Scrittori, universi e continuity

E dunque, buongiorno.
Oggi mi andava di chiacchierare di un particolare aspetto proprio di alcuni tra i libri che amo di più. Facile prevedere i nomi che compariranno in questo post, anche solo per l'entusiasmo che mi sprizza dalle dita. Se poteste vedermi, sapreste che il mio saltellare sulla sedia annuncia almeno due o tre di quei nomi.
Qualche tempo fa ho visto un video dedicato alla filmografia di Tarantino. Ora, non sono un'esperta di cinema, tutt'altro. Ma Tarantino lo adoro, è uno dei pochissimi registi che mi interessano davvero e di cui ho visionato più o meno l'intera produzione. La scintilla è scoccata con Pulp Fiction. Certo, prima ancora avevo visto Kill Bill e l'avevo adorato, ma Pulp Fiction... ecco, quello è tutta un'altra storia. Appena finito di vederlo sono corsa a noleggiare Le Iene, incredula innanzi all'abilità con cui Quentin aveva smembrato la trama, spezzettandola e ricomponendola in un altro ordine che riusciva a cambiare tutto.
Voglio dire, Tarantino. Che cavolo.
Avevo già notato l'identità di cognome di Vincent Vega (Pulp Fiction) e Vic Vega (Le Iene), ed è noto che la valigetta di Pulp Fiction contiene i diamanti rubati in Le Iene. Credevo che finisse lì, finché non ho visto il video – in fondo al post, se volete dare un'occhiata – in cui vengono elencati tutti i legami che intercorrono tra i vari film. L'intera filmografia ha luogo nello stesso universo, in cui esistono gli stessi personaggi. Si tratta di piccoli segnali, ma sempre presenti. Non voglio fare spoiler, magari ci sono film di Tarantino che ancora dovete vedere.
Dunque, volevo arrivare a questo: tante storie diverse ambientate in uno stesso universo. È una cosa che ho notato recentemente. Non che prima non me ne fossi accorta, ma non ci facevo troppo caso.
Lo fa Terry Pratchett, che fa accadere tutto nel suo Mondo Disco e i cui personaggi fanno talvolta simpatiche comparsate. Anche se poi tutto è strettamente collegato da Morte e dal Bibliotecario.
Lo fa Diana Wynne Jones, non solo nella trilogia iniziata con Il castello errante di Howl, i cui seguiti non hanno un vero e proprio legame col volume iniziale se non per la stessa magia e la partecipazione secondaria di Howl e Sophie, ma anche con la saga di Chrestomanci. Il metodo di Diana è però diverso da quello di Pratchett. Mentre Terry ambienta tutto in uno stesso universo, bizzarro ma ben determinato, Diana sfrutta altre dimensioni, collegate tramite porte magiche ad uso di pochi maghi. Compare perfino la nostra triste, moderna dimensione, anche se non ricordo in quale libro.
Le cronache dei vampiri di Anne Rice, in cui i singoli personaggi, raccontando le loro lunghe storie, finiscono per citare avvenimenti già narrati in altri libri. Le loro storie si incrociano e intrecciano, si raccontano reciprocamente, finché Le cronache dei vampiri non confluiscono – o viceversa – nelle cronache delle Streghe Mayfair. Due saghe totalmente diverse che si uniscono, dopo essere state legate, per decenni, soltanto dall'esistenza del Talamasca, un ricco ordine segreto preposto allo studio del paranormale.
E i personaggi di Quando il diavolo ti accarezza di Luca Tarenzi che spuntano inaspettatamente in God Breaker, facendomi una gradita sorpresa.
Per Neil Gaiman è un po' diverso, invece. Subodoro l'uniformità dell'universo in cui ambienta le sue storie nella coerenza delle stesse leggi chiamate a governarlo. Non c'è un mondo in cui ci sono 'queste bestie strane' e un altro mondo in cui esistono 'altre bestie strane' cui non viene mai fatto cenno nello stesso libro. Intuisco un unico mondo in cui avvengono, lontane le une dalle altre, tante storie diverse.
Ma magari sono io che me lo immagino.
Certo, non sto parlando proprio di precursori. L'adorato Balzac c'era arrivato nell'800 con la sua Commedia Umana. E probabilmente l'aveva già fatto qualcun altro prima di lui, lontano dai miei occhi.
E... non so. Questo tipo di continuity da serie Marvel mi piace. Adoro la coerenza con cui i personaggi si muovono all'interno di questi universi, come se continuassero a esistere anche a libro finito, in mezzo alle storie altrui, anche se magari non viene esplicitato. Come se vivessero nascosti tra le pagine, in attesa del momento in cui potranno balzare in avanti, prendendo per poche righe possesso di un altro libro, tanto per fare un saluto a un lettore e rassicurarlo sulla propria esistenza.
Mi chiedo, soprattutto, se non ci sarà un passo avanti. Se un giorno uno scrittore non chiamerà al telefono un altro scrittore per chiedergli in prestito un personaggio o un luogo. Per unire i loro universi immaginati. È una cosa che mi piacerebbe leggere, anche se ne ammetto il rischio. Se i due universi fossero troppo diversi, potrebbero finire per collassare nell'incoerenza.
Però mi piace pensarci.
E, non posso averne la certezza, ma è una scintilla che mi è parso di notare nel mercato di Quando il diavolo ti accarezza, che mi è sembrato suggerire l'esistenza del mercato di Nessun dove.
Voi avete in mente altre opere che prendono vita in uno stesso universo?
E per universo non intendo semplicemente 'universo', voglio dire 'spazio narrativo'. Un luogo in cui tutta – o buona parte di – una produzione narrativa è inclusa e non solo la singola storia. E per 'storia' mi riferisco anche alla singola saga.

E soprattutto, come vi approcciate a questi universi?


(Se avete fretta, skippate fino a 4:30)