Nonostante
tutto quello che se ne può dire, l'Internet è un bel posto. Non
esiste in natura una fonte così immane di informazioni o di
informazioni sulle informazioni e così via. Se non fosse stato per
l'Internet ancora non conoscerei un sacco di libri e case editrici.
In particolare, non avrei ancora conosciuto la Tunué, che ha
preso a sprangate i miei vecchi standard fumettistici, assestandosi
al vertice del mio pignolissimo podio.
Stamattina,
prima di andare in libreria, ho fatto un salto nella cara vecchia
fumetteria di fiducia e insieme ai soliti fumettazzi americani
truculenti, ho preso Rughe di Paco Roca, di
cui finora non avevo letto che qualche pagina sul sito degli editori.
È
un fumetto bello. Bello e crudele. Doloroso, dolce, che ti si
impregna un po' addosso, che racconta della noia e l'abbandono
vissuti da chi passa gli ultimi anni della propria vita rinchiuso in
routine sulle quali non ha più alcun potere.
Il
protagonista è Emilio, un settantenne che il figlio decide di
mandare a vivere in una casa di riposo. Fin dalla prima pagina
iniziano a comparire i primi segni dell'Alzheimer, che per me
rappresenta il grande mostro di questo secolo. Non sono molte le
malattie che temo di più.
Comunque
sia, la storia inizia così, con Emilio che entra nella casa di
riposo, un compunto ex-direttore di banca, dritto come un fuso,
serio, orgoglioso. Tramite il suo compagno di stanza, il cinico
Miguel, inizia a capire come vanno le cose nell'istituto.
Essenzialmente, non vanno da nessuna parte. Una lenta e
inestinguibile noia spezzata soltanto dai pasti e dalla distribuzione
delle medicine. Le barriere tra presente e passato che si infrangono
e i ricordi che prendono possesso di una pagina o di poche vignette.
Ogni anziano abitante della casa di riposo stringe il cuore a suo
modo, che si aggrappi a quel poco che rimane o che si sia già
abbandonato all'oblio.
L'amicizia
tra Emilio e Miguel è toccante. Così diversi, così opposti, eppure
così costretti a diventare fratelli. Gli sforzi di Miguel
nell'aiutare Emilio a non farsi portare al terribile 'piano di
sopra', dove ristagnano gli anziani che non riescono più a prendersi
cura di se stessi...
A
pensarci bene la storia è non ha molto di originale, eppure il modo
in cui viene affrontata ha un che di speciale, di prezioso.
Quell'ultimo brillio di speranza, quei fugaci sorrisi, quelle strette
al cuore che proprio... bellissimo. E, per quel che posso capirne, i
disegni sono davvero belli. E adatti. Idem i colori.
Lo
consiglio un sacco, soprattutto a chi come me soffre un po' di cuore
di ricotta quando si tratta di anzianini.