Dopo
aver finito Middlemarch – che comunque ho adorato alla follia –
mi sono data alla pazza gioia. In pochi giorni ho finito due libri,
altri due già sono in lettura. Uno è Il pasticcere del re, che
inaspettatamente mi sta piacendo un sacco. Dico inaspettatamente
perché ho letto una recensione mediamente positiva e pure la Somma
Libraia, prima di prestarmelo, mi ha manifestato le sue riserve. Però
finora mi sta garbando di molto, quindi... beh, vi dirò quando
l'avrò finito.
Tutti
possono fare fumetti di Gud – Tunuè, 2013
Ok,
questo non è un libro e non è neanche narrativa nel pieno senso
della parola. Però è assai interessante, quindi ve ne parlo lo
stesso, anche perché la Tunuè è stata tanto gentile da mandarmelo.
Questo
è un manuale per aspiranti fumettari. Non scende nei particolari,
non s'inerpica sui mirabolanti sentieri della prospettiva, non svela
i misteri dell'anatomia, non fornisce tutto ciò che serve a un
aspirante fumettaro per diventare fumettaro. Questo è bene metterlo in chiaro.
Più
che altro ti aiuta a capire come si diventa appieno aspiranti
fumettari. In sostanza c'è questo tipo – che immagino sia Gud
stesso? - che si sollazza con l'idea di diventare fumettista. Va in
biblioteca e chiede di visitare la sezione. Tristemente si scontra
con la triste realtà dell'assenza di una vera sezione fumettistica.
Perché diciamocelo, in Italia il fumetto conta meno di zero. Ma c'è
anche da dire che al giorno d'oggi qualsiasi branca lavorativa che
implichi una competenza specialistica conta quanto un due di picche
strappato, quindi...
… noterete
dell'amarezza. Non fateci caso, in realtà sono lieta di dire che
continuo a gioire in libreria, sia chiaro, è tutto il mondo che c'è
intorno a non andarmi giù.
Vado
avanti? Vado avanti. Gud si trova innanzi alla porta di un bagno,
dalla quale l'omino stilizzato comincia a parlargli. Ed
essenzialmente questo è quanto inizierà a ripetersi per tutto il
resto del fumetto.
Una
continua citazione, una lezione imparata da ogni personaggio che
compare. Dall'omino del bagno – l'icona base – a Yellow Kid, da
Superman ad Astro Boy fino a Popeye e quant'altro. Un breve viaggio
all'interno del mondo del fumetto. Piccole spiegazioni, alcune
basilari sul formato della tavola, sulle vignette, sulla leggibilità,
sulle onomatopee. Ma soprattutto – e questa è la parte che mi ha
fatto sorridere, che io di fumetto non capisco molto, ma nella
narratività ci sguazzo – quando a Gud è stato chiesto da Ignatz
Mouse 'Qual è la prima domanda che devi farti davanti al foglio
bianco?' e la risposta – data dopo diversi errori e una gomma
lanciata sul cranio – è 'Perché?'. Capirete la mia
approvazione, immagino.
Ecco,
di certo TPFF non può essere definito un manuale esaustivo e
particolareggiato sul fumetto. Ma per chi fosse alle prime armi o si
stesse ancora chiedendo se scrivere fumetti è quanto vuole fare...
beh, in questo caso lo consiglio assai.
Oddio,
in realtà a me è piaciuto anche se dopotutto non sono che una
fruitrice. Perciò magari tenetevelo a mente lo stesso.
L'anno
di vento e sabbia di Roberto Delogu – Hacca Edizioni, 2013
Era
appena arrivato un bastimento carico di titoli Hacca in libreria. Per
la prima volta facevo chiusura – in realtà avevo perso l'autobus –
e, dopo aver spento tutte le luci e messo a posto un paio di libri, ho dato un'occhiata agli ultimi arrivi. Poi ho deciso di
provare questo. E... vediamo.
In
questo libro ho ritrovato una vaga eco di ITIS di Cavina. Non perché
lo stile sia simile, men che meno l'ambientazione. Si può anzi dire
che l'unica cosa che hanno in comune questi due libri sia il fatto
che raccontano di un'adolescenza lontana, anche se poi gli aspetti su
cui si soffermano sono diversissimi. Eppure c'è quel qualcosa. Credo
sia il ricordo della prima giovinezza, che una volta perduta diventa
opaco, fumoso, denso. C'è un qualcosa che rende molti libri
ambientati nel ricordo adolescenziale molto simili tra loro, ma non
so bene cosa sia, quindi in assenza di definizioni più precise la
pianto di divagare e torno alla trama.
C'è
Gigi, quest'uomo – che compare come adulto solo all'inizio e alla
fine del romanzo – che parla di un anno in particolare della sua
adolescenza, quello in cui lui e il padre hanno vissuto in un casotto
in spiaggia, a Cagliari, perché la madre aveva deciso di prendersi
un anno di pausa dalla relazione. Ne parla con una certa serenità,
senza trasmettere l'intensità delle emozioni di allora, ma piuttosto
riflettendoci sopra col 'senno di poi'. È una storia raccontata e
non vissuta. Il che non lo indico né come difetto né come pregio,
lo indico e basta.
E
dunque, c'è quest'anno particolare. Poi c'è il presente, in cui
Gigi è diventato avvocato e gli si ripresenta davanti un elemento di
quell'anno lontano, che lo spinge non soltanto al ricordo, ma anche
alla presa di coscienza di alcuni accadimenti che in un certo senso
lo riguardano.
… capitemi,
è davvero difficile evitare lo spoiler.
L'ambientazione
gioca un ruolo fondamentale. Sardegna, i primi anni '80. Il
terrorismo rosso, i rapimenti.
Basta,
di più non dico. Dico giusto che mi è piaciuto.