E
dunque, eccoci qui, all'ultimo post sul Salone. Finalmente potrò
smettere di ammorbare la blogosfera col mio esagerato entusiasmo. Che
poi beh, non è esagerato l'entusiasmo ma il modo in cui lo esprimo.
A volte mi trovo così irritante che mi farei bullismo da sola.
Ad
ogni modo, i blogger. Anzi, le blogger, perché l'unico ommo presente
era Salomon, in netta minoranza di genere. Allora, vediamo. Era da
qualche settimana che ci si metteva d'accordo per un bell'incontro.
Perché dopotutto siamo qui a ciacolare di libri&dintorni così
tanto e così spesso che sarebbe assurdo non farsi almeno un saluto,
dal momento che per una volta ci si trova tutti insieme, no? E allora prima di
partire c'è stato un cospicuo scambio di numeri di telefono –
erano anni che non avevo la rubrica così piena – e abbiamo
cominciato a darci orari e indicazioni fin dalla sera del primo
giorno.
A
parte il fatto che io orari e indicazioni me l'ero scordate
immediatamente perché non ho memoria per nulla che non sia
strettamente libroso, quindi mi sono ritrovata a mandare messaggi
dalla metro, mentre mi dirigevo al Lingotto.
Tra
l'altro ho anche litigato coi tizi truffaldini che chiedevano soldi
fuori spacciandosi per tizi di una qualche comunità. Ormai mi si becca di rado, ma stavolta mi sono fatta trovare
impreparata perché avevo appena accettato dei segnalibri omaggio
e... beh, ha fatto molto effetto 'zombie', sono stata pure inseguita.
Si sono arresi solo al mio 'Porco boia!'.
Ad
ogni modo, una volta raggiunto il Salone e spediti i miei messaggi,
non c'è voluto molto perché ci trovassimo. Tralasciando la
difficoltà nel ricevere messaggi di 'Io sono qui' e 'Io sono là'
contemporaneamente da due diverse blogger, che fortunatamente si sono
messe d'accordo tra loro, traendomi dall'impiccio. Ed è così che ci
siamo conosciute io, Sonia e Francesca. Camilla
non conta perché la conoscevo già, ma tanto sa quanto la fangirlo.
E sì, è stata una bella sorpresa.
Tanto
per cominciare non c'è stato quell'imbarazzantissimo momento di
silenzio in cui ci saremmo rese conto che non avevamo niente in
comune, che magari ci stavamo un po' sulle scatole a pelle e volevamo
solo allontanarci e dimenticare e fingere che il nostro incontro
fosse stato tanto breve solo perché avevamo troppi impegni.
No,
quel momento – che temevo un sacco – non c'è stato. C'è stato
un iniziale abbraccio entusiasta. Cioè, a Francesca mi sono
avvinghiata solo dopo aver capito quale Francesca fosse, quindi non è
stato troppo 'iniziale', ma vabbé.
E
poi abbiamo iniziato a vagare e chiacchierare, semplicemente. E sto
ancora sorridendo adesso.
Che
poi, non so quanto si possa notare qui sul blog, ma non è che io sia
proprio un genio dell'interazione sociale. Temo che gli unici luoghi
in cui sono al riparo dall'imbarazzo siano biblioteche e librerie.
Insomma, posti coi libri. Il che si ricollega al fatto che per me i
non-lettori sono spaventosi e incomprensibili, ma lasciamo stare.
Ecco,
il fatto è che io un po' temevo l'incontro con le altre. E sono
davvero, davvero felice di aver scoperto che ci piacciamo anche al di
fuori della rete. Ecco.
Abbiamo
vagheggiato un po', per poi fermarci nello spiazzetto davanti allo
stand Newton Compton, dove ci siamo incontrate con Federica e
Francesca2– altro insperato impeto d'ammmore – e abbiamo
spettegolato di libri e chiacchierato di blog. E anche di altro, ma
diciamocelo, gli argomenti erano soprattutto quelli. Anche perché
dai, con chi altri possiamo discuterne così animatamente?
E
poi ci siamo concatenate a Chiara, durante un incontro con
Paolo Nori – mi spiace, ma non riuscivo a seguire realmente
l'incontro, continuavo a voltarmi verso le altre e a fare
conversazione fastidiosamente. Mi spiace che a quel punto ormai fossi
un tantinello esausta, visto che ho un orologio biologico
insopportabile che, a prescindere dalle ore di sonno, mi dà la
sveglia alle 7.20 del mattino. Sempre.
Tra
l'altro aggiungo che ho un po' stalkerato Daze. Dai, avete
presente quei video che spammo sempre, Quelli con gli occhiali?
Ecco. Dopo esserle passata davanti mille volte facendo gli occhi a
cuore ho pensato che fosse il caso di salutarla. Non oso pensare a
quanto io sia risultata fangirl-patetico-inquietante. Mi dev'essere
anche uscita la vocina. Però Daze è stata simpaticissima, ci siamo
anche fatte la foto insieme. Che carina. E non mi ha denunciata per
stalking.
Il
giorno dopo è stato un po' 'mordi e fuggi', che gli incontri con i
blogger erano inframezzati da incontri con gli autori, quindi
continuavo ad apparire e scomparire. Abbiamo raggiunto Elisa durante
un'intervista alla radio – mi era anche balenata l'idea di scrivere
un cartello amorevole, ma poi ho giustamente desistito – e poi...
poi dov'è che eravamo andate?
Giusto,
l'incontro ufficiale delle 14, l'appuntamento tra blogger.
Ecco,
lì... mi dispiace dirlo, però lì sì, l'imbarazzo c'è stato.
Quello del 'ma cosa ci faccio qui?'. Inizialmente si sono formati due
gruppetti, io mi sono rintanata nel mio guscio lumacoso e... beh, io
non ho ancora capito chi fossimo. Nessuna aveva il coraggio di
presentarsi col nome del proprio blog, perché dopotutto è come dire
che 'devi' conoscermi, c'è della presunzione che... uff. che poi non
è l'unico motivo per cui ho avvertito una certa distanza, ma la
spiegazione suonerebbe ulteriormente presuntuosa – e giuro che non
voglio esserla – quindi la evito. Anzi, no, perché sennò la si
presume più presuntuosa di quanto non vorrebbe essere.
Ecco,
c'eravamo io e Sonia e Camilla. Salomon – con quella meravigliosa
maglia di GOT, invidia suprema – si era abilmente dileguato. E poi
c'erano LeAltre. Che mi hanno dato un'impressione di YA e
vampiri sexy e grafiche sbriliccicanti. Magari – probabilmente –
mi sbaglio, tendo a generalizzare, perché pure nell'errore la
generalizzazione semplifica un sacco. Però questa è l'impressione
che ho avuto e la distanza tra Noi e Loro c'è. Non voglio bullarmi o
agitare lo scettro del 'Noi siamo mmmeglio', però non posso neanche
fingere che non ci siano differenze. A ciascuno il suo, qualunque
cosa sia. *Rettifico: sono una snobbona generalista e presuntuosa del cavolo. Sonia ha pubblicato il suo post-resoconto elencando le blogger presenti, che ivi ho definito Altre per poi rendermi conto che le seguo quasi tutte, non trovandole affatto 'da vampiri sexy e grafiche sbriluccicanti'. Tuttavia lascio invariata la parte precedente e quanto segue, per ricordare a me stessa quanto so essere snob a casaccio, un monito per evitarmelo in futuro. Ci credo che adoro Orgoglio e Pregiudizio.*
Evidentemente
non ero l'unica ad avvertire il Sommo Disagio, perché ci siamo tutte
dileguate abbastanza in fretta. Poi Noi siamo andate all'incontro con
Dorfles allo Stand Jo March – Cami, mi passi la foto? <3 – e
bom, chiusa lì.
Il
giorno dopo era quello dell'importantissimo incontro sui Book blog, editoria e
lavoro culturale di eFFe. Gioia suprema nel rivedere Elisa, che il
giorno prima avevo soltanto salutato, per un giro di chiacchiere
editorial-librose. Abbiamo allegramente passeggiato per gli stand
e... e beh, dai, lo sa che mi è piaciuta un sacco. Spero. Che ogni
tanto le mie profferte ammmorose raggiungono livelli 'sì alti da
risultare simil-ironiche, senza però esserlo. Quindi ci tengo a
specificare che sì, c'era ammmore. Che poi prima dell'incontro ho
anche visto LaTraduttrice, amica di Elisa, perciò sono stata
ulteriormente lieta.
Ora,
questo post non è nulla. Nulla d'interessante, assolutamente niente
di utile o pertinente o rilevante in qualche modo. Tranne che per una
piccola osservazione che mi ricollega a un paio di post fa, quello
sugli incontri. Morgan Palmas durante Recensioni 2.0, diceva che i
blog sono slegati, dispersi, non si conoscono né contattano tra
loro. E ricordo bene quanto l'anno scorso mi fossi stupita della
distanza tra i blogger, di come praticamente tutti fossero andati da
soli per poi raccontarsi com'era andata sui propri blog, di nuovo da
dietro un computer.
È
cambiato qualcosa. Siamo più comunità, adesso, i nostri post non
sono un vicolo cieco, ma danno vita ad altri post su altri blog, una
conversazione che continua e si evolve. Magari siamo ancora realtà piccole e irrilevanti, però non si può negare l'esistenza di un 'qualcosa' che cresce e palpita al di fuori della nostra individualità.
E
io ne sono felice.