Questo
post mi sono rifiutata di scriverlo e pubblicarlo ieri, anche se
avevo già finito di leggere il suddetto libro e tratto tutte le mie
conclusioni. Il problema era la data. Il Primo Maggio, la Festa dei
Lavoratori, che ormai ha preso più la forma di una ricorrenza
mortuaria che di una vera e propria 'festa'. Diciamo che le
implicazioni nella storia narrata mi avrebbero fatta sentire come uno
schiaffo una simile recensione proprio il Primo Maggio. Specie in
questo bel periodo.
È
una lettura appassionate, l'equilibrio che l'autrice è riuscita a
creare tra il peso di quanto viene raccontato e la scorrevolezza della
narrazione ha dell'incredibile. Pubblicato dalla E/O quest'anno, è tra i 12 finalisti allo Strega e
mi sento di fare il tifo perché vinca. Non avevo mai 'tifato' per un
libro allo Strega, ma stavolta devo proprio. Non solo per il libro in
sé, che già se lo merita tutto, ma anche per quello di cui parla. E
soprattutto per quello di cui non parla, per quel vuoto che riempiamo
noi, pagine invisibili aggiunte accanto a quelle vere.
E
magari vi parlo un po' della trama, no?
Claudio
Bucci. Protagonista e narratore. Il primo capitoletto è
introduttivo, Claudio che da anziano vede passare l'ex-moglie con
l'ex-migliore amico. E poi i suoi ricordi, in ordine cronologico
lineare. Parte parlando dei suoi genitori, di che persone fossero, di
come abbiano fatto a conoscersi e sposarsi. La madre ultra-cattolica,
il padre un onestissimo avvocato e una bellissima persona. Mi è
rimasta impressa a fuoco una sua frase, 'Nel dubbio meglio coglioni
che stronzi'. O qualcosa del genere, non ho il libro con me in questo
momento, sto andando un po' a memoria. Comunque il senso era quello.
Claudio
da bambino, Claudio da ragazzo, poi da adulto. Il padre nei suoi
occhi, amato e disprezzato, per la sua gentilezza e la sua debolezza.
Claudio non vuole finire come lui, cerca il riscatto, il potere. E
dove lo si può trovare il potere se non nella politica? Democrazia
Cristiana, tessere false, la P2, il terrorismo, gli appalti truccati,
le liste, tangentopoli. Lì in mezzo c'è tutto e giusto alla fine
ritroviamo anche il faccione sorridente di un uomo cui dobbiamo buona
parte dello schifo in cui stiamo messi. Con un abile pseudonimo. Mi
basta pensarci e mi si blocca la gola per la rabbia, quindi passo oltre.
Di
pari passo con la politica, Claudio ci parla della sua famiglia,
dell'allora moglie, dei bambini, del suo rapporto con loro. E
all'inizio, cosa che ho adorato, ci parla di Roma. Di una Roma che
non ho mai visto, perché è quella di troppi decenni fa, e che però
sono riuscita a figurarmi perfettamente. In realtà la Roma raccontata si fondeva
con le fotografie della mia città che periodicamente io&famiglia tiriamo fuori
dagli scatoloni a casa dei nonni e ci mettiamo a guardare,
passandocele lentamente e assaporandole una ad una. Quelle fotografie
vecchie, in bianco e nero, coi bordi smangiati, un po' sovraesposte.
Il sole che picchia sui ciottoli e che nel ricordo è sempre più
giallo, accompagnato da un frinire irreale di grilli. Una giacca
scura sottobraccio per il caldo, ma la camicia bianca chiusa fino
all'ultimo bottone. Le strade più vuote, l'assenza di macchine, facce sempre sorridenti di fronte alla macchina fotografica.
Vabè,
divago. Dicevo, comunque, che il racconto che Alessandra fa di Roma
riesce ad amalgamarsi con le nostre conoscenze e quindi diventa
reale. Una Roma vecchia che possiamo quasi toccare.
È
curioso che, nonostante quello che racconta, la lettura non risulti
marcia o squallida o in qualche modo 'maledetta'. Claudio racconta
con sincerità, in modo pulito, calmo.
Della gigantesca massa umana che dipende dalle scelte di Claudio e
del suo partito non c'è quasi traccia. Li vediamo ad applaudire ai
comizi, nient'altro. Ci siamo e non ci siamo, in questo romanzo, gli
italiani sono comparse. E questo direi che spiega ottimamente come
abbiamo fatto ad arrivare fino a questo punto, no?
Non
so cosa aggiungere, se non un sentitissimo 'leggetelo'. Non è
allegro, né consolatorio, né auto-indulgente. È la storia di
Claudio, un uomo che cerca del potere da azzannare e lo trova nella
politica. Eppure ha la voce di un uomo e non di un mostro. La controparte del libro, il racconto delle conseguenze,
quelle dobbiamo aggiungerle noi.