Uno stupido angelo,
Storia commovente di un Natale di terrore di Christopher Moore –
traduzione di Giulia Balducci, Elliot Edizioni 2012
Era un po' che il vecchio
Moore non mi dava così tanto. Diciamo che nella mia scala personale
di gradimento, questo finisce subito sotto Biff. È ambientato a Pine
Cove e buona parte dei suoi personaggi riempie anche le pagine di
Sesso e Lucertole a Melancholy Cove e – ma questo ancora non l'ho
letto – Demoni: istruzioni per l'uso. Però è molto meglio di
Sesso e Lucertole. Forse dipende dal fatto che conoscevo già quasi tutti i personaggi,
o magari è effettivamente la storia a essere più divertente.
Allora, ritroviamo
Raziel l'angelo tele-dipendente di Il Vangelo secondo Biff. E c'è un
Babbo Natale redivivo. E tanti affamati zombie. E le allucinazioni di Molly. Ed
enormi alberi di Natale. Tutto avviluppato insieme attorno a una
struttura vivace, brevi capitoli che seguono un unico personaggio e
che si uniscono al coro per l'assurdità del finale. Morte, sangue e
ironia. Ho riso come una matta. Lo consiglio anche a chi magari, dopo
Sesso e Lucertole, ha un po' perso di vista il buon Moore. Sapevo
che mi avrebbe dato tanto altro di cui gioire.
Signorina Cuorinfranti
di Nathanael West – traduzione di Riccardo Duranti – Minimum Fax,
2011
E
anche questo mi è piaciuto un sacco. Solo, ho dei piccoli appunti da
fare. Non sul libro stesso, piuttosto sul genere cui appartiene. Ma
sono osservazioni tutte mie e personalissime, prima veniamo alla
storia. C'è questa Signorina Cuorinfranti, che in realtà sarebbe un
uomo, che gestisce una rubrica sul giornale. Una rubrica nata come
cinico scherzo, ma che poi è diventata il veleno e l'ossessione di
Signorina Cuorinfranti. Ogni giorno si trova a ricevere disperate
richieste di aiuto da parte di sconosciuti sgrammaticati che hanno
ingenuamente preso sul serio la sua rubrica. Si vede rovesciare
addosso le disgrazie di decine di persone, i loro problemi
irrisolvibili e finisce col diventarne schiavo. Quella depressione,
quella tremenda consapevolezza di non poter fare nulla per
raddrizzare la vita di tanti disperati sconosciuti, lo piega. È un
racconto brevissimo, una raccolta si episodi che ci fanno solo
intuire quale sia stata la vita della Signorina Cuorinfranti prima
che diventasse tale. Però è davvero pregno.
Veniamo
all'osservazione personalissima sul genere. Che è soltanto sul
genere, perché non ho critiche da muovere a questo libro, anzi.
Soltanto sincera ammirazione. Il fatto è che questo titolo riassume tutti quei motivi che mi portano a stare lontana dalla narrativa americana
di inizio '900. Tutta quella disperazione, neanche una scintilla di
possibilità di redenzione, nemmeno il più vago appiglio alla
speranza. Niente. Solo buio e un'angoscia trascinante. Bello, eh.
Però non mi piace quello che mi lascia dentro.
E
quindi, che altro? Al momento sto leggendo – e adorando –
L'inconfondibile tristezza della torta al limone della Bender. Magari
ne parlerò più avanti. Anzi, assai probabilmente. Da domani
iniziano le lezioni del secondo semestre all'università, perciò è
possibile che io compaia un po' meno. Ma vi assicuro che sarà per le
lezioni.
A
presto!