Sapete
qual è un ulteriore lato positivo del lavorare in libreria? Gli
editori che mandano i libri omaggio, con largo anticipo sulla data di
pubblicazione, così che il libraio possa leggere e valutare se e
come ordinare il titolo e consigliarlo ai clienti.
Tale
meravigliosa pratica mi ha dato la possibilità di saggiare l'ultimo
libro di Cristiano Cavina, Inutile Tentare Imprigionare
Sogni – ITIS – pubblicato il 5 di questo mese dalla Marcos
y Marcos.
Sì,
invidiatemi. Me lo merito.
È
un libro di quelli che si leggono veloce, un sorrisetto ogni tanto,
un inciampo amaro, qualche immagine che riemerge dalla nebbia
dell'imbarazzo, un insieme di ricordi tenuti insieme dagli orari
ferrei e precisi delle lezioni. Cosa che ho gradito molto, non è il
classico libro dolcemente nostalgico dedicato a quanto eravamo liberi
e felici da giovani. No, col cavolo. Baldo Creonti, il protagonista,
odia studiare, odia la scuola e il modo in cui questa è impostata.
Professori matti – guardiamoci in faccia e ammettiamo con mestizia
l'alta percentuale della categoria, va' – lezioni incomprensibili,
antipatie casuali, solide gerarchie tenute su con la minaccia, screzi
casuali e immotivati che si propagano nel tempo.
Baldo
– o meglio, il giovane Creonti – frequenta un ITIS, un istituto
tecnico senza ragazze e pieno di professori problematici. C'è quello
sadico che si succhia costantemente i baffi, quello che odia il
preside con tutto se stesso, quello bravo ma severo che è adorato da
tutti e scherza sempre, pure quando schiaffa dei gran quattro sul
registro.
Poi
ci sono gli amici, i compagni di classe, devo ammettere un po'
piatti, non so se monocromaticizzati dal tempo o dal poco interesse
di Creonti per l'ambiente scolastico. E c'è il ricordo di Veroli
Wanda, il primo amore del protagonista, una storiella durata poco e
vissuta ancora meno. E c'è Creonti il vecchio – il nonno tremolino
che si è giocato il negozio a scala quaranta – e la madre del
protagonista, una donna delle pulizie che sembra voler rivivere la
vita scolastica che ha sempre sognato attraverso il figlio,
piantandogli sulle spalle il peso delle proprie aspettative.
C'è
voluto un po' perché la lettura decollasse, ma poi è partita.
Dapprima sembrava un diario scolastico freddo anche se umidiccio,
quasi statico nel suo descrivere personaggi e situazioni. Poi si è
articolato, si è dato un senso, oppure il senso c'era già ed è
emerso dal profondo. Il finale, mi concedo di dirlo senza osare
aggiungere altro, è stupendo. Davvero.
Quindi,
beh, lo consiglio. Che diamine.