E
dunque, buongiorno! Negli ultimi giorni i gatti sembrano aver deciso
che la loro missione mattutina è svegliarmi litigando furiosamente,
il che mi disturba non poco. Lato positivo, ho un po' più di
tempo per scrivere post, anche se comincio a pensare che sia il caso
di aumentare del 30% la dose di caffeina mattutina, visto che mi sta
cascando la testa dal sonno. Yeeee.
L'ultimo
ballo di Charlot di Fabio Stassi – Sellerio, 2013
Questo
è uno dei libri che mi ha regalato madre per il compleanno. Non era
nella lista, ma era un titolo che mi era capitato di adocchiare con
interesse, soprattutto dopo che ne aveva parlato La Lettrice
Rampante. È stato una piacevolissima sorpresa, in ogni senso.
Vediamo,
la trama in breve.
Inizia
con un Charlie Chaplin vecchio, anziano, un po' arrugginito. Come gli
aveva predetto un'indovina decenni prima, attende la morte nella
solitudine della sua stanza. E quando questa arriva, le offre uno
spettacolo. Fanno un patto, una risata per un anno di vita. Ogni anno
la Morte tornerà e Charlie cercherà di farla ridere. E questo è il
presente, diciamo, del libro, suddiviso in brevi capitoli che fanno
da intermezzo al resto della storia, una lunga lettera che Charlie scrive per
il figlio più giovane, perché sa che non vivrà ancora per
molto e vorrebbe dargli modo di conoscerlo, anche soltanto sulla
carta.
Non
sono un'esperta della vita di Chaplin, né una sua fervente
ammiratrice, anche se ho guardato con piacere diversi dei suoi film e
sono più che concorde nel definirlo un genio. Qui la sua storia è
parecchio romanzata, ci sono buchi che vengono riempiti con scampoli
di favole. Mi ha ricordato moltissimo Big Fish, il viaggio di un uomo
straordinario che viaggiando conosce cose e persone assurde e
meravigliose, ognuna delle quali finisce per lasciargli qualcosa. E
viceversa.
Ho
adorato come Stassi sia riuscito a rendere Chaplin un personaggio,
prendendo dal vero, limando, aggiungendo, fantasticandoci sopra. E le
storie che si intrecciano alla sua... beh, facciamola breve, mi è
piaciuto un sacco. Quindi lo consiglio assai, soprattutto agli
appassionati di cinema e di Chaplin.
Il
sentiero di legno e sangue di Luca Tarenzi – Asengard Edizioni,
2010
Nella
mia copia gioiosamente autografata. Sì, me ne sto bullando
orgogliosamente.
Questo
libro è strano. In senso buono. In senso ottimo. Nel senso migliore.
È libro e metalibro, è pieno di citazioni e rimandi, confonde
realtà e immaginazione – in modo perfettamente compatibile con la
trama – e ti lascia con gli occhi pieni di una stranissima versione
di Apocalisse. Più o meno.
Ispirato
al caro vecchio Pinocchio, con alcuni dei suoi personaggi che vengono
stravolti e rielaborati al limite del riconoscibile. Mangiafuoco –
che non si chiama Mangiafuoco – è tremendo. In senso buono.
Ok,
devo dare un senso a questi 'Tremendo! Orribile! Ma in senso buono'.
Diciamo che la storia presentata in questo libro è orribile, perché
parla di un mondo in cui l'uomo ha scoperto come mutare la materia
grazie all'immaginazione. Non tutti ne sono capaci, possono farlo i
Sognatori, le cui guerre hanno ribaltato il mondo come lo conosciamo
adesso, lasciando liberi di vagare gli Incubi che hanno creato. E
comprensibilmente, spesso compaiono elementi terribili a pensarsi,
ma stupendi a leggersi. Perché l'ambientazione è spiegata e
descritta meravigliosamente e splendidamente creata. Senza
pedanteria, però chiara. Quindi, dicevo... ho spiegato quello che
intendo con 'in senso buono'? Forse no.
Ad
ogni modo, la storia ha inizio con un essere di legno (alias il
protagonista, alias Pinocchio 2.0), che si risveglia steso su un
tavolo nelle mani di due creature mostruose, a pochi metri dal
cadavere di quello che è stato il suo creatore. L'essere di legno
non ha alcuna memoria, ma è perfettamente funzionante grazie ai suoi
'circuiti' che sono stati rimessi in moto a forza dal Tarlo che si
ritrova in testa.
Il
Tarlo è fantastico, le chiacchiere con l'essere di legno (che ha
scordato tutto, anche il proprio nome) sono dei divertentissimi
siparietti. E il Tarlo Parlante ha mangiato il legno di un albero
sapiente (adesso non fatemi spiegare...) e continua a citare e
recitare pezzi di libri e film che ricorda soltanto lui. Cosa molto
'meta'.
Questa
dovrebbe essere una recensione breve, quindi mi sbrigo. C'è un
viaggio, c'è un tentativo di opporsi al proprio destino, Incubi, una
Dea, tribù umane e Sognatori.
Unica
pecca – secondo me – l'eccessiva spiegazione nel capitolo finale.
Quindi lo consiglio di brutto. Ma di brutto.