L'età sottile di Francesco Dimitri

È da qualche minuto che inizio a scrivere una frase, fare qualche correzione per poi cancellarla interamente e ricominciare daccapo. Non che di solito le recensioni mi fluiscano dalle dita come nulla fosse, ma era un po' che non mi trovavo così... non so. Non direi 'in difficoltà', perché so benissimo cosa voglio dire. Solo, vorrei riuscire a dare il giusto risalto al libro e non a quello che mi fa pensare e augurare.
Aggiungo tra l'altro che questo post non fa parte del blog-tour, bella iniziativa della Salani che ha mandato il volume ai blogger che lo richiedevano. Nonostante le origini liguri, io me lo sono preso a prezzo intero a Lucca. Pagato interamente e più che lietamente, visto che ho avuto l'occasione di farmelo autografare. L'autografo più antiestetico della storia, con un puzzolente uniposka, ma va bene così. E poi... non so, ecco, voglio che la Salani sappia che l'ho comprato, che conteggi il mio acquisto, anche se è un'infima goccia. Perché alla fine vuol dire 'Sì! Bene! Gradisco! Avanti così!'. Credo che le case editrici parlino un alfabeto binario, un comprato/non comprato che influenza le loro scelte successive.
Sì, lo so, continuo a sproloquiare, è che non sono contenta soltanto del libro in sé, che già mi è piaciuto a livelli estremi, ma anche del fatto che sia stato pubblicato, perché è indice di una svolta. Quella che aspettavo da tanto. Una grande casa editrice che abbraccia il genere fantastico di origini italiane. Un vento fresco e ricco di promesse. Madama Salani, sono lieta e soddisfatta della piega che hanno preso gli eventi. Davvero.
Ecco, quello che temo è di finire per dare troppo risalto alla suddetta 'piega' per non darne abbastanza al libro. Che, diamine, mi è piaciuto un sacco. Due sacchi, mille sacchi, tutti pieni. Quindi ora basta cincischiare.
Scritto in prima persona in imperfetto narrativo, la voce è del protagonista Gregorio, che ripercorre in un punto lontano del tempo gli eventi che l'hanno portato a diventare mago. E non solo. È un romanzo di formazione di quelli che non gridano 'sono un romanzo di formazione! Cresciamo insyeme!', quindi un buon romanzo di formazione.
Gregorio perde la madre a 14-15 anni, per colpa di un attacco epilettico. La sorella maggiore, Sara, si salva salvando lui, il padre è un uomo freddo, distante. Lui e Gregorio non hanno un bel rapporto, a malapena ne hanno uno. A sedici anni Gregorio ha una ragazza, Chiara. Una bella coppia, raccontata bene. Né in modo troppo sdolcinato, né con quel fare freddo che inaridisce. Una bella coppia e basta. E c'è anche qualche amico, nel paese del Sud in cui va ogni estate in vacanza con la famiglia. Gregorio è un ragazzo normale, dopotutto. Intelligente, un po' nerd, un po' freddo, ma normale. E ha una vita tutto sommato normale finché, nell'estate dei suoi sedici anni, non incontra Levi. Un tizio di età indefinibile che si definisce un mago e che gli chiede se vuole diventare il suo apprendista.
Com'è ovvio che sia, Gregorio accetta. E un sacco di ingranaggi si mettono in moto. Il suo rapporto col mondo 'reale' fatto di Chiara, di famiglia, di scuola, cambia, perché ha inizio quello con la magia. E poi ci sono elementi esterni che magari è il caso di non approfondire che sennò finisco per raccontare troppo.
I personaggi sono davvero ben fatti, ognuno con la sua personalità e i suoi tratti distintivi, le sue ragioni. Forse un pelo schematizzati. Forse.
Lo stile mi è piaciuto moltissimo. Lento, misurato, però intenso e realistico. All'inizio, quando c'è Gregorio seduto sulla spiaggia, senti le onde. E poi sorridi al suo modo di raccontare certi aspetti dell'adolescenza, perché li fa riaffiorare bene, non li esagera, ma ci scherza.
E quello che accade quando la magia entra nel mondo reale... sì. Davvero, sì. Non potrebbe andare diversamente. Sì e basta.
Quindi sì, lo consiglio selvaggiamente. E non solo 'agli appassionati del genere', così come non sono soltanto gli appassionati del genere ad apprezzare Harry Potter. Tra l'altro mi sento un po' in colpa nei confronti di J. K. Rowling, che io la amo e idolatro immensamente, da anni mi definisco una 'potterhead for life', eppure... so che suona stupidissimo e un po' campanilista, però nel leggere finalmente un fantastico italiano così fottutamente bello, per un attimo mi è venuto da pensare 'Suck it, Rowling'.
Dovrò espiare questa colpa auto-schiantandomi.
E mi chiedo quanto sarebbe stato bello leggerlo a sedici anni e quanto debba essere stata simile alla mia l'adolescenza di Francesco Dimitri. Un sacco, credo. Che questo libro prende in pieno quel senso di stupita delusione di fronte al piattume di un mondo senza magia. Quel 'Ma come, tutto qui? Starai scherzando!' che assale quando scopriamo che fate e folletti non esistono. Non oso pensare a quanto sarebbe noioso il mondo senza fantastico...
Dicevo. Lo consiglio. Proprio di cattiveria. Punto.