Beh,
questo non è il post 'definitivo' su Georgette Heyer che annuncio da
mesi, mentre poco a poco ne divoro l'intera bibliografia. Però mi andava di scrivere qualcosina su di lei, anche perché è una delle autrici che negli ultimi tempi - e con 'negli ultimi tempi' intendo dire 'durante il tremendo periodo degli esami' - mi è stata più vicina, con i suoi libri così frivoli e leggeri che fanno quasi da massaggio rilassante al cervello. Mi sono sempre tenuta lontana da questo particolare genere, che diciamocelo, la Heyer è proprio rosa. Però non è di un rosa spento, molle, color porcello, anzi. La Heyer è di un rosa acceso, allegro, brillante e chiassoso, eppure pieno di stile. Forse suonerò un po' esagerata, ma secondo me una come lei riesce a nobilitare un intero snobbatissimo genere.
1.
In Italia è tradotta da Anna Luisa Zazo, che oltre ad essere
impareggiabile nell'adattamento, talvolta si lascia andare a
esilaranti note commentative.
2.
Un tipo di lettura per staccare, ma con stile. E che diamine.
3.
Le edizioni Astoria sono meravigliose. D'altronde bisogna pure
pareggiare con le vecchie edizioni, che sono parecchio trucide.
4.
Sebbene i suoi romanzi siano di solito estremamente vezzosi e allegri
al limite estremo del rosa, qualche volta è riuscita a fare sfoggio
di una capacità narrativa eclettica e impeccabile. Mentre in La
cugina Kate l'atmosfera inquietante e claustrofobica sembra
un'eco della Rebecca di Daphne Du Maurier, in Belinda e il Duca
(mai titolo fu dato più a caso, visto che Belinda è un personaggio
assolutamente secondario) mostra le rocambolesche avventure di un
giovane nobiluomo da sempre sottovalutato da una famiglia
iperprotettiva. E nel particolarissimo La pedina scambiata,
forse il mio preferito, scrive uno dei finali più inquietanti e
riusciti che io abbia mai letto.
5.
L'amore di Georgette per il tempo di cui narra si palesa in
un'attenzione quasi maniacale fino ai più piccoli dettagli,
raccontati quasi con gioia. Starei ore a leggere ciò che pensa del
dandismo, dei colletti alti, delle cavalcature adatte alle varie
occasioni.
6.
Nonostante i suoi romanzi si possano ben definire 'rosa', in quanto
ricalcano uno schema ben preciso, a volte è come se si prendesse
gioco di quello stesso genere, esasperando e ridicolizzando i
comportamenti dei personaggi. Quanto ho riso quando in Il gioco
degli equivoci l'eroe della situazione si mette a dialogare col
cane...
8.
Le sue pagine secernono ironia da ogni poro.
9.
I suoi personaggi hanno dei difetti, sono umani e spesso
caratterizzati con particolare maestria.
10.
Deve aver amato Jane Austen almeno quanto la adoro io.
11.
I suoi personaggi femminili, nonostante spesso si adeguino ai modi
dell'epoca, sono quasi sempre forti, indipendenti e di
un'intelligenza acuta che li rende saggi e risoluti.
12.
A volte si sente il bisogno di letture zuccherose e Georgette fa in
modo che sia zucchero buono e non squallido dolcificante.