La mia #NottedeiLibri - Valeria Luiselli all'AltroLuogo


E dunque, era da un po' che non scrivevo sul blog. Anzi, a voler essere più precisi era da un po' che non mi appropinquavo ad un qualsiasi computer. Ho passato 3 giorni lontana dalla tecnologia virtuale in ogni sua forma e... e beh, un po' Internet mi è mancato, via. Soprattutto perché smaniavo di raccontare della mia Notte dei Libri. Che diamine.
Ci tenevo un sacco a trascorrerla all'AltroLuogo. Forse sono scesa subito dopo aver dato – fallito – l'esame proprio per questo. Non conoscevo l'autrice, Valeria Luiselli, se non per quel poco che ne avevo letto su vari siti dopo aver saputo che l'evento di Letti di Notte sarebbe stata lei, però avevo adocchiato la casa editrice – La Nuova Frontiera – al Salone del Libro, perciò l'incontro mi si prospettava interessante.
Sono arrivata in libreria con una buona oretta d'anticipo, passata a chiacchierare, ordinare libri – coff – e fare le coccole alla Betty. Nella saletta degli incontri una manciata di tizi discutevano di cose storico-geografico-morfologiche della Lunigiana. Poi è arrivata la Luiselli col suo entourage, due editori e un interprete. E io lì per lì sono rimasta sbalordita alla sua vista, perché cristoddio, è bellissima. Anagraficamente parlando avrebbe 30 anni, io non gliene davo più di 22-23. E vi giuro che somiglia un sacco a Hermione Granger. In fotografia non si nota tanto, ma dal vivo è palese. Non riuscivo a togliermi quella somiglianza dalla testa.
E dunque, dopo i consueti ciacolamenti, le presentazioni, i saluti di rito, è iniziata la presetazione del nuovo libro della Luiselli, Carte False. Io in realtà sto leggendo – e sì, mi sta piacendo un sacco – l'altro suo libro, Volti nella Folla, ma vabé. Comunque sia ho preso appunti furiosamente durante l'incontro, approfittando dei momenti in cui l'autrice parlava messicano per scarabocchiare qualche generica osservazione.
Ad esempio l'entusiasmo di Benedetta, la ragazza che la presentava, il sorrisone che aveva stampato sulle labbra mentre si rivolgeva a Valeria. Il fatto che Valeria si sia presentata vestita in modo semplicissimo, scuro ma non troppo, senza trucco, spoglia di qualsiasi ostentazione. Eppure pensavo che se l'avessi incontrata in mezzo a una folla l'avrei subito identificata come scrittrice. E il pensiero di quanto sapessi poco del Messico e di Città del Messico, la mia totale ignoranza per l'America Latina nonostante sia stata la prima patria di mia madre. Non so, piccoli stralci di frasi che mi sono ritrovata in mezzo agli appunti.
Dunque, cose serie.
Carte False è un insieme di saggi-racconti che vaga sul confine tra fiction e non-fiction, ha in sé il concetto di viaggio come fil rouge, sia fisico che mentale. Il terremoto dell'85 che ha distrutto Città del Messico, altro fil rouge 'metafora del legame di Valeria con la lingua spagnola'. Un altro fil rouge è la saudade – che io son rimasta per mezzo incontro a chiedermi cosa fosse, visto che 'tanto tutti saprete cos'è' – cui manca un termine preciso in italiano, ma che si accosta alla malinconia e che 'può sentire solo una persona di lingua portoghese'. È una parola e uno stato mentale che 'appartiene ai luoghi in cui non torneremo più. Un ricordo del futuro sentito nel presente'.
'Una persona ha solo due residenze permanenti, la casa dell'infanzia e la tomba'.
Il libro inizia nei cimiteri e Benedetta ha chiesto a Valeria da dove venisse questa passione per i campisanti. Lei ha risposto ridendo che 'No es una pasiòn sordida' e ha poi raccontato della sorella fotografa che la portava sempre con sé quando andava a fotografare i cimiteri. Abbiamo questo ricordo in comune, Valeria, dei giochi in mezzo alle tombe. Mi ci portava sempre mio nonno, raccontandomi la morte degli sconosciuti come se fossero favole. A pensarci adesso doveva essere un po' inquietante, salticchiavo da una lapide all'altra chiedendo, indicando le foto, come fosse morta tale o talaltra persona. Però continua ad essere un bel ricordo.
Qua e là saltavano fuori nomi di scrittori cui non mi sono mai avvicinata e che temo non mi chiameranno mai per fare due chiacchiere. Zvorsky, Pasternak, altri che non mi ricordo, certi che non sapevo neanche come si scrivessero.
Ho adorato quello che ha detto sulla lettura. Sul fatto che siamo lettori poligami, che tradiamo le nostre passioni letterarie. Però ha anche detto che mentre scriveva Carte False, il suo amore per Brodskij era monogamico.
'Si possono paragonare le città a un linguaggio, si possono leggere le città come si legge un libro. Gli scrittori somigliano a strade'.
Vi dirò, ho scritto facciate e facciate di appunti, però non mi va di usarli tutti per scrivere di questo incontro. Non so, è che senza la sua voce mi sembrerebbe di banalizzarli, di trattare quelle frasi senza rispetto. Non mi va e basta.
Quindi facciamo che la chiudo qui, con questo pallido resoconto.
Vi dico giusto che mi sono presa e fatta autografare entrambi i libri, che Valeria è stata di una carineria incredibile e che temo di averla messa parecchio a disagio col mio sguardo da 'OMMIODDIOSPOSAMI'.
Ah, e una cosa carina. Finita la presentazione ero rimasta a chiacchierare con la Libraia e una fedele lettrice fuori dalla libreria, quando è arrivato un tizio che ha chiesto se fosse lì la presentazione, che l'orario era stato spostato più volte. Ho visto il mondo crollargli negli occhi quando gli è stato risposto che l'incontro era già finito. La Libraia ha riaperto la libreria per andare a cercare il numero degli editori, così da poterli fare incontrare. E mentre mi allontanavo ho visto una degli editori che si affrettava.
Non è una cosa carinissima? Non so, è che trasmette un tale affetto per i libri... mi sembra quasi di aver passato la serata con gli ultimi della mia specie.
Via, la smetto di ciacolare a caso. Torno a leggere, che mi riesce decisamente meglio.