiassero. Rivali all'estremo.
Ora,
la magia dell'Angelo si sta indebolendo. Le parole del canto con cui
ha scacciato gli invasori da Caprona sono andate perdute, e le
protezioni della città si stanno affievolendo. Siena e Pisa
minacciano di attaccare da un momento all'altro ed entrambe le Case
vengono incaricate di ritrovare le parole del Canto. E nel frattempo
Angelica Petrocchi e Tonino Montana, giovanissimi, vengono rapiti.
Scomparsi.
Il
tutto inframezzato con scene familiari in salsa magica. E gatti. E
spettacoli di burattini. E ancora gatti.
Quindi,
sì, certo, consiglio questo libro e tutta la serie di Chrestomanci.