Il
richiamo del cuculo di Robert Galbraith (pseudonimo di J. K. Rowling)
– traduzione di Alessandra Casella e Angela Ragusa – Salani, 2013
Non
ho molta voglia di parlare del 'caso' che è nato attorno a questo
libro per via della scelta della Rowling di pubblicarlo sotto
pseudonimo, però mi sembra adeguato farne almeno cenno. Credo che
abbia voluto semplicemente evitare i soliti 'Ma non somiglia a Harry
Potter!' e le varie critiche dei detrattori 'a prescindere', che
basano le proprie lamentele sulla quantità di copie vendute da un
autore. E la capisco, mesi fa avevo iniziato a leggere Il seggio vacante già pronta a una lettura appena discreta, con le aspettative
martoriate dalle recensioni, per poi accorgermi che si trattava di un
romanzo eccellente. Quindi, beh, capisco la scelta.
Dopo
di ciò... ammetto che Il richiamo del cuculo non mi ha del tutto
convinta.
I
personaggi principali sono Cormoran e Robin, lui investigatore
privato ex-militare e lei la segretaria che gli viene mandata
dall'agenzia interinale. Il filone principale della trama riguarda
l'investigazione sull'omicidio di Lula, famosissima modella che la
polizia è certa essersi suicidata gettandosi dal palazzo. Ma il
fratello della vittima non riesce a capacitarsi dell'ipotesi suicida
e si rivolge a Cormoran Strike e... beh, così via. Poi ci sarebbe il
rapporto tra Cormoran e Robin e un pochino delle loro vite private.
Ecco, avrei preferito se la Rowling avesse parlato più di loro, sono
personaggi interessanti e sviluppano uno strano rapporto di amicizia,
sarebbe stato bello vederli interagire di più. Invece quando non si
parla dell'investigazione, si punta soprattutto sul passato di
Cormoran, della sua relazione ormai conclusa con Charlotte. E trovo
che Robin non compaia abbastanza, è un personaggio curioso, che pare
una classica ragazza 'normale' ma poi si lancia in certi colpi di
genio... non so, credo che avrebbe potuto fornire intermezzi più
divertenti in mezzo alla catastrofica vita di Cormoran.
L'indagine
è interessante, si svolge bene, ma non ho sopportato la soluzione
finale. Proprio no. Soprattutto il modo in cui viene svelata, in un
lungo spiegone.
Ora,
non fraintendetemi, non voglio dire che non sia una lettura piacevole
– perché la è – né intendo lamentarmi perché 'Ehi, ma non
somiglia a Harry Potter!', però dopotutto... beh, leggo la Rowling
da più di dieci anni e conosco e ammiro la sua abilità di muovere
l'attenzione del lettore, di simulare, dissimulare, illudere,
scherzare, ferire. E conoscendola, mi sento di dire che avrebbe
potuto dare molto di più.
Spero
che lo faccia nel prossimo.
Marziani,
andate a casa! di Fredric Brown – traduzione di Salvatore Proietti
– Delos Books, 2012
Chi
mi conosce si è molto stupito quando ho annunciato di aver comprato,
letto e assai gradito questo libro. È noto che ho una bassa
sopportazione della fantascienza, proprio non mi attira. Preferisco
pensare 'magia!' piuttosto che 'protoni!', ecco. Non è un giudizio
oggettivo, è proprio questione di gusti.
Però
se c'è una cosa che può zittire le mie riserve è un lampo di genio
comico lanciato su una trama assurda e surreale. Adoro il 'reale' che
si interseca con l'impossibile. E con questo libro succede. E ho riso
un sacco.
Mondo
reale, 1964.
Arrivano
i marziani. Luke si sta preparando a scrivere un racconto di
fantascienza, quando un marziano gli bussa alla porta. E Luke
reagisce shockato, dandosi all'alcool e cercando di capire cosa stia
succedendo, se l'alieno non possa essere un'allucinazione. Tra
l'altro il suddetto alieno è insopportabile, inopportuno,
fastidioso, antipatico e insultante. Ma non è così 'lui', sono così
tutti i milioni di marziani che sono piombati sulla Terra quella
notte.
E
così, passando da una vicenda all'altra, ci viene raccontata questa
strana invasione, che non è tanto violenta quanto barbaramente
irritante. Gli alieni non odiano gli umani, ma li disprezzano e
adorano prenderli in giro, fare scherzi stupidi, disturbarli, divulgare i loro segreti – visto che possono vedere attraverso gli oggetti.
Tanti impazziscono, l'economia crolla – soprattutto quella dello
spettacolo e della fantascienza – e il mondo pare destinato a
sgretolarsi sotto il peso di tanta scocciatura. Sfortunatamente i
marziani non sono tangibili. Sono visibili, maledettamente udibili,
ma non possono essere toccati né, quindi, feriti. O scacciati.
Questo
libro è geniale. E divertente. E lo consiglio assai.
(Mi
viene ripetuto da millemila persone che Brown è una meraviglia
soprattutto nei racconti brevi. Io non lo so perché non li ho ancora
letti, ma riporto queste voci. Prima o poi dovrò recuperarli.)