Siatemi
vicini nella tristezza, che stamattina mi sono debitamente messa la
sveglia, ben decisa ad andare in libreria, poi poi rendermi conto che
nel portafoglio non mi restavano neanche i soldi per l'autobus. Sigh.
Ma
gioite con me per l'arrivo di Lucy! La bellissima Lucy, la
formidabile Lucy! Che è un eredear, un 'Leggo' della IBS. Scelto sì
perché credo sia il più economico in commercio, sia perché è
della IBS. E a me Amazon calpesta proprio le noci.
Ah,
il nome 'Lucy' viene da 'Lucy in the sky with diamonds' dei Beatles,
una delle prime canzoni dei Fab4 che mi sono entrate in testa. Ero
ancora alle medie... bei tempi. Però fa pensare anche a Lucy Van
Pelt, quindi doppio legame affettivo con suddetto nome. E dunque,
dicevo, ieri è finalmente arrivata Lucy. E ho inframmezzato la
divertentissima lettura di I tre moschettieri con qualche sbirciata
all'ereader, che mentre I tre moschettieri è scritto in piccolo e mi
devasta la vista, con Lucy ho potuto ingrandire i caratteri a
dismisura, portandomi tanto ma tanto sollievo.
E
dunque...
La
casa sfitta di Charles Dickens, Elizabeth Gaskell, Wilkie Collins,
Adelaide Anne Procter – traduzione di Valeria Mastroianni, Lorenza
Ricci, Camilla Caporicci – Jo March, 2013
Odiatemi
e invidiatemi, che questo libro l'ho preso in anteprima al Salone di
Torino. No, oddio, potevo ingiungervi di portarmi invidia e rancore
fino a un paio di giorni fa, ora è uscito in libreria, quindi il
livore sarebbe un attimino fuori luogo.
Ad
ogni modo, questo libro è frutto di una collaborazione tra le penne
degli autori sopra citati, uscito a puntate sulla rivista di Dickens,
Household Words. E vi dirò, è la prima volta che gradisco 'sì
tanto qualcosa che è stato scritto da Dickens. Ne sono sommamente
lieta, mi riempio di speranza per quando leggerò Grandi Speranze o
Il circolo Pickwick, che mi sono stati tanto consigliati.
Dunque,
la trama. La trama è molto semplice, per quanto la risoluzione
finale sia alquanto arzigogolata. Un'anziana signora di nome
Sophonisba si trasferisce in una casetta elegante davanti alla quale
sorge una casa abbandonata, rovinosa e rovinata. Una casa che finisce
per ossessionarla, visto anche che la zona è buona e deve pur
esserci una motivazione al suo stato di abbandono. Giungono allora il
fedelissimo servitore Trottle e il vecchio amico Jarber ad aiutarla a
risolvere il mistero.
Il
tutto è diviso a capitoli ben separati tra loro. Il primo, quello
scritto da Dickens e Collins, mi è piaciuto davvero tanto e si
concentra su Sophonisba e il suo trasferimanto. Il secondo, quello di
Elizabeth Gaskell, è stupendo, assolutamente il mio preferito
(d'altronde è la Gaskell) parla di qualcosa che è avvenuto nella
casa, di vecchi inquilini. Non dirò altro, però veramente...
Gaskell. Punto. Poi c'è un nuovo capitolo di Dickens che mi è
piaciuto un sacco, sempre sulle vicende della casa. Di cui comunque
non posso dire nulla perché, voglio dire, sono quasi racconti a sé
stanti, due parole e li rovino. Poi un capitolo di Adelaide Anne
Procter, che forse è l'unico a non avermi esattamente entusiasmata.
Il fatto è che più che un racconto, è una lunga poesia. E la
storia che vorrebbe narrare, di cui si legge qualcosina nei capitoli
successivi, è davvero bella, se l'avesse messa in prosa sarebbe
stata... Vabé, comunque. Un altro capitolo di Wilkie Collins – di
cui ho già scaricato mezza bibliografia su Lucy – e quindi il
risolutivo capitolo finale, dalle penne congiunte di Collins e
Dickens.
Che
dire? È quasi superfluo che io parli dello stile degli scrittori o
dei loro personaggi, anche perché è un romanzo collettivo e ognuno
ha modi diversi di muovere la storia. Dovessi trovare un difetto
sarebbe che i capitoli sembrano a volte un po' disgiunti gli uni
dagli altri. Ma ciò non mi impedisce di consigliarlo comunque. Un
sacco.
Zombie
Press – AZAB – All Zombies Are Bastards di Daniela Barisone e
Alexia Bianchini – La mela avvelenata, 2013
Di rado lo stacco tra due
mini-recensioni è stato così netto e violento. Prima Dickens, ora
zombie. Eppure beh, l'ereader l'ho inaugurato con questo ebook. Era
un po' che lo tenevo sott'occhio, un po' la copertina, un po' la
storia... e sono lieta di poter dire che ha mantenuto tutte le
promesse, ho passato qualche ora di puro zombifero svago.
La storia inizia con Mary e
Shelley che si preparano all'apocalisse zombie. Si muniscono di mazza
da baseball e manuale di sopravvivenza e scappano dalla città
infetta. Poche pagine per narrare quello che avviene in due anni,
prima che venga scoperta una cura e che gli zombie – non tutti, ma
tanti – possano tornare alla 'vita' di tutti i giorni. Vediamo così
un mondo ribaltato, in cui i pochi rimasti vivi, gli umani, vengono
ghettizzati, fatti oggetto di mobbing, osteggiati e quotidianamente
umiliati. A comandare sono gli zombie 'vegani', cui la cura impedisce
di mangiare ogni tipo di carne. Da qui i continui riferimenti ricolmi
d'odio ai veggie, che dopo un po' ammetto che un cicinin me le hanno
anche fatte girare. Ma soprassediamo.
Mary e Shelley erano e sono
tornate ad essere editor in una casa editrice che rifiuta i racconti
inviati dagli umani. Eppure cominciano a metterne da parte alcuni,
che ci verranno anche mostrati a puntate. Il racconto di Ewan l'ex-poliziotto, del dottor Russo, poi verso la fine di una 'fanciulla
innamorata'. Ora, io non posso dire poi tanto, anche perché un ebook
breve, se andassi troppo avanti con la trama finirei per spoilerarvi
tutto. E magari evito.
Ad ogni modo, lo consiglio a
chiunque abbia voglia di un po' di zombie o di un po' di violenta
evasione. È una lettura veloce, divertente e sanguinosa, che
finirebbe dritta tra le 'letture da esame splatter', se mai dovessi
riscrivere un post del genere. Certo è poco realistico, i nomi delle
protagoniste sono inverosimili a Milano, ma la citazione ci sta
tutta. E ammetto anche che qualche dialogo era un po' poco credibile
– ma neanche troppo, a dire il vero – e che le volgarità
fioccano come coriandoli. Non che la cosa mi abbia dato fastidio, ma
oh, io avverto. Non so quanto e se farà piacere alle autrici, ma mi ha un po' riportato alla Hamilton delle origini.
Che dire? Io attendo il
seguito. E spero vivamente non mi si faccia aspettare troppo.