E
dunque, qualche giorno fa vi ho consigliato – e similmente chiesto
di consigliarmi – libri gigioneggiamente frivoli, leggeri come una
piuma, di quelli che si possono leggere anche col cervello spappato
dallo studio. Eppure, pur ringraziando sentitamente per i
suggerimenti, non sono ancora riuscita a leggerne neanche uno, pur
avendone trovati diversi in biblioteca. Perché? Perché mi è
cambiato il genere. La rotellina nella testa ha fatto un giro
completo e i miei gusti, 'sì come le stagioni, si sono riaggiustati
in un'altra diversissima esigenza. Ovvero un gran bisogno di sangue.
Temo sia per questo che per due giorni sono rimasta senza nulla da
leggere. Voglio dire, il comodino era stracolmo di libri, ma erano
appunto quelle gioiose e cinguettanti frivolezze di cui vi parlavo
giorni addietro.
Cioè, il mio animo bramava violenza e io gli
propinavo confetti.
Inizio
immantinente col consigliare La ballata di Mila di Matteo
Strukul, di cui ho ampiamente ciacolato di recente. Tanta
violenza. Tanto cinematografico. Tanto sangue. Taaanti combattimenti.
E lo dico con un gran sorrisone.
E
poi L'ultimo lupo mannaro di Glen Duncan, di cui ho
parimenti parlato tempo fa. Un lupo mannaro vero, senza troppe
fisime. Sesso, sangue, budella, escrementi, violenza, ancora sangue,
un po' di putrefazione... via, che ogni tanto ci vuole.
Apocalypse
Baby di Virginie Despentes, un inno alla possanza
nonostante sia francese. Indagini, sesso e pestaggi. E sangue. Non in
quantità industriali come nei libri sopracitati, ma via, neanche lo
si centellina.
Black City di Victor Gischler, con la sua copertina urfida.
Gischler, per chi avesse una vita sociale, è anche un eccelso
sceneggiatore di Deadpool, il mio (più o meno) supereroe Marvel
preferito. Ed ecco, il suddetto libro parla di un'America
post-apocalittica, che una serie sconfinata di catastrofi ha
catapultato in una condizione molto Old West. Ancora, fantasiosa
violenza. E fantasiosi spargimenti di sangue. Cannibali, manicomi,
cattivoni alla Ken il Guerriero e via così.
La
morte di sfida di Joe R. Lansdale. Ora, io adoro visceralmente Lansdale, però come lettura leggera – seppure bella
movimentata – questo è uno dei pochi libri che mi sentirei di
consigliare caldamente. Perché è breve e intenso e bello violento,
ma non complicato. Non ci sono rivendicazioni sociali o complicate
indagini di mezzo, è un cupo ma fluido massacro. Cioè, non solo,
però capitemi...
Come
non citare la saga di Anita Blake di Laurell K. Hamilton?
Una meraviglia di vampiri, zombie, mannari e cattiveria. Almeno fino
a un certo punto, quando si tramuta in una serie di scene di sesso
assolutamente superflue legate insieme con lo sputo. La tristezza.
Però fino a un tot è godibilissima, sangue e viscere e
putrefazione.
James
Ellroy, L'Angelo del silenzio. Questo è un libro
importante per me, perché è stato il mio primo
thriller-giallo-noir-quello-che-è. Mi ha gettata in un periodo
d'insonnia e paranoia in cui non riuscivo a leggere altri generi. La
storia di uno psicopaticissimo serial-killer raccontata in prima
persona. Tremenda. Una violenza spropositata. Ecco, personalmente lo
eviterei come lettura 'rilassante' da esame, però non si sa mai, i
meno impressionabili possono gradire.
E
boh, non me ne vengono altri in mente. O meglio, mi vengono in mente
ma non soddisfano i requisiti. Magari c'è lo splatter ma è
inficiato da complicate indagini o trame nebulose. E non è questo
ciò di cui ho bisogno.
Perciò,
sperando che la rotellina dei gusti letterari non mi compia di nuovo
un giro completo, me lo date qualche consigliuccio in linea con ciò
di cui ho favellato finora?