Ebbene,
ieri ho dato il fastidiosissimo esame e quindi ora posso tornare a
ciacolare di libri liberamente. Almeno per, uhm, tre-quattro giorni?
Vediamo,
La ballata di Mila di Matteo Strukul, edito da Edizioni
e/o nella collana Sabotage nel 2011. Giustamente ho
già abbrancato il seguito, Regina Nera, la cui copertina
promette tanto, tanto bene. Anzi, a pensarci bene forse è stata la
copertina del secondo libro a farmi avvicinare a Mila. Voglio dire,
bella anche quella del primo, non dico di no. Ma è Mila, quella
ragazza a occhi chiusi, che attende rassegnata il proprio destino?
Comprendo gli intenti metaforici, ma no, dai. Mila spacca.
La
storia è semplice. Siamo a Padova. C'è la mafietta nostrana,
comandata da Rossano Pagnan – e già dal nome comprendo la furia
che l'ha condotto al crimine – e la mafia cinese, con a capo Guo
Xiaoping. Le due fazioni coi loro traffici, che pare siano state a
studiarsi e ad annusarsi da lontano per lungo tempo, senza fare una
mossa. Il libro parte giusto con la prima mossa, quella di un
traditore di Pagnan assoldato dalla mafia cinese per fare fuori i due
abilissimi commercialisti che da tempo tengono Pagnan fuori dalla
prigione. Anzi, il libro non comincia proprio così. Comincia con una
breve scena di violenza cinese e poi passa ad un tizio che si trovava
nelle vicinanze quando il suddetto traditore di Pagnan si muove.
Questo
libro è estremamente filmico. Leggendo riesci a vedere la telecamera
che si muove, inserisci il rallenty, cambi inquadratura velocemente.
Una spada viene sguainata e la tua mente si fissa sul pavimento
candido che si sporca di sangue e poi ti fa partire una musica
pompatissima mentre cambia la scena.
Pare
che ne faranno un film. Scelta eccelsa. Spero lo diano in mano a
qualcuno che ne capisce. E spero che Tarantino lo guardi, perché gli
piacerebbe un sacco.
Dicevo,
la storia. Ci sono queste due mafie sull'orlo del vicendevole
massacro. E poi c'è Mila, questa ragazza bellissima coi dread rosso
sgargiante che nessuno sa da dove sia spuntata fuori. Imbattibile,
spietata, meravigliosa. Assetata di sangue. I motivi vengono spiegati
poco a poco, attraverso stralci di diario che raccontano la sua
storia. Il suo odio. Le sue ragioni.
E
così via.
Ora,
è un libro molto, molto pulp. E con questo voglio dire due cose: la
prima è che è zeppo di sangue e combattimenti. Pieno. E raccontati
molto, molto bene. Arti che volano, ossa che si spezzano, pallottole
come se piovesse e quant'altro. La seconda cosa è un po' un
avvertimento: non è credibile. E non deve esserlo. Ora, i primi nomi
ricollegabili al pulp che mi vengono in mente sono Tarantino e Joe R.
Lansdale. Troviamo credibile la scena di Kill Bill durante la quale
La Sposa combatte contro gli 88 Folli? Ovviamente no. Realisticamente
parlando, l'avrebbero spezzettata in due scene. Dicasi lo stesso per
la serie di Hap&Leo di Lansdale. I nostri due simpaticissimi eroi
saranno forti e abili quanto vogliamo, ma considerando con quanta e
con quale gente si mettono contro, realisticamente non durerebbero
venti pagine. Da vivi, dico.
Quindi
no, ovviamente non bisogna aspettarsi del realismo dal pulp e
conseguentemente neanche da La ballata di Mila. Sono i canoni del
genere. Va bene così. Lo sottolineo perché ho sentito gente che si
lamentava, guardando Kill Bill, della mancanza di realismo di certe
scene. Ma no? Ma davvero? Ma tu pensa. Allora quando ti tagliano la
testa non fai la fontanella di due metri? Ma che delusione. E io che
mi ero fidata di Quentin.
Che
poi secondo me il pulp è come un gioco. È l'autore che tira e
deforma la storia per vedere fino a che punto riuscirà a mantenere
intatta la tua sospensione dell'incredulità. Cioè, fino a che punto
può andare prima che tu smetta di credere a quello che stai
leggendo. È un gioco.
E
in questo caso Strukul ha saputo giocare molto, molto bene. Ho
adorato le situazioni, mi sono piaciuti i personaggi, i combattimenti
sono perfetti. Su qualche dialogo ho storto un po' la bocca, ma vabé.
Di Mila poi mi sono un po' innamorata.
Quindi
sì, amanti di Tarantino. Lo consiglio. Un sacco. Sanguinosamente.