Beh,
che dire? Buon Halloween. O buon Samhain, visto che è da lì che
viene.
Sapete,
credo di non aver mai passato un Halloween 'come dico io', ovvero
costumi, lunghe passeggiate notturne, alcool e storie. Il che è
curioso, perché alcuni dei miei amici sono esattamente il tipo di
persone che andrebbero in brodo di giuggiole innanzi a questa
prospettiva. Eppure... beh, non è mai capitato. Che tristezza, no?
Immagino
dipenda dal fatto che Halloween coincide sempre col Lucca Comics e il
Lucca Comics è un po' come il nostro Natale. Tutto il resto
impallidisce, ogni altra ricorrenza viene accantonata e la notte dei
fantasmi finisce nel dimenticatoio... beh, peccato.
L'anno
scorso mi ero messa – più o meno – d'impegno e avevo pubblicato
ben tre recensioni a tema Halloween-iano. La uno, la due
e la tre. Quest'anno invece ho letto un unico libro che poteva
rientrare nella tipologia (Le stanze buie), ma visto che mi è
piaciuto un sacco, non mi andava di accorparne la recensione a una
festività, perciò alla fine niente. Neanche quello.
Quindi
di che ciacolare, in questa gioconda giornata? Beh, non vi
nascondo che questo è un post-quasi-riempitivo. Non ho preparato
niente per oggi, ma mi scoccia non pubblicare nulla. Quindi ho pensato
molto semplicemente di scrivere qualcosina di getto su un tema che ho
dannatamente caro.
Che poi questo qualcosina si sia trasformato in un lungo e informe papiro... beh, capita.
C'è una figura che, nonostante negli anni sia stata orribilmente bistrattata, umiliata e ricoperta di brillantini, non ha mai smesso di affascinarmi. Una creatura dalle molteplici origini e dalle mille sfaccettature, che compare sotto diverse forme in diverse mitologie e che a volte si mescola con altre mostruosità.
C'è una figura che, nonostante negli anni sia stata orribilmente bistrattata, umiliata e ricoperta di brillantini, non ha mai smesso di affascinarmi. Una creatura dalle molteplici origini e dalle mille sfaccettature, che compare sotto diverse forme in diverse mitologie e che a volte si mescola con altre mostruosità.
Andavo
già alle medie, quando ho letto La stanza 13 di Robert
Swindells, che a pensarci bene dev'essere stata una lettura
propedeutica al mio successivo interesse. Qui il vampiro era appena
accennato, un cadavere maleodorante che dorme in una bara. Adoravo
quel libro, non so quante volte l'ho letto. Eppure ripensandoci
qualche buco lo aveva. Non era poi questo granché, però mi piaceva
un sacco, non so se per l'ambientazione 'gita scolastica' che sugli
adolescenti fa tanta presa o se per il vampiro. Ad ogni modo, è
cominciata così.
Poi,
beh, c'è stato il mio grande amore, quel libro che mi ha santificato
alla 'causa vampira'. Intervista col Vampiro di Anne Rice.
Per quelli che ancora non l'avessero letto... beh, siete dei folli.
Andatevelo a procurare immediatamente. Un miscuglio di gotico, di
storico, introspezione... l'orrore che non sta nel timore di
un'aggressione zannuta, non si palpita di suspense. L'orrore va tutto
alla sorte del protagonista, Louis, una mente dolce e umana
intrappolata in un corpo che deve uccidere per mantenersi in vita.
Stupendo. Per un sacco di tempo Anne Rice è stata la mia scrittrice
preferita in assoluto.
E
poi, cosa c'è stato?
Qualche
horror per ragazzi, tipo della Junior, di cui non ricordo neanche i
titoli. Decisamente non hanno fatto molta presa, però devono essermi
serviti a mantenere saldo l'amore per i vampiri.
Poi
sono arrivati I diari della famiglia Dracula di Jeanne
Kalogridis – belli, scritti bene, lenti e gotici – e la serie
della cacciatrice Anita Blake di Laurell K. Hamilton.
A
pensarci bene, non sarà un libro, ma come si fa a non parlare di
Buffy? Io adoravo Buffy. Dopo scuola correvo a casa sperando
che non fosse già iniziato, lo seguivo con un fervore quasi
religioso, anche se riguardarne le puntate adesso è tutta un'altra
cosa. Però cavolo, Buffy! Questa ragazzina che deve combattere per
il bene della sua città, le mille minacce, la puntata in cui si
prende gioco di Dracula stesso... e poi Spike. Non dico altro. Spike.
Spiace
ammettere che per anni, fino a quando non ho letto il primo libro di
Black Friars di Virginia de Winter, non ho trovato
nulla in grado di soddisfare la mia fascinazione per la figura del
vampiro. Le notti di Salem di Stephen King è bello, su
questo non c'è dubbio, però punta più sulla reazione della città
che sulla minaccia in sé. Anche Lasciami entrare di Lindqvist
è bello ma, come sopra, non è che dica molto del 'vampiro'.
Piuttosto punta sulla sorte disgraziata di una vita eterna e sulla
storia del giovane protagonista umano. Non mi era dispiaciuto neanche
Hotel Transilvania di Chelsea Quinn Yarbro, ma non l'ho
neanche trovato particolarmente interessante. La serie di Charlaine
Harris, quella da cui hanno tratto True Blood, non la
posso soffrire, ho sempre pensato fosse una palese scopiazzatura di
Anita Blake. E La notte dei vampiri di Nancy Kilpatrick?
Un libro scandito dalla protagonista e dal vampiro che scosacciano in
allegria. Più o meno. E poi c'è stato Twilight, che
all'epoca non mi era dispiaciuto, ma possiamo chiamare 'vampiri'
quelle creature sbriluccicose? Suvvia.
Non
è strano come una figura così meravigliosa e sfruttabile sia stata
relativamente poco sfruttata? E soprattutto, quanto raramente sia
stata sfruttata dignitosamente? Se togliamo dal tavolo tutti i vari
soft-porno-rosa-vampiri non rimane molto nella bibliografia
vampirica. O forse è una mancanza italiana, chissà. Il fatto è che al giorno d'oggi il vampiro è diventato qualcosa di cui è fin troppo facile prendersi gioco, il Justin Bieber della narrativa, il che mi mette un po' di tristezza. Mi fa l'effetto di quando sento uno dire che i Beatles sono sopravvalutati, avete presente?
Però
via, in qualche modo volevo proprio augurarvi un buon Halloween. E una caterva di dolci.
(E
se aveste titoli dignitosamente vampirici da consigliarmi, beh...)
(Dio, quanto adoro la famiglia Addams.)