Sta
arrivando l'autunno e io gioisco. Aprire la finestra al mattino,
affacciarsi e rimanere estasiati al profumo di pioggia che deve
ancora cadere, e quella luce da foto in bianco e nero... no, dai, mi
spiace per i seguaci dell'estate, ma io adoro l'autunno.
Risorse
disumane di Marina Morpurgo – Astoria 2012
Ultimo
libro di Marina Morpurgo, di cui già avevo allegramente ciacolato
qui per La scrittrice criminale. Quasi la stessa voce, divertita,
ironica, colloquiale. Pare che chiacchieri coi lettori, magari al
bar, lamentandosi della condizione attuale. Una giornalista
licenziata, le sue giornate a casa, il rapporto coi figli –
l'inquietante bambina preterrorista e l'universitario
economia&finanza a cui rifarei le chiappe a calci – e le
colazioni di rito con due ex-colleghe, tutte vittime del Mercato.
Un
libro italiano, estremamente italiano. Non che dalle altre parti sia
tutto rose e fiori, ma umiliazioni e mutilazioni lavorative di questo
genere credo siano una nostra peculiarità, figlie delle leggi
massacra-lavoratori del primi anni 2000. Una lettura breve, poco più
di un centinaio di pagine di risate storte e stomaco irritato. Gli
occhi sulla situazione della protagonista e la sua ossessione per i
suoi ex-datori di lavoro.
Neanche
a dirlo, lo consiglio. È un po' amaro, ma anche divertente. E il
finale è una cosa lollosissima.
Però
c'è un però. Una critica che mi sento di muovere, anche se non è
esattamente sul Risorse disumane come libro a sé stante. Il fatto è
che l'idea di fondo è geniale. E originale. E avrebbe potuto dare
vita a qualcosa di più articolato, complesso, sempre con lo stesso
tono magari, però... però 'di più'. Non so se sono riuscita a
spiegarmi, però credo che se Marina avesse deciso di
lavorare un po' di più su questo suo terzo parto, forse ne sarebbe
potuto uscire qualcosa di assoluto e imprescindibile.
Ma
trattasi di lamentele mie, più per il potenziale che per l'attuale.
Intanto, io vi consiglio quello che è.
La
pioggia prima che cada di Jonathan Coe – traduzione di Delfina
Vezzoli – Feltrinelli, 2007
Nella
mia edizione economica meravigliosamente autografata. Sì, me ne sto bullando.
Ora,
questa lettura per me è stata divisa in due parti. La prima, devo
ammetterlo, non l'ho gradita granché. Mi è sembrata statica, lenta,
grigia. La seconda no, l'ho adorata. Forse perché avevo finalmente
conosciuto i personaggi e sapevo di chi stava parlando Rosamund,
seduta davanti alla radio con tutte quelle fotografie in mano. È un
libro che comunque consiglio – di certo non come svago o
intrattenimento – ma il divario tra le due parti lo segnalo lo
stesso.
Gill
riceve la notizia della morte di zia Rosamund. Deve occuparsi delle
proprietà, del funerale, di tutto. Trova una busta indirizzata a
Imogen, che ricorda di aver conosciuto decenni prima, una bambina
cieca che si aggirava per la casa di Rosamund durante il suo cinquantesimo compleanno. La busta contiene delle
cassette registrate, la richiesta di farle avere a Imogen e il
permesso a Gill di ascoltarle in caso non fosse riuscita a trovare la
destinataria.
E, non riuscendo a trovare Imogen, Gill le cassette le ascolta insieme alle sue figlie.
È
la storia di Rosamund e, retrospettivamente, di quello che ha portato
all'esistenza di Imogen. La stranissima amicizia tra Rosamund e
Beatrix, nonna di Imogen. E poi la figlia di Beatrix, Thea. Decenni
sintetizzati in poche cassette registrate, fatte di descrizioni di
fotografie e ricordi correlati.
È
un bel libro. Amaro, triste. Ma è una tristezza pacata, che faccio
fatica a digerire. Manca di rabbia, di nerbo, di decisione. Eppure ce
ne vorrebbero...
Beh,
ribadisco, lo consiglio. Però un po' fa male.